4 giugno 2015
LO STRAORDINARIO VIAGGIO DI T.S. SPIVET
di Jean-Pierre Jeunet [Canada Francia, 2013, 105′]
con Helena Bonham Carter, Judy Davis, Callum Keith Rennie, Kyle Catlett, Niamh Wilson
Dopo “Il favoloso mondo di Amelie” e “La città perduta” Jeunet ci regala ancora una festa per gli occhi, come lo ha definito il Guardian, un mondo prodigo di meraviglie e sorprese inconsuete, che è valso al film diversi premi e nomination per i Cesar francesi per fotografia, scenografia e costumi.
Film di ispirazione letteraria, tratto dal romanzo Le mappe dei miei sogni (The Selected Works of T.S. Spivet) opera prima di Reif Larsen, ci conduce per mano a scoprire un’America sconosciuta con gli occhi spalancati e curiosi di un bambino. Persone e personaggi, non solo luoghi, che in realtà sono in gran parte di terra canadese, proprio per mantenere una certa verginità e ampiezza del paesaggio rurale.
T.S. Spivet (Kyle Catlett) è un piccolo inventore appassionato di cartografia e fisica, che vive e cresce in campagna, nel Montana, da decenne prodigio, in una famiglia bizzarra e fuori dal comune, con una madre naturalista che studia gli insetti e distrugge tostapane, un padre cowboy un po’ fuori dal tempo, una sorella che vuole diventare una star, un fratello gemello compagno di giochi per poco. È amato dalla sua famiglia e va a scuola come tutti i bambini della sua età, e non gli importa più di tanto non essere compreso dal suo insegnante che lo ritiene affetto da un complesso di superiorità e non sopporta il suo genio.
La sua migliore invenzione, uno strumento geniale che riproduce il moto perpetuo, fa vincere al talentuoso ragazzino un premio rinomato riservato a scienziati e accademici consumati, e lui parte per Washington, attraversando gli USA su un treno merci, o grazie a passaggi su tir cromati, per andare a ritirare l’ambito premio e tenere il discorso di rito davanti a una giuria inizialmente inconsapevole che lui sia soltanto un bambino.
È un film completamente segnato e riempito dal bambino speciale T.S., anche voce narrante, ma soprattutto sguardo che si rispecchia nella fotografia di Delbonnel (storico compagno di avventure cinematografiche di Jeunet) carica di colori intensi e di oggetti, e di movimenti di macchina che riproducono la mobilità e la curiosità degli occhi del ragazzino.
Il piccolo protagonista, sensibile e empatico e caratterizzato da una fortissima fotogenia, è circondato da comprimari d’eccezione che reggono a meraviglia il ruolo di ‘spalla’: su tutti Helena Bonham Carter, dolcissima madre con le sue magnifiche ossessioni per i coleotteri, a cui viene affidata anche la parte più commovente del film.
Adele H.
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi