27 maggio 2015

CITTÀ METROPOLITANA: È ORA CHE LA POLITICA INVESTA


Eletto il Consiglio Metropolitano e approvato lo  Statuto, si è aperta formalmente per la Città Metropolitana la fase dell’operatività, con il riassetto delle strutture tecniche e la definizione degli scenari che dovranno caratterizzare il Piano Strategico e il Piano territoriale. Una fase che offre l’occasione e che deve necessariamente aprirsi a un confronto preliminare diffuso rispetto alle future politiche del Consiglio metropolitano. Con queste premesse, un gruppo di circoli del PD ha organizzato un momento di approfondimento che si è svolto lo scorso 12 maggio presso la Sala Alessi di Palazzo Marino (Città Metropolitana: un’Agenda per le politiche). Sala inaspettatamente gremita con un centinaio di persone che si sono trovate alle 17,30 di un giorno feriale per informarsi e cercare di inquadrare un tema “difficile” e per molti aspetti “freddo”. Sicuramente il segnale di una tensione positiva che è opportuno incanalare in un serio ed efficace lavoro politico.

03monte20FBLa provocazione lanciata dal seminario sottolinea l’urgenza di dare avvio alla formazione di un’Agenda delle politiche, nella convinzione che occorra dare forti e robuste spalle al nuovo Ente e ai protagonisti della sua attuazione, aprendosi a una discussione che deve tornare sul territorio e nelle articolazioni sociali senza il timore di dichiarare i propri limiti o farsi condizionare da fotografie o modelli interpretativi consolidati. In sintesi, l’obiettivo della discussione avviata auspica per le politiche della città metropolitana, lo sviluppo di una progettualità con un forte radicamento sociale. Radicamento necessario a contrastare alcune tendenze che oggi caratterizzano il clima intorno a questa vicenda e che vede un’indifferenza generalizzata da parte della cittadinanza, scetticismo da parte di operatori e tecnici, timore e cautela da parte del mondo della politica e degli amministratori.

A questi, bisogna aggiungere che aver messo mano “de facto” a una riforma delle autonomie senza contestualmente agire sulla finanza locale, ne mette in discussione gli esiti.

Sulla Città Metropolitana gravano anche molte aspettative rispetto alla capacità di produrre una governance efficace, in grado di stimolare processi di sviluppo e crescita. Sia che si parli di un riordino tecnico-organizzativo che di ipotesi di configurazioni territoriali, occorre chiarire il senso e la direzione di marcia della Città Metropolitana e delle sue politiche, definire campo d’azione, scenario, attori e obiettivi rispetto ai quali successivamente conformare gli strumenti.

La discussione ha proposto alcuni dei temi più sensibili che caratterizzano l’attuale fase dell’area metropolitana milanese per i quali l’occasione della Città Metropolitana costituisce una significativa opportunità per mettere in campo inderogabili risposte da affidare necessariamente a politiche di ampio respiro territoriale. Tra questi:

il tema del disagio e del degrado abitativo che costituisce già oggi una delle emergenze del contesto metropolitano e che tendenzialmente è destinato a incrementare i livelli di attenzione sociale. (Rabaiotti)

la gestione e sviluppo di aree protette e dei parchi di cintura, il cui consolidamento costituisce un elemento cardine delle politiche territoriali e introduce il tema – vasto e particolarmente spinoso – della negoziazione con Regione Lombardia. (Treu)

il sistema delle società partecipate che in questi ultimi anni ha visto un generalizzato decadimento delle qualità delle governance e che oggi costituisce una delle più rilevanti criticità per molte amministrazioni locali. (Balzani)

la questione dell’integrazione, sia in termini di reti, modelli di esercizio e politiche tariffarie, dei diversi sistemi del trasporto e mobilità,(Bertolé) la cui parcellizzazione scarica sugli utenti costi e inefficienze difficilmente sostenibili e il cui il riconoscimento dal punto di vista “di un unico sistema”, evidenzia e sostanzia le reali dinamiche che caratterizzano la mobilità della regione urbana milanese.

Ragionamenti che non possono prescindere da una lettura attenta delle criticità della legge 56/2014, alla quale da una parte è stato riconosciuto il merito di aver avviato un processo utile, dall’altra di non aver tenuto in considerazione (e articolato una conseguente risposta) che “l’abolizione delle province” avrebbe toccato il problema dei rapporti e dell’ordinamento degli enti locali nel suo complesso. Questa sottovalutazione ha comportato l’emergere di spazi vuoti, non normati e definiti, che rendono faticoso e alimentano le perturbazioni implicite nel processo di rinegoziazione di sovranità, ruoli, poteri, distribuzione delle risorse economiche .

Un primo bilancio dei temi emersi. Cominciare a parlare dell’attuazione della Città Metropolitana a partire dai temi che ne dovranno caratterizzare il governo, ha ulteriormente evidenziato le criticità della legge istitutiva. Emerge tuttavia un grande spazio per la politica che, se ben interpretato e con un grosso investimento, potrebbe generare le condizioni per farla partire con senso e prospettiva. Un lavoro dal quale devono emergere le sue vere condizioni operative. C’è da combattere e negoziare con lo Stato, la Regione, distribuire e riassegnare poteri e deleghe, colmare i vuoti definiti da una legge troppo approssimativa nelle sue linee generali. Per farlo bisogna rispondere a una serie di domande sostanziali, strategiche ed essenziali per la vita della città metropolitana che a oggi ancora non trovano risposta. Ad esempio:

1. Come si definisce la specificità del governo metropolitano rispetto a un tradizionale governo sovracomunale diffuso e quali sono gli elementi che la sostanziano? 2. La dimensione complessa del governo metropolitano è adeguatamente dotata di risorse? 3. Le principali leve del governo metropolitano sono nell’effettiva disponibilità della città metropolitana? (ad esempio mobilità, trasporto, ambiente). 4. Come si concilia il tema del governo metropolitano con il fatto di avere mantenuto i vecchi limiti amministrativi delle province? (Per il caso milanese la sopravvivenza, per esempio, della Provincia di Monza e Brianza non ne costituirà una forte limitazione? )

La risposta a queste domande costituisce uno spazio prevalentemente politico che deve vedere i diversi ranghi del ceto amministrativo impegnarsi intensamente e diffusamente. Evadere da questo piano di realtà rappresenta un rischio molto elevato se vogliamo cogliere finalmente l’occasione di innovare le forme di governo.

Personalmente mi auguro che tutti si attivino in questa direzione, Sindaco compreso.

 

Michele Monte

 



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