27 ottobre 2009

DOVE VANNO I SOLDI PER L’ARTE?


Qualche giorno fa – precisamente il 28 settembre – grazie all’interessamento e allo spirito organizzativo di Emilio Battisti ho potuto partecipare a un interessante incontro dedicato alla Metropolitana di Napoli: presentavano i lavori, davvero degni del massimo rispetto, alcuni rappresentanti di MetroNapoli S.p.A. (società del Comune di Napoli che gestisce il trasporto su ferro in città) e dell’Amministrazione, gli architetti Aulenti e Mendini e alcuni artisti.

Sono state illustrate alcune delle così dette Stazioni dell’Arte: nate da un progetto promosso dall’Amministrazione Comunale per rendere più attraenti i luoghi della mobilità e offrire a tutti la possibilità di un incontro con l’arte contemporanea.

Gli spazi interni ed esterni delle stazioni hanno infatti accolto, sotto il coordinamento artistico di Achille Bonito Oliva, oltre 180 opere di 90 tra i più prestigiosi autori contemporanei, costituendo uno degli esempi più interessanti di museo decentrato e distribuito (Bonito Oliva parla di Museo Obbligatorio) sull’intera area urbana: un museo che non è spazio chiuso né luogo di concentrazione delle opere d’arte, ma percorso espositivo aperto, per una fruizione dinamica del manufatto artistico. La realizzazione delle stesse stazioni, affidata ad architetti di fama internazionale, ha rappresentato un momento di forte riqualificazione (e proprio qui sta la parte forse più interessante dell’intervento) di vaste aree del tessuto urbano: edifici, vie e piazze interessate dalle nuove stazioni.

L’incontro ha costituito un’importante occasione di approfondimento, dibattito e confronto che anticipa quella che si sta pensando di organizzare per fare il punto sulla situazione del trasporto pubblico di massa a Milano in vista dell’Expo 2015. Ma non solo: si pensi alla quantità di opere pubbliche che verranno poste in essere per l’occasione.

Anche relativamente all’inserimento di “interventi artistici”; in senso lato, in grado di qualificare gli interventi anche sul piano ….

Vale la pena di ricordare che esiste ormai da decenni una legge in merito (originariamente la 717, che nel ’49 ripropone alcune norme già contenute nella cosiddetta legge Bottai, ministro delle corporazioni e ministro dell’educazione nazionale, legge del 1939 sulla tutela delle cose d’interesse artistico e storico): legge che (nonostante sia stata oggetto nel febbraio 2006 di minime varianti e, soprattutto, di Linee Guida per la corretta applicazione) è tutt’ora vigente, anzi, fatta propria di recente anche da molte regioni (in Lombardia si veda il D.g.r. 16 sett. 2009, n° 8/10167), dallo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (decreto 23 marzo 2006) e via discorrendo. Appare ancora nel Disegno di Legge sulla qualità architettonica approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il 19 novembre 2008.

Si tratta, come appare chiaramente, di una legge di fondamentale importanza per la promozione e il finanziamento dell’arte contemporanea: legge quasi sempre disattesa o malamente applicata (anche perché – afferma qualcuno – manca un apparato sanzionatorio efficace).

Pure, sotto il profilo sanzionatorio, la Legge è molto esplicita: “pesante” nei suoi risvolti applicativi. Laddove per esempio, afferma che (Articolo 2-bis (nota 8): “Nelle operazioni di collaudo delle costruzioni di cui alla presente legge, il collaudatore dovrà accertare sotto la sua personale responsabilità l’adempimento degli obblighi di cui all’art. 1 – ovvero la destinazione del 2% per opere d’interesse artistico -: in difetto, la costruzione dovrà essere dichiarata non collaudabile, fino a quando gli obblighi di cui sopra siano stati adempiuti o l’Amministrazione inadempiente abbia versato la somma relativa alle opere mancanti maggiorata del 5% alla Soprintendenza competente per territorio, la quale si sostituisce alla Amministrazione per l’adempimento degli obblighi di legge”. Inoltre altrove si prescrive che (legge 109/1994 Merloni e D.P.R. 554/99) “i quadri economici degli interventi sono predisposti … ove previsto includendo le spese per opere artistiche” e, al contempo (Articolo 2, nota5) “La scelta degli artisti per l’esecuzione delle opere d’arte deve essere effettuata, con procedura concorsuale, da una commissione composta dal rappresentante dell’amministrazione sul cui bilancio grava la spesa, dal progettista della costruzione, dal soprintendente per i beni artistici e storici competente e da due artisti di chiara fama nominati dall’amministrazione medesima”.

Che significa in pratica tutto ciò? Che è riscontrabile da sempre un enorme disinteresse, certo, da parte dei progettisti (che fin dal progetto preliminare devono prefigurare le modalità dell'”intervento artistico”: quale esso sia) ma, soprattutto, la totale inadempienza da parte dei Responsabili del Procedimento e, in particolare, dei collaudatori.

Capiamo il disagio che un direttore dei lavori e un progettista (e, in epoca più recente, un responsabile del procedimento) possano essersi trovati e si trovino ad affrontare: ovvero una procedura concorsuale che si sovrappone all’appalto dei lavori e che coinvolge un soggetto nuovo, qual è l’artista, senza un adeguato supporto sia tecnico amministrativo, che culturale.

Ma che dire dei Soprintendenti alle gallerie e per i beni artistici e storici piuttosto che delle associazioni degli artisti’: che non decidono di far valere i propri diritti?

Viene un certo malessere. Tutti i collaudatori, i progettisti, i RUP (quali? quanti?) di opere pubbliche che non hanno ottemperato alla normativa configurano un comportamento lesivo? Perseguibile? In quale modo? Reati prescritti? E via discorrendo: dove sono finite le cifre corrispondenti?

Certo, le critiche ci possono essere: il pericolo (ma mi pare remoto) di tentare di imporre una sorta di “arte del regime”, quello di “straniamento” dell’opera d’arte e coartazione della libertà dell’artista…

Pensiamo però, in questo stato d’inadempienza formale e sostanziale, quante occasioni si sono perdute (Scuole, Ospedali: ma anche Aeroporti, Stazioni ferroviarie, opere per l’Alta Velocità, Autostrade. Nonostante, infatti, esista la legge 241 sulla trasparenza degli Atti Amministrativi, non è sempre facile per noi comuni cittadini verificare la corretta applicazione di tutti gli adempimenti che una normativa prevede. soprattutto, tra l’altro, per l’impossibilità di reperire bandi di concorso per alcune grosse opere della Lombardia…)

E quelle che rischiamo di perdere nell’occasione dell’EXPO (anche se, ovviamente la questione è nazionale: e non solo locale).

Anche perché – come avvenuto a Napoli – si potrebbero introdurre (allargando la nozione di “opera da realizzare in situ”) momenti di forte riqualificazione di vaste aree del tessuto urbano.

Per fare un esempio si potrebbero citare le aree circostanti le nuove stazioni della cintura ferroviaria milanese riqualificata e con valenze metropolitane interessate.

Bene, in questa situazione di “marasma” (del tutto silenti Comune di Milano e contermini, Provincia/e ecc.) sola e isolata si fa udire la voce dell’assessore regionale alle Culture, Identità, Autonomie della Lombardia Massimo Zanello (peraltro leghista) che mercoledì 30 aprile 2008 in un comunicato dichiara:

“Circa dieci milioni di euro in più nei prossimi anni per i giovani artisti e l’arte contemporanea. E’ il risultato voluto e ottenuto oggi in giunta regionale dall’assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia Massimo Zanello. Regione Lombardia destinerà lo 0,2 per cento della spesa sostenuta per le opere pubbliche alla realizzazione e all’acquisto di opere d’arte. Tale 0,2 per cento sarà ulteriormente incrementato di uno 0,1 per cento all’anno sino al raggiungimento della soglia del 2 per cento.

La cifra di dieci milioni di euro è stata ottenuta facendo un calcolo approssimativo che considera gli investimenti in infrastrutture pubbliche già stanziati e gli investimenti in progetto nei prossimi tre anni. Intendiamo così dare concreta applicazione alla Legge 717 del 1949, che regola le norme per l’arte negli edifici pubblici – spiega l’assessore Zanello – norme che fino ad ora sono state totalmente dimenticate dalla maggior parte delle amministrazioni pubbliche statali e locali.

Regione Lombardia stabilisce oggi invece le regole di un progetto culturale a lungo termine, che dà ai giovani artisti e all’arte contemporanea la possibilità di crescere e ottenere i riconoscimenti che merita. Questa decisione riguarda anche gli investimenti previsti per l’Expo e gli investimenti in opere pubbliche degli altri enti locali lombardi, in primis provincie e comuni il primo e più importante appuntamento sarà con la nuova sede di Regione Lombardia’”.

Perché? In base a quali ragionamenti, scelte e norme? Quale la delibera regionale?

Una sorta di sanatoria per il passato? O – ciò che più dovrebbe preoccuparci – una dubbia ipoteca sul futuro?

Ho cercato di fissare con lui un appuntamento ma, non essendo un giornalista accreditato, sono stato evasivamente quanto fermamente eluso già a livello dalle segreterie.

Qualcosa da fare a me pare ci sia: a tutti noi buon lavoro!

Pietro Salmoiraghi

 

P.S.: non vorrei che ci si dimenticassero gli interventi progettuali di Rossi, Gardella, Canella, Albini, Noorda… per MM.

Così come sin d’ora mi scuso con tutti coloro (vere mosche bianche!) che hanno profuso le proprie energie per promuovere quegli interventi – ribadisco: invero pochi e poco noti – che in questi ultimi vent’anni e più hanno sortito qualche risultato.



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