15 luglio 2015

L’ECONOMIA DELLA COLLABORAZIONE E IL PARADIGMA DEL SERIAL KILLER


Quando Giulia Mattace Raso mi chiama una mattina per chiedermi come sta procedendo Piacere, Milano, il progetto di turismo collaborativo (e molto di più) del quale aveva parlato brillantemente qui, faccio fatica a trovare un punto da cui cominciare. Piacere, Milano, infatti, è come una torta multistrato che tiene dentro tante dimensioni: quella della narrazione della città, quella dell’accoglienza, quella della sharing economy, quella della coesione sociale che non possono essere analizzate singolarmente ma che procedono amalgamandosi, come d’altra parte si procede nell’assaggio di una fetta di torta multistrato.

06volpe27FBInsomma, più che raccontare come sta andando, dico a Giulia, mi viene più facile tracciare una sorta di road map del progetto, che contenga non tanto e non solo i dati, ma anche le storie, le problematiche, le curiosità. Da qui il passo a dire “Ma dai, scrivine tu” è breve. Non so quanto fruttifero. Ad ogni modo se dovessi ripercorrere uno dei punti essenziali della road map che ci ha portato fin qui inizierei da quello che abbiamo chiamato Il paradigma del serial killer.

Ogni volta che abbiamo presentato Piacere, Milano, in contesti anche molto diversi tra loro (a istituzioni, associazioni, possibili sponsor, banalmente ai nostri amici) ci è stato chiesto cosa prevesse il progetto (!) in caso si fosse presentato un ospite animato da non lodevoli intenzioni: dal casseur al maniaco seriale. Al di là delle considerazioni più banali e prevedibili (una su tutte: l’ospite sgradevole e/o maldestro può arrivare in qualsiasi momento, anche portato a cena da un amico), il paradigma del serial killer ci parla di una comunità che è desiderosa di aprire le porte di casa, di relazionarsi, soprattutto se nel segno della condivisione, ma che, alla richiesta di partecipazione, chiede un requisito essenziale: quello della fiducia (e mi verrebbe da dire che lo richiede non solo per aderire a un progetto di turismo collaborativo, ma qui il discorso si fa scivoloso …).

C’è sicuramente anche un dato anagrafico: i ventenni usano le piattaforme collaborative con la stessa fiducia con la quale noi forties usiamo la carta di credito per comprare su Amazon anche il caffè. Tuttavia, siccome Piacere, Milano è un progetto che parla a tutte le età, abbiamo creduto di dover lavorare per rassicurare più possibile chi apriva le porte di casa sua a chi non conosceva. Come si costruisce la fiducia? Per noi è stata essenziale la connessione alle realtà territoriali che avevano uno sguardo sulla città simile al nostro e che ci aiutassero ad amplificare il nostro progetto: social street, associazioni di quartiere, reti studentesche.

Assieme a loro abbiamo costruito e continueremo a costruire un vero e proprio cartellone di iniziative locali, dalle cene condivise agli eventi di narrazione urbana. I primi host di Piacere, Milano che hanno deciso di aprire le porte di casa loro sono arrivati da lì. Da qui abbiamo capito che farsi vedere, anche fisicamente, è un buon modo per convincere le persone a mettersi in gioco. L’altro è chiedere alle persone di raccontare come hanno costruito la loro relazione. Così abbiamo chiesto ad host e a guest di dare un feedback della loro esperienza, che fosse visibile sulla piattaforma e che potesse essere ospitato sui nostri canali social.

Non è facile riuscire a mettere una persona davanti alla tastiera e a scrivere qualcosa di sé. Ma il risultato restituisce il senso del progetto. Fatto da persone che orgogliosamente vogliono raccontare la loro città, della quale sono genuinamente orgogliosi, collocandola in un contesto cosmopolita che poco ha a che fare con la narrazione che l’Europa ci offre in queste settimane.

Ettore B. ha invitato a casa sua Sabina Z. (tedesca). Hanno mangiato riso venere vegetariano, insalata di frutta e verdura, e bevuto uno Syrah siciliano per la cena. Hanno parlato di musica, cibo, politica, letteratura e un po’ di tutto (riporto testualmente). Poi Ettore ha portato Sabina a fare un giro per Baggio, il suo quartiere. Sabina racconta la serata così: “un giro a piedi del quartiere Baggio e noi stupiti di questi angoli bellissimi e tranquilli a MILANO!! E Ettore che ci ha saputo raccontare tante cose interessanti! Abbiamo passato una sera molto bella e rilassante! Grazie ancora!

Carlos e Marta sono due argentini (lui di origine italiana) e sono stati a Milano le prime due settimane di luglio. Hanno organizzato quattro cene profilandosi sulla piattaforma di Piacere, Milano. Al momento non hanno ancora lasciato recensioni, ma i loro ospiti sono stati entusiasti delle serate passate insieme. Chiara, che li ha invitati per un giro tra Maggiolina e Villaggio dei Giornalisti: “Sono degli appassionati di Expo – non questa di Milano, tutte! Le seguono in giro per il mondo (sono architetti) e già questo è molto interessante. E poi sono persone piene di interessi e di passione. Non volevamo più smettere!”

Riccardo, che ha aperto casa sua vicino via Marghera: “sono stati ospiti simpatici e divertenti, è stato come incontrare amici lontani con naturalezza e leggerezza!“. Carlos e Marta sono stati anche da Ettore, quello di Baggio, che sta diventando, peraltro, uno degli host più attivi della piattaforma. Perché per condividere ci vuole fiducia, ma una volta che c’è quella lo rifai.

 

Marcella Volpe

 



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