17 giugno 2015

IL CAPPELLO SULLA POLTRONA DEL SINDACO


Vorrei prenderla con quel dovuto anticipo che consenta agli elettori di considerarmi con una vera attenzione, così presento qui oggi la mia candidatura a venire eletto come Sindaco di Milano alle prossime elezioni amministrative. E beninteso mi aspetto che i miei contendenti non vogliano sottolineare la mia tarda età – avrò allora 82 anni – perché proprio ricorrere come argomento per contestare la mia candidatura alla possibile prematura morte dell’eventuale futuro Sindaco nel corso del suo mandato mi sembrerebbe come minimo indecoroso.

04romano23FBI numerosi amici che mi hanno esortato a compiere questo passo mi hanno beninteso suggerito di enunciare un convincente programma delle cose da farsi, ma credo che gli elettori abbiano ormai poca fiducia nelle promesse preelettorali dei candidati, spesso subito dimenticate quando consistano in interventi puntuali che all’atto pratico il nuovo Sindaco dovrà ritenere di fatto, appunto, impraticabili.

Eppure, se non avessi un programma la mia candidatura non avrebbe senso, e in effetti un programma lo propongo, un programma radicato nell’antichissimo detto che ha accompagnato il costituirsi della società comunale mille anni fa, L’aria della città rende liberi.

Beninteso né mille anni fa né oggi c’è mai stato qualcuno che immaginasse una città anarchica senza alcuna regola, sicché questa massima ricorrente non aveva a che vedere con una completa libertà nei comportamenti materiali ma soltanto con il fatto nuovissimo che ogni cittadino poteva liberamente esprimere il proprio punto di vista su qualsiasi questione avesse a che vedere con la vita comune, vederla accolta da altri concittadini fino a costituire un gruppo riconoscibile e solidale in grado di contribuire a orientare le decisioni collettive.

Naturalmente allora come oggi i diversi gruppi erano in conflitto tra loro, perché per l’appunto la libertà della città in ciò consiste appunto, che vi maturino punti di vista diversi e che compito del Sindaco sia quello di incoraggiare l’emergere di tutti i punti di vista su qualsiasi questione che il dibattito medesimo spesso porrà all’ordine del giorno, di confrontarli in esaurienti e magari estenuanti confronti, per poi beninteso prendere le proprie decisioni, offrendo ai punti di vista soccombenti l’onore delle armi dimostrando di averli apprezzati pur non condividendoli.

Milano ha risorse intellettuali di primissimo ordine in tutti i campi dei quali ho avuto notizia – e posso immaginare quanti ancora ve ne siano che non conosco – e vorrei essere un Sindaco che venga ricordato per il continuo esercizio del dubbio, per la continua volontà di vedere espressi tutti i punti di vista su ogni questione ma beninteso capace di prendere tempestivamente le decisioni necessarie traendo le proprie convinzioni dal più ampio dibattito possibile, pure consapevole sempre che non esistono mai decisioni che un giorno o l’altro quel medesimo Sindaco non potrebbe riconoscere sbagliate.

Seppure poi, a mia volta, non posso nascondere di possedere qualche fermo punto di vista nel mio specifico campo, le norme urbanistiche ed edilizie, perché i miei contendenti le rintraccerebbero nei miei libri e me le contesterebbero, ma sono convinto che consentire la massima libertà nella trasformazione interna delle proprie case e dei proprie appartamenti sarebbe un provvedimento che prenderei senza tener troppo conto dei punti di vista diversi, anche perché sono convinto ne tratterei maggiore consenso.

 

Marco Romano



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