17 giugno 2015

libri – L’EUROPA INERME


ROBERT MUSIL

L’EUROPA INERME

Moretti & Vitali, 2015

pp.136. euro 14

 

libri23FBCon questa elegante edizione – testo originale a fronte, e sontuoso corredo di note e di bibliografia – la Moretti & Vitali ripropone un affascinante testo di Musil, poco noto in Italia, scritto nel ’21 e pubblicato l’anno seguente, che testimonia pur nella sua brevità, il profondo sgomento della migliore cultura europea – e mitteleuropea – dinnanzi alla catastrofe delle prima guerra mondiale, toccando temi di una intensità certamente non minore di Spengler e di Jùnger.

Il volume è completato da tre saggi, densi e illuminanti di Vincenzo Vitiello, Francesco Valagussa e Adone Brandalise, che fanno di questa iniziativa editoriale un evento di ragguardevole interesse.

Il bilancio che Musil traccia dello spirito europeo dopo la tragedia del ’15 – ’18 è impietoso: non solo e non tanto una catastrofe abissale, ma anche e soprattutto una bancarotta metafisica, un annichilimento spirituale e umano che ha trasformato un continente e le sue culture da un protagonismo plurisecolare alla condizione di soggetto inerme, incapace persino di elaborare concetti per interiorizzare il vissuto. Agghiacciante profezia diremmo noi, considerando che tra lo scritto di Musil e l’avvento del nazismo passeranno solo undici anni.

L’Europa ha così rinunciato a orientarsi nell’immenso panorama di rovine, rimangono soltanto dati fattuali: l’evaporazione di due imperi centrali, la dittatura bolscevica in sostituzione del dispotismo zarista, il ridimensionamento drastico del Commonwelth britannico, l’affermazione incontenibile della potenza economica degli Stati Uniti.

Del resto – come ricorda acutamente Vitiello nel suo saggio – Yungher nel 1930, quando l’elaborazione del lutto poteva dirsi compiuta, scriveva che la Grande Guerra aveva segnato la storia europea e mondiale ben più che la Rivoluzione francese. La catastrofe del ’14-’18, rappresenta solo l’inizio di quel processo di disillusione che si rivelerà appieno solo nel 1989, alla fine del Secolo breve, quando il sogno della storia quale opera della Ragione e della Ragione umana conoscerà il definitivo tramonto. “Non fine della storia” ma “fine di una storia”, quella intrisa degli ideali del 1789 e dell’idea dell’uomo “faber fortunae suae“.

Del resto, nell’incendio della Grande Guerra cominciava a morire (cominciava, perché il processo è lontano dalla sua conclusione e quella morte continua ancora oggi), una ancora più antica filosofia della storia o, come direbbe Cacciari, una teologia politica più antica ancora del cristianesimo, rispetto alla quale quella formatasi con l’Umanesimo e radicatasi negli animi con la Rivoluzione francese, potrebbe definirsi una variante secolarizzata.

La conclusione di Musil è da una lato raggelante, e, dall’altro, in prospettiva preoccupante. Raggelante perché, come nell’agosto ’14, è chiaro che nella storia non possono essere identificate leggi ma solo situazioni. Le proporzioni di quella catastrofe e la velocità con cui si diffuse non furono regolate da norme storiche ma solo dalla sottovalutazione dei sintomi: “si accordò piena fiducia – scrive Musil – ai gruppi di specialisti che stavano nella macchina dello Stato, cosicché si andò a dormire come in vagone letto”.

Preoccupante perché – ammonisce Musil – (siamo nel ’22 o nel 2015?) bisogna incominciare a parlare dell’Europa, dell’Europa inerme, come un “sacco, la cui forma varia ad ogni opinione che gli si ficchi dentro, perché la verità non è nel sacco, ma tutt’intorno”.

Paolo Bonaccorsi

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


16 maggio 2023

DAL GIARDINO ALL’INFERNO

Oreste Pivetta



19 marzo 2021

L’ULTIMO TRENO

Dario Balotta









21 febbraio 2021

I NON-LUOGHI DEL CORONAVIRUS

Cristina Bellon



11 febbraio 2021

ATTUALITÀ DI UN MODELLO URBANO

Michele Caja


Ultimi commenti