8 luglio 2015

LA MIGRAZIONE DI FUNZIONI PREGIATE, I NAVIGLI E LA MILANO FUTURA


Confesso: sono uno dei firmatari proponenti i 4 referendum di Milanosimuove. Sono fermamente convinto della bontà del primo quesito (sui Nuovi Alloggi Sociali), più tiepido sugli altri, e sono perplesso su quello relativo alla riapertura dei Navigli, ma essendo convinto della validità del principio referendario, voltairianamente mi batto perché si possa esprimere anche chi la pensa diversamente da me. Rimane da affrontare il tema di garantire una corretta e adeguata informazione affinché la scelta sia consapevole, ma non è su questo che vorrei proporre una riflessione, quanto piuttosto sulla riapertura dei Navigli.

08bonomi32FBLe considerazioni che Giorgio Goggi ha espresso il 24 giugno scorso sono interessanti e in buona misura condivisibili, ma credo che Goggi non affronti un aspetto più generale: come interagirebbe tale diverso assetto della struttura delle vie di comunicazione con la trasformazione in atto della città?

La riapertura dei Navigli andrebbe materialmente a ritagliare una quasi-isola del centro storico circondandola dall’acqua: se la rete dei Navigli aveva diversi significati e funzioni all’epoca della sua realizzazione, oggi dovrebbe rispondere a mutate esigenze estetiche, ambientali, artistiche (e probabilmente me ne sfuggono altre): sono tutte singolarmente condivisibili, ma sono sufficienti a giustificare tale investimento/cambiamento? Gli studi svolti hanno certamente affrontato questo aspetto, ma temo che le variabili sottostanti siano troppo volatili, in quanto è la città stessa come quadro di riferimento che sarà oggetto di forte trasformazione.

Nei prossimi anni, o meglio decenni, la quasi-isola del Centro Storico cosa diventerà? È evidente il fenomeno dello spostamento di molte funzioni terziarie (bancarie in primo luogo, Unicredit credo sia un apripista, non un caso isolato) verso nuove ubicazioni in nuove centralità esterne, dovuta a nuove condizioni ed esigenze che la congestione (e il valore) del centro non offrono più. La domanda che mi pongo è: cosa sarà, chi e come utilizzerà il centro storico di Milano liberato da grandi superfici di uffici di alto standing?

La risposta determinerà una ri-trasformazione epocale del centro storico, tanto quanto lo fu la precedente, tra il dopoguerra e gli anni duemila, che ha forzatamente e dispendiosamente trasformato palazzi residenziali d’epoca in lussuosi uffici, sedi di prestigio. Provo a immaginare cosa potrebbe diventare il centro di Milano perimetrato dai “nuovi”Navigli: una cittadella residenziale di lusso, o un enorme shopping mall del lusso, o una centro del leisure regionale, o forse una sovrapposizione inquietante e difficilmente amalgamabile delle tre funzioni.

La migliore accessibilità che il trasporto pubblico dovrebbe poter assicurare è condizione necessaria a qualsiasi soluzione, ma non è sufficiente a garantirne nessuna. I valori immobiliari del centro oggi non appaiono più un’opportunità quanto piuttosto un vincolo: nati da una stratificazione di funzioni qualificate, servizi, investimenti, oggi costituiscono un capitale che non solo i privati, ma tutta la collettività non può permettersi di dissipare. Rimane quindi aperta la domanda: cosa sarà il centro di Milano nei prossimi decenni? Che funzione urbana assumerà in un nuovo assetto territoriale che oggi va addirittura affrontato in chiave metropolitana?

Se nessuno ha una risposta pronta (e sensata), forse è il caso di affrontare il tema partendo dal metodo attraverso il quale trovare la soluzione, che sia l’indire gli “Stati Generali della città metropolitana”? (a proposito, che esiti hanno avuto gli Stati Generali di Morattiana memoria?), o una revisione del PGT che sia veramente attento alle dinamiche di trasformazione del territorio e che provi almeno a prevederle.

Quello che mi sembra da evitare è che la scelta sulla apertura dei Navigli sia fatta sulla base di una rappresentazione iconografica dettata dal desiderio (velleitario) di ricostruire un immagine storica (e non vorrei che un giorno la Sovrindendenza si svegliasse e imponesse un vincolo di ripristino e di restauro conservativo generale …) motivandola con possibili, future funzionalità potenziali.

Detto tutto questo, sono d’accordo nel dire che (forse) Milano sarebbe più affascinante.

Giuseppe Bonomi



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