4 giugno 2015
GIORGIO FALETTI
LA PIUMA
Baldini & Castoldi, 2015
Milano, pp.96 euro 13
Chi l’avrebbe detto che uno scrittore, da 5 milioni di copie con “Io uccido” in poi, avrebbe dato il suo commiato alla vita, a soli 63 anni, con “La piuma“, una favola postuma, morale, struggente, allegorica, sulle bassezze, le meschinerie della vita, anche da parte dei più dotati di potere terreno come re, cardinali, prime donne? E che poi fosse un giovane uomo a capire il segreto della “piuma”? E a raggiungere il sapere? Tutto ciò in un libro di 90 pagine, comprese le belle immagini dell’amico Paolo Fresu. Il libro è in testa alle classifiche del “Sole 24 ore“.
Eppure Faletti, che scrisse anche le parole per canzoni di Mina, che passò dal cabaret ai voluminosi serial killer, con nonchalance, venendo dalla sua amata Asti a Milano, con casa a New York, (via Elba, che io pure frequento da circa cinquanta anni), quest’uomo nascondeva un animo poetico, romantico, come “La piuma” rivela. “La piuma” che avrebbe dovuto essere un musical, la cui gestazione è iniziata quattro anni fa e chissà mai se vedrà la luce come tale, poiché manca l’adattamento musicale. Il 4 luglio 2015, però, a un anno dall’uscita di scena di Faletti, la sua adorabile moglie, l’architetta Roberta Bellesini, ha organizzato ad Asti il debutto di un altro spettacolo “L’ultimo giorno di sole”, per non dimenticare il suo inimitabile consorte. Ospite al Salone del libro di Torino 2015, Roberta ha raccontato che per Faletti era indispensabile, per sé e per gli altri, avere sempre un sogno, un obiettivo, e che comunque la musica era per lui una componente fondamentale .
“L’uomo del foglio bianco“, l’ultimo dei 6 racconti del libro, è la chiave di comprensione di tutto il testo. Parla del disagio di un uomo di fronte agli interrogativi del nostro mondo, incomprensibile a uno sguardo distratto, da parte della maggioranza dell’umanità, presa da impegni personali che offuscano il senso ultimo delle cose. Ma lui, l’uomo dal foglio bianco osserva e riesce a dare risposta alle sua curiosità, riesce a capire la “volontà” della piuma, che silenziosamente e impalpabile si adagia sul suo foglio bianco, quasi un richiamo. Al quale l’uomo sa opporsi: non intingerà infatti nel calamaio la piuma per scrivere, ma la seguirà per cercare di colmare la sua inesauribile sete di sapere. E così esce dal suo studio e incomincia a seguire la piuma nel suo peregrinare fino a una lontana grotta, dove due ali bianche, giganti, sembravano in attesa di uno come lui.
E la piuma, che si era per una attimo eclissata dal suo sguardo, ricompare e lo spinge a collocarla in un angolino di una delle ali. Poi, quasi per magia, se le ritrova sulle spalle e si sente trasportare fuori dalla grotta in un volo su tutte le cose, che appaiono lontane, sempre più lontane, in mezzo a cieli infiniti, dove puoi “tagliare la consistenza delle nuvole con un braccio teso” e solo gli occhi acuti della aquile discernono la preda in movimento sulla terra.
Perché quell’uomo ha capito ciò che nessun altro aveva capito, e mi piace credere che quell’uomo sia Faletti stesso,che alla fine della sua vita abbia amato pensarsi in volo per l’empireo cielo, con una possibile, plausibile verità in mano.
Marilena Poletti Pasero
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero