10 giugno 2015

musica – MUSICA FUORI PORTA E NOVITÀ MILANESI


 

MUSICA FUORI PORTA

Andare a sentir musica “fuori porta” è un piacere del tutto particolare. Probabilmente perché frequentare solo la Scala, l’Auditorium e il Conservatorio – si aggiungano anche il Dal Verme e la Palazzina Liberty – finisce a lungo andare per essere riduttivo.

musica22FBFatto sta che dopo i deliziosi concerti ascoltati la settimana scorsa a Mantova e a Cremona, di cui ho riferito in questa rubrica, mi è capitato di continuare sulla stessa strada con una vera chicca, questa volta piacentina. Esiste infatti a Piacenza, in un angolo fra due viuzze del centro storico, un delizioso piccolo oratorio settecentesco detto di San Cristoforo – che pare sia stato ispirato dallo stesso Bibbiena autore del famoso teatro mantovano – in cui si tiene un festival annuale di musica da camera conclusosi domenica scorsa con un concerto in miniatura (i posti a sedere saranno si e no una cinquantina!) di qualità sopraffina.

Una soprano anglo-italiana con una voce meravigliosamente educata al genere liederistico, ha eseguito sedici gioielli di Schubert da lei scelti con gran cura affinché costituissero un insieme compatto e appropriato per trascinare l’ascoltatore nel mondo fiabesco e incantato dei sogni e degli idilli agropastorali di quella tradizione. La bravissima – e per l’occasione dolcissima – Lorna Windsor, che insegna canto al Conservatorio milanese ed è molto attiva anche nella musica contemporanea, era accompagnata dal collega Ruggero Laganà – docente di armonia e di tastiere storiche, di cui ho già avuto modo di riferire per la sua specialità di comporre fughe sui temi più disparati – che ai Lieder ha alternato i Moments musicaux suonando un fortepiano viennese gran coda costruito negli stessi anni in cui Schubert scriveva quelle musiche.

Il fortepiano, grazie all’uso dei suoi cinque pedali, aveva la possibilità di introdurre suoni di campanelli, colpi di tamburo, echi di strumenti a fiato (in particolare un fagotto dalla voce vellutata) e “turcherie” varie, tipiche di quella Vienna che oggi definiremmo una “città da bere” e che allora era la capitale di un grande impero; Schubert aveva diciotto anni e aveva già composto un gran quantità di musica quando, durante l’inverno 1814/1815, i capi di stato di tutta Europa per oltre sette mesi frequentarono la città – riunendosi nel castello di Schönbrunn – per ridisegnare la carta del continente e “restaurarvi” una politica “realistica” dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche.

La infinita dolcezza della musica di Schubert, le reminiscenze storiche, l’architettura barocca, il ricco ciclo di affreschi con i fantastici trompe-l’oeil della cupola, la voce dello strumento mescolata a quella della soprano hanno creato un’atmosfera magica. Una gioia dello spirito.

***

Durante la scorsa settimana a Milano – che pur non avendo nulla a spartire con la Vienna del primo ottocento sta vivendo, grazie fors’anche all’Expo, un momento di splendore – vi sono stati due eventi che meritano di essere raccontati.

Il primo, che si è svolto nella aristocratica cornice di villa Necchi Campiglio, è stata la presentazione della prossima stagione della Società del Quartetto interamente progettata da Paolo Arcà che, felicemente concluso il lavoro al Regio di Parma, da un anno ormai si dedica interamente alla non meno aristocratica istituzione musicale milanese; il programma 2015/2016, che segue l’anno del centocinquantenario, restituisce al Quartetto quel ruolo di protagonista assoluto della musica da camera a Milano che negli ultimi tempi, dopo l’exploit del ciclo completo delle Cantate Bach svoltosi fra il 1994 e i primi anni duemila, era sembrato leggermente appannato. Un programma dosato con grande intelligenza che prevede sette recital di pianoforte (Michail Pletnev, Maria João Pires con Lilit Grigoryan, Murray Perahia, Krystian Zimerman, Andras Schiff, la mitica Mitsuko Uchida e il milanese Davide Cabassi), nove concerti di famosi ensemble (fra cui il duo Brunello-Lucchesini, il Quartetto di Cremona, l’MDI Ensemble, il Quartetto Haas, il duo Shiokawa-Schiff, il Quartetto Apollon Musagète) e poi ancora Ton Koopman con Klaus Mertens, Ian Bostridge con Julius Drake e complessi come L’Orfeo Barockorchester, Gli Angeli Genève, L’Orchestre des Champs-Élysées con il Collegium Vocale Gent, per un totale di ventidue concerti distribuiti nei martedì fra ottobre e maggio.

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Il secondo evento è la scoperta di un nuovo “luogo di musica” che laVerdi – o meglio quello straordinario suo patron che è Luigi Corbani, uno che “una ne pensa e cento ne fa” – ha aperto non lontano dalla sede dell’Auditorium e cioè nella piazza Tito Lucrezio Caro al numero 1, dove fino a poco tempo fa c’era FORMA: uno spazio molto elegante e attraente, con sala da concerto (bisognerà migliorarne l’acustica), bar, caffetteria, biblioteca, tutto ciò che serve a trascorrere piacevolissime matinée (la domenica, con brunch), pomeriggi (il martedì, con aperitivo) e serate (il venerdì con cena) con suggestiva vista sul vecchio deposito dei tram.

In questa sede, che prende il nome di “M.A.C., Musica, Arte, Cultura”, laVerdi ha in programma di sviluppare una stagione di musica da camera per integrare quella sinfonica di Largo Mahler, ma anche con lo scopo non secondario di valorizzare i propri musicisti e la grande esperienza e competenza che essi maturano in orchestra. Il primo troncone di questo programma si è concluso domenica mattina con un bel concerto dedicato a Händel, Bach e Zelenka (un musicista assai celebre all’epoca, di solo sei anni più vecchio dei primi due) eseguito da un ensemble di due oboi (Luca Stocco e Paolino Tona), un fagotto (Giacomo Cella), un violino (Giorgia Righetti), un clavicembalo (Davide Pozzi) e un contrabbasso (Michele Sciandra); la stagione riprenderà domenica 20 settembre con tre Sonate per violino (Fulvio Luciani) e pianoforte (Massimiliano Motterle) rispettivamente di Beethoven, Schumann e Janàček. Tutte buone notizie.

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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