27 maggio 2015

DIETRO LE QUINTE DELLA PIETÀ RONDANINI


Non sono titolata a rispondere a nessuna delle tre questioni poste da Luca Beltrami Gadola e pertanto me ne terrò assolutamente lontana. Potrei dire la mia come cittadina, amante dell’arte e della scultura ma credo che la mia opinione interessi poco o nulla. Posso invece portare la mia testimonianza perché ho avuto la fortuna di seguire professionalmente, dal 2000, le vicende della Pietà Rondanini, come opera di elevatissimo pregio storico-artistico, scultura delicata che è stata sottoposta a un importante progetto di manutenzione, pulitura e monitoraggio. In tanti anni di indagini scientifiche a contatto con i curatori e i conservatori del museo, ho imparato, guardando la scultura, osservandola molto da vicino, a conoscerla e amarla profondamente.

08toniolo20FBIn collaborazione con la Soprintendenza del Castello Sforzesco, la Soprintendenza ai Beni storici e artistici, l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ex Istituto Centrale del Restauro), il Centro Beni Culturali del Politecnico di Milano, di cui oggi sono il coordinatore e presidente, ha contribuito a impostare ed eseguire una serie di indagini conoscitive e di controllo, e nell’ultima fase, durata circa due anni, a risolvere alcuni dei problemi relativi al progetto di spostamento e allestimento della scultura nell’ex Ospedale Spagnolo.

Credo che si possa dire senza mezzi termini che si tratta di un progetto esemplare per due fondamentali ragioni: la prima, perché sono stati affrontati e risolti una serie di problemi rilevanti sia dal punto di vista tecnico che espositivo di museografia, museologia e conservazione; la seconda, che si è creato un team di esperti – appartenenti a diverse istituzione pubbliche italiane, coadiuvati da importanti imprese italiane e straniere e dalla presenza costante di esperte restauratrici – che ha lavorato con estrema professionalità e impegno a un progetto innovativo e rigoroso.

Lavorare cercando di superare le difficoltà, rendersi disponibili con l’ingegno e nel tempo, rispettare il lavoro e le competenze degli altri per trovare soluzioni, rispettare le linee guida e le regole: non si tratta di retorica, lo spostamento della Pietà Rondanini non è stato un capriccio di qualcuno, ma un serio lavoro di équipe e quindi un’esperienza fondamentale nel settore della salvaguardia del patrimonio.

Potrei dilungarmi nei singoli fatti tecnici, prima di tutto sulla realizzazione del basamento tecnologico antivibrante, sul monitoraggio della superficie marmorea, sui cambiamenti chimico-fisici della superficie, sul dialogo con lo Studio del progettista De Lucchi, sulla questione dello spostamento fisico della scultura in sicurezza; ciò che invece mi preme sottolineare in questo intervento, è che dare una nuova collocazione a un capolavoro come la Pietà Rondanini è un duro lavoro che ha un unico importante obiettivo: garantire all’opera una fruizione più adeguata ai tempi, a numeri elevati di visitatori, alla percezione e alla sensibilità delle nuove generazioni, prestando la massima attenzione possibile alla conservazione, sicurezza e tutela del manufatto.

Da questo punto di vista, mi sento di dire che l’intera operazione è e si dimostrerà un grande successo. Da cittadina, pertanto, desidero ringraziare la tenacia dei funzionari del Comune, della Soprintendenza al Castello, in particolare gli amici Claudio Salsi e Giovanna Mori, perché hanno guidato tutti noi con grande professionalità, fermezza e simpatia.

Noi italiani abbiamo uno spiccatissimo senso critico, ma sappiamo poco fare “gioco di squadra” … ecco, volevo raccontare un po’ del dietro le quinte, dove c’è stato un grande gioco di squadra, e far riflettere sui molti lati positivi di questo lavoro. Non è poco, il paese, a mio avviso, deve ripartire da qui, da concrete esperienze di progetti innovativi e seri.

Lucia Toniolo

Centro beni culturali Politecnico di Milano



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