8 luglio 2015

libri – I CACCIATORI DI LIBRI


 

RAPHAEL JERUSALMY

I CACCIATORI DI LIBRI

edizioni e/o, ottobre 2014

pp. 272, euro 16,50

 

libri26FBSi narra che chi per primo acquisirà i testi antichi greci e romani provenienti dal Medio Oriente avrà la supremazia del mondo conosciuto. Siamo nel 1462, il re di Francia Luigi XI , alleato alla potente famiglia dei Medici di Firenze, contende questo primato al Papa di Roma. Tutti si ingegnano per avere emissari eruditi e spavaldi per andare in Terrasanta, alla fonte del sapere dopo la caduta di Costantinopoli.

Là esiste una Confraternita segreta, detta della “Gerusalemme sottostante” che riunisce sapienti ebrei, monaci europei, arabi, tutti eruditi che si applicano sui testi fino allora conosciuti, da Platone in poi, in un sodalizio impensabile tra oriente e occidente. Gli ebrei in particolare hanno una grande parte nella vicenda, per la spregiudicatezza delle alleanze nello scegliere i conoscitori, che con competenza e passione siano in grado di trattare un testo valido dal punto di vista filosofico o scientifico.

Qui entra in scena il noto poeta licenzioso maledetto, autore della Ballata des Pendus, François Villon, un avventuriero capace di ammaliare con la potenza dei suoi versi principi e cortigiani. Egli era una ribaldo che si trasformava di fronte alla bellezza di un libro antico, che per sue frequentazioni passate, conosceva molto bene. Il vescovo di Parigi in persona, inviato dal re Luigi XI, lo andò a prelevare in prigione, mentre trentunenne era in attesa dell’impiccagione, per inviarlo in Oriente a compiere le sua missione di cacciatore di libri. Fu così che entrò in contatto con il noto tipografo tedesco Fust, con stamperie ovunque, ma non in Francia: che accettò di collaborare con lui e gli altri , fornendo molti testi preziosi per vetustà e argomento.

Molti altri personaggi entrano in scena a comporre un mosaico articolato in una geografia che spazia dall’Europa alla Terrasanta: rabbini dall’aspetto atletico, una schiava berbera seduttrice dagli occhi a mandorla ammaliatrice di Villon, noto per la sua debolezza nei confronti del gentil sesso, una sequela di eruditi inchiodati su manoscritti millenari e polverosi, per tramandare a noi posteri un sapere antico e imprescindibile.

Tra varie altre peripezie veniamo trasportati nella caverna dove sono custoditi i libri degli Esseni, che ci parlano del sacerdote Anna e delle ultime parole di Cristo, prima di cadere nelle mani di Pilato. Testo fondamentale, se solo fosse veritiero.

E mentre la compagnia inviata dal re Francese ritorna in Europa, con il prezioso carico di testi rinvenuti, Villon viene trattenuto ancora in Terrasanta, e per fargli accettare il cambio di programma, gli fanno ritrovare la schiava berbera Aisha, che mentre lui scrive nella grotta che farà loro da casa, lo accudisce amorosamente, alimentando la sua immaginazione … .

Un testo sorprendente ai nostri occhi, ignari perlopiù come siamo della aspra vita dei libri nell’antichità, vita salvaguardata dal coraggio e la spavalderia di pochi eletti, a volte ribaldi ma saldi nella loro fiducia nei confronti della parola scritta.

Marilena Poletti Pasero

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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