17 giugno 2015

la posta dei lettori_17.06.2015


Scrive Lucia Borromeo a proposito di Darsena perduta – Volevo ringraziare Giuseppe Ucciero per il suo articolo sulla Darsena: il primo che leggo che abbia saputo dar voce alle mie stesse impressioni sul lavoro di recupero.

Scrive Cesare Fiorentini a proposito di Darsena perduta – Ma non si è mai contenti…..

Scrive Walter Monici a proposito di Darsena perduta – D’accodo con Giuseppe Ucciero, e questa invece è una critica all’estetica di questa amministrazione e dei suoi architetti che amano riconvertire, valorizzare, modificare, abbellire, a proprio piacimento. Si dovrebbe restaurare e invece si riqualifica. Quando sento parlare dei riqualificazione mi viene l’orticaria e già vedo muri, fontane inutili e non funzionanti, monumenti alla stupidità umana, e tanti tantissimi cordoli e aiuolette. Milano ridotta a un immenso minigolf ma con tanti spazi per aperitivi, ristorantini, birrerie, kebab e salamelle. Tutti a passeggiare in spazi sempre più falsi allestiti da architetti presuntuosi. Fermate tutto, gli ignoranti hanno preso il potere, stanno distruggendo Milano, anzi la hanno già distrutta come hanno distrutto la vista del Parco Sempione con un orrendo catafalco di cemento che sta nel parco come un elefante in una cristalleria. Possiamo salvare il salvabile? Forse si, ma dovranno entrare in funzione le ruspe e le demolizioni di tutte le brutture, almeno delle più devastanti.

Replica Giuseppe Ucciero Ringrazio Walter Monici, Lucia Borromeo e Cesare Fiorentini, per i loro commenti, tutti significativi, pur se diversi. Non intendevo e non intendo dare alle “osservazioni di un passante” alcuna coloritura politica né tanto meno di giudizio complessivo sull’operato dell’amministrazione, che per me resta positivo. Certo, l’invettiva del signor Monici impressiona e non pare senza qualche ragione, ma onestamente non dispongo della competenza tecnica per andare oltre la rappresentazione di un mio disagio personale, in questo vicino a diversi, tra cui Lucia Borromeo, di cui apprezzo l’icastica adesione. Il rimprovero del “mai contenti” mi ricorda quel carosello anni ’70, dove un bravo attore, di cui non ricordo il nome, trascinava l’incontentabile famigliola alla ricerca infaticabile di elettrodomestici senza difetti, infine però trovandone uno, che naturalmente era quello che pagava la pubblicità.

Personalmente, credo che un organo di opinione come ArcipelagoMilano, se ha una funzione apprezzabile, debba essere quello della critica rigorosa e senza sconti, cosa che implica un atteggiamento che non si accontenta necessariamente di quanto vi è già di buono, ma insiste per andare oltre, non sminuendo i meriti ma guardando ai limiti nelle cose per quelle che sono, e ai sentimenti che ci suscitano per come ci toccano. Se no, si fa grancassa per conto terzi, e ammettiamolo non è un gran guadagno.

Scrive Roberto Dini a proposito di programma del sindaco e strumenti – Ho letto (per la prima volta) il programma del candidato sindaco Giuliano Pisapia / maggio 2011. Gli enunciati di principio costituiscono la cornice, entra la quale è stato dipinto un bel quadro, che potrebbero essere adottati da qualsiasi candidato. Manca però la scelta degli strumenti, degli interventi e le previsioni dei costi, dei fondi e delle tasse con cui coprirli. Certo, è quasi impossibile dare in via preventiva attualità alle voci di un programma che vale quello che vale, perché, poi, sarà la contingenza ad imporre gli strumenti politici, finanziari, giuridici da adottare. Ho cercato nel Programma poche parole: fognature, smaltitore, asfalto, pulizia, ma non l’ho trovate. Ci sarebbe bastato.

Come, ci sarebbe bastato che con la diligenza del buon padre di famiglia il sindaco Pisapia si fosse appellato ai cittadini, fin tanto che non avessero assecondato quella richiesta d’aiuto, perché rispettassero l’igiene pubblica e privata evitando di abbandonare carte e immondizie per strada e sui marciapiedi. Ci sarebbe bastato che fosse stato insegnato ai fumatori di non gettare i mozziconi per terra e di far cadere all’interno dei cestini quelli spenti sui bordi, la cui vista è un’offesa alla decenza. Piccole cose, ma se non si risolvono i problemi minimi (che poi non sono tali), come risolvere quelli complessi? Confiderei in un programma più concreto e operativo, che mettesse in primo piano la promozione, anche in concorso con le tante istituzioni milanesi, l’educazione civica, rafforzando la quale si sostiene anche quella privata e all’interno delle famiglie.

Scrive Luca M. Pedrotti Dell’Acqua a proposito di voto di scambio – Come per tradizione, l’articolo del Direttore è intelligente e non privo di humour. Il voto di scambio come valutazione negativa ha la sua genesi, verosimilmente, nell’art. 416-ter del codice penale (Scambio elettorale politico-mafioso), ma è poi, con l’uso eccessivo e non sempre appropriato, diventato un segno critico generico che fa dimenticare il ‘patto’ fiduciario, giustamente uno scambio, fra eletto e elettori. Circa la differenza (per lo più pretermessa) fra cosa e come, sottolinearla non sarà mai abbastanza: è non sapere/decidere il come che, nel torrente in piena delle parole, ci impedisce la via verso la civiltà. Continui, Direttore.

 



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