24 giugno 2015

LESSICO ELETTORALE: MILANO TRA RUSPISTI E ASFALTISTI?


Come diceva Thomas Gresham -“la moneta cattiva scaccia la buona” – così possiamo noi dire per il linguaggio: quello cattivo scaccia quello buono. Due casi recenti ma uno alla volta per carità. Cominciamo da “ruspa”: il nuovo simbolo di Salvini e della Lega. La sua politica è quella della ruspa: si ruspano via campi dei Rom, gli immigrati, gli oppositori politici o l’intero governo. Linguaggio rozzo, populista, di chi non considera alcuna possibilità di confronto politico ma solo sgomberare brutalmente il campo dai diversi da te. Piace soprattutto ai talk show che oramai lo esibiscono quasi come un fenomeno da baraccone.

01editoriale24FBAnche lui ha fatto però il suo piccolo errore per ignoranza (storica). Il simbolo della ruspa ricorda gli USA, la Caterpillar (che non è padana) ma soprattutto Robert Gilmour Le Tourneau, il suo inventore: uomo moderato, fondatore di un’università, cristiano pio, filantropo, detto “uomo d’affari di Dio”. Tutt’altro tipo dal nostro. In ogni caso ormai la ruspa fa parte dell’iconografia classica della Lega al punto tale che a Pontida il leader maximo ha rilasciato interviste davanti a una di queste macchine.

Veniamo al caso di “asfalto” e al suo verbo asfaltare. Temo proprio che questo sia un’adozione linguistica di sinistra, in particolare della sinistra renziana, quella anche lei “dura e pura” dei primi tempi. Brutta espressione che ricorda anch’essa la distruzione fisica, il ricoprire, lo schiacciare, il camminarci sopra, la voluttà di seppellire una volta per tutte il proprio avversario. Non è la gag dei cartoni animati alla Walt Disney, nessuno si deve rialzare ridotto a foglio di carta, deve solo scomparire.

La rozzezza dl linguaggio non è solo forma ma anche sostanza? Probabilmente sì: questo è un dramma per una società che deve affrontare problemi complessi con una classe politica che cerca di conquistare consenso con messaggi semplici e non si fa un problema se confonde il semplice col rozzo. Sul palcoscenico delle prossime consultazioni elettorali risuonerà questo linguaggio? A Roma c’è cascato persino il discusso sindaco Marino che l’altro ieri, parlando della destra, ha risposto alla folla di sinistra che gridava (appunto) “asfaltali” dicendo “Li ricacceremo nelle fogne”. Se n’è poi pentito ma, come si dice, “voce dal sen fuggita …”.

Milano non è Roma e quattro anni di Giuliano Pisapia, anche se non hanno soddisfatto tutte le attese, ci hanno però abituato a una compostezza della politica che ha costretto persino la destra più chiassosa ad abbassare i toni: speriamo che l’effetto “forza gentile” non se ne vada insieme al suo ideatore.

Milano non è Roma: negli ultimi anni è molto cambiata e gli attori urbani sono altri, come dice Cristina Tajani su questo stesso numero di ArcipelagoMilano. Penso, spero, che questa “nuova gente” meno incollata al video dei talk show strillati, non incline alla sguaiatezza, non una maggioranza silenziosa ma una maggioranza pensante, possa fare le sue scelte ascoltando una classe politica meno intenta a guardarsi l’ombelico o a cullarsi nei mali della sinistra. Quanto a questo lo vedremo nei prossimi giorni perché stiamo aspettando quel che diranno sulle primarie e le relative regole, quel che diranno e faranno sul dopo Expo, quel che sapranno fare per fondare la Città Metropolitana. Tanto per cominciare.

Dal modo di affrontare questi temi si capirà molto ma una cosa prima delle altre: se l’interesse per il bene comune prevarrà sull’interesse per la “bottega” o la “ditta”. E sul proprio.

 

Luca Beltrami Gadola

 



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