10 giugno 2015

MILANO: UN BUON VOTO DI SCAMBIO


Non voglio qui aprire un dibattito su cosa si voglia punire esattamente quando si fa riferimento al voto di scambio ma nessuno mi contesterà se dico che la locuzione “voto di scambio” è usata in maniera ambigua e infelice: il voto è sempre scambio. Ti do il mio voto perché “in cambio” tu cercherai di promuovere il mio bene, nell’accezione che io attribuisco a questo termine e che tu dici di conoscere, e lo farai con tutti gli strumenti legittimi che l’ordinamento democratico repubblicano ti consente. Dunque esiste un “buon” voto di scambio, del quale poco o nulla si parla.

01editoriale22FBForse di questo buon voto di scambio potrebbero parlare i nostri “11 del Consiglio” milanese che, a sentire le voci che circolano, sembra debbano occuparsi sotto sotto delle regole delle primarie, terreno torbido di lotte di potere che si tenta inutilmente di far passare per scontro ideologico. L’obiettivo dovrebbe essere un altro: fare in modo che attraverso le primarie i cittadini, consapevolmente informati, compiano una scelta che potremmo chiamare “buon voto di scambio”. Chissà, forse ne parleranno pensando alla desertificazione dei seggi elettorali.

Il caso milanese sembra un caso di studio perfetto. Ci saranno le primarie e lo ripete quasi ossessivamente Giuliano Pisapia. Dunque saremo chiamati a scegliere tra più candidati e la lista si allunga di giorno in giorno. Come si diceva delle truppe francesi di Napoleone: “Ogni soldato porta nello zaino il bastone di maresciallo”. Tutti i candidati sembra vogliano richiamarsi al programma della Giunta uscente, anche solo perché le critiche troppo pungenti darebbero una mano all’opposizione ma obbiettivamente di critiche radicali non ne vedo, salvo quello che dirò più avanti.

Se la politica avesse nel suo DNA la razionalità, la Giunta uscente dovrebbe lasciare il campo con un bilancio consuntivo, luci e ombre, cose fatte, ancora da farsi, raccomandazioni ai successori. Ci sarebbe ancora tempo per farlo ma dubito lo farà. Però un documento dal quale partire resta ancora sul tavolo ed è il Programma del candidato sindaco Giuliano Pisapia e delle liste che lo sostengono – Elezione diretta del sindaco e del Consiglio comunale 15-16 maggio 2011. Sono 33 pagine che vale la pena di rileggere prima di avventurarsi nella stesura di un nuovo programma e penso che nessuno vorrà riscrivere qualcosa, anche solo per non correre il rischio di dire con altre parole quello che c’è già lì dentro. Aspettiamo comunque il lavoro degli 11 per capire bene cosa sia “un documento condiviso del centro-sinistra che sottoscriveranno i candidati alle primarie e poi tutti i cittadini che vi parteciperanno” come dichiara il Pd.

Come ho fatto nel 2011 anche oggi vorrei fare un’osservazione di merito: in quel programma, e ovviamente nel “documento condiviso” c’erano e ci saranno molte pagine dedicate al “cosa” e quasi nessuna al “come”. Il “cosa” è convincente ancora oggi e non voglio far perdere tempo a nessuno riproponendo quel che sta già scritto ma oggi la declinazione del “come” diventa il vero argomento sul quale vale la pena di aprire un dibattito.

Il Paese è cambiato, la crisi ha reso tutto più difficile, la scarsità delle risorse ha in parte alterato le priorità nella allocazione di quelle disponibili. Come si vuol fare per il futuro? Come si cercherà di risollevare le sorti delle casse comunali? Come si farà a rimettere in sesto una macchina burocratica che anche solo il buon senso comune ritiene inadeguata, inefficiente, demotivata e farlo pur dovendosi confrontare col contratto collettivo dei dipendenti pubblici e l’ottusità del sindacato? Come si gestiranno gli ultimi bachi della precedente amministrazione come la M4? Come sarà la gestione della trasformazione urbana e urbanistica? Come cercheremo di giocarci il lascito di Expo 2015? Come sarà gestita la transizione verso la Città Metropolitana? E come fare un passo avanti nella partecipazione di cittadini nella gestione dei beni comuni?

Vedo con preoccupazione il rifarsi strada l’idea che anche a livello locale si debba parlare ancora di massimi sistemi, dove il politichese nasconde la paura di manifestare troppo chiaramente il proprio pensiero, limitandosi a discorsi gommosi adatti di volta in volta all’uditorio nella speranza di piacere a tutti.

Per farla breve questa volta, prima di andare alle primarie, vorrei che per ogni candidato ci fossero su di una piattaforma internet due o tre paginette nelle quali ci indicasse, sempre nell’ambito di idee generali condivise, quali ritiene sia la manciata di problemi importanti per la città, con quali priorità, come intenderebbe affrontarle e con quali risorse.

Se no, in base a cosa dovrei fare la mia scelta? Subire quella frutto dei pacchetti di voti organizzati dai circoli Pd? Non sarebbe un “buon voto di scambio”.

Al di là delle autocandidature la caccia al candidato è aperta e, se anche dal cilindro del centro sinistra milanese più o meno allargato uscisse un coniglio sicuro vincitore dello scontro finale – le Comunali del 2016 -, anche lui dovrà parlarci del “come”.

Luca Beltrami Gadola



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