27 maggio 2015

M4. LA PARTECIPAZIONE NON È UN’APP


La progettazione partecipata è una cosa seria, come ci hanno insegnato gli architetti che l’hanno teorizzata e praticata. Giancarlo De Carlo, in un libro intervista del 2000, diceva che: “nel processo di partecipazione tutto è sottile, mutevole, e bisogna accettare questa condizione altrimenti tutto si falsifica”. Non si tratta solo di raccogliere le istanze dei cittadini, ma di saperle rielaborare per arrivare a un progetto diverso, senza rinunciare alle proprie responsabilità come amministratori e progettisti.

05gfeller20FBDa alcuni mesi il Comitato Argonne Susa, formato da un gruppo di abitanti della zona est, ha messo a disposizione del Comune di Milano, di M4 e di MM le proprie osservazioni e le proprie idee per contribuire alla realizzazione di un cantiere compatibile con la vita del quartiere e a una sistemazione paesaggistica di qualità a fine lavori invece di un generico ripristino delle aree. L’ipotesi di aprire un dialogo tra committenti, progettisti e cittadini, nasce proprio da una nostra idea, presentata a M4 a fine febbraio, non appena le prime recinzioni, illusoriamente definite “provvisorie” avevano reso inaccessibile gran parte dell’area verde tra viale Argonne e piazzale Susa, tagliato la pista ciclabile e i percorsi pedonali, senza offrire alcuna alternativa. Un’occupazione avvenuta da un giorno all’altro, senza preavviso, senza informazioni, concesse solo, in maniera parziale, a cose fatte.

L’annuncio del workshop “Idee in cantiere”, pubblicato il 29 aprile su ArcipelagoMilano dal Presidente di MM Davide Corridore, non poteva che essere accolto con favore dal Comitato Argonne Susa, che il 6 maggio ha partecipato all’incontro presso lo spazio Open. Le aspettative erano molto alte e ci è sembrato un momento importante nella direzione dell’ascolto della città.

Purtroppo, pochi giorni dopo, su viale Argonne sono comparsi camion e mezzi meccanici che hanno iniziato a sostituire le recinzioni metalliche posate a febbraio con blocchi prefabbricati, tipo new jersey, come quelli presenti lungo molte autostrade italiane. Di nuovo, senza alcun preavviso, l’area di cantiere sulla quale per oltre tre mesi non si era visto nessuno, è stata ampliata e resa definitiva. Questo è peraltro in contrasto con le informazioni ufficiali fornite dalla stessa M4 nei cartelli affissi in zona e sul proprio sito web. La recinzione definitiva avrebbe dovuto essere posata solo al termine delle operazioni preliminari agli scavi veri e propri, vale a dire la bonifica bellica e lo spostamento dei sottoservizi, che non sono ancora iniziate. Su queste pagine, il 18 febbraio, era già stato fatto notare come l’area circoscritta per la prima fase dei lavori fosse inutilmente ampia, chiedendo un ridimensionamento della sua superficie e il mantenimento della percorribilità ciclabile e pedonale.

Si assiste così a uno scenario sconcertante: da un lato la Società M4 sembra interessata a sperimentare una forma di progettazione partecipata e a “rafforzare un rapporto diretto, costante e costruttivo con i milanesi”, come dice il presidente Corritore. Dall’altro, le imprese esecutrici procedono all’allestimento delle cesate definitive, che avrebbero dovuto essere discusse con i cittadini proprio nel workshop, come se i risultati di questo confronto fossero già stati acquisiti e non si fosse solo all’inizio di un percorso partecipativo.

Di fronte a una simile distanza tra le dichiarazioni a mezzo stampa e quello che avviene lungo il tracciato della futura metropolitana, ci si chiede chi stia davvero dirigendo i lavori. Il Comune di Milano, che è committente e socio di maggioranza dell’opera, o le imprese? Dubbi simili sono stati avanzati anche dall’Assessore all’Urbanistica di Sesto San Giovanni, Edoardo Marini, al quale il Presidente di MM ha risposto rassicurandolo sulle misure di controllo che saranno messe in atto e sulla volontà di “fornire una puntuale informazione dello stato avanzamento dei lavori della M4”, precisando che: “la web app M4 viene costantemente aggiornata”.

I social networks possono essere uno strumento utile, ma la vera informazione va fatta sul campo, verificando i problemi reali delle aree interessate, parlando con gli abitanti. Non solo, nella progettazione partecipata, per usare di nuovo le parole di De Carlo, “bisogna essere ricettivi, prensili, agili, rapidi nell’immaginare, fulminei nel trasformare un sintomo in un fatto e farlo diventare punto di partenza”, e quindi pronti ad ascoltare e cambiare i progetti, nel solo interesse di arrivare a un miglior risultato per la collettività.

La disponibilità espressa negli ultimi giorni dal Comune ad apportare modifiche alla M4, dimostra che i cittadini sono in grado di presentare proposte concrete, tecnicamente approfondite, migliorative dell’impatto sulla città e perfino dei costi di realizzazione. È fondamentale però che il confronto non si riduca a un workshop occasionale o a un sito web, ma dovrebbe diventare un autentico modello di partecipazione, nel quale ognuno possa svolgere il ruolo che gli compete.

 

Caterina Gfeller

portavoce del Comitato Argonne Susa



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