19 maggio 2015

AREA POST-EXPO E CITTÀ METROPOLITANA


Dalla Mobility Conference di Assolombarda e dalla relazione che ne ha fatto Giorgio Goggi su ArcipelagoMilano emerge quello che sorprendentemente non hanno rilevato gli autori degli articoli che da sei mesi hanno trattato sui media il problema della Città Metropolitana – tranne il sottoscritto sempre su ArcipelagoMilano – : il clamoroso contrasto tra l’insufficiente perimetro della Città Metropolitana, in altri tempi altrimenti chiamata Provincia, e quello che dovrebbe definire lo spazio vitale della vera grande area metropolitana, già vissuta oggi nei loro comportamenti quotidiani dai cittadini della vera Città Metropolitana milanese che ne soffrono i problemi provocati da un assetto amministrativo frazionato in Comuni e Provincie autonomi e divisi da un campanilismo amministrativo indecente.

07zenoni19FBMi sembra che nella Mobility Conference in tutti gli interventi, non dei politici, ma dei manager e operatori economici, (ricordiamo che è questa la classe che produce reddito e posti di lavoro) venga rilevata finalmente la inadeguatezza di questa legge che ha creato uno scompiglio amministrativo non da poco, laddove fa coincidere la perimetrazione delle città Metropolitane con le Provincie senza accorgersi che la Città di Milano per la sua importanza economica-territoriale, che era una delle motivazioni che ha fatto nascere questa legge, ha la Provincia più piccola, dopo Napoli, di tutta Italia.

C’è contraddizione anche nel significato delle parole, perché non può esserci una Città Metropolitana più piccola della stragrande maggioranza delle Provincie italiane che restano. Forse perché quando si iniziò a parlare della legge sulle Città Metropolitane negli anni ’80, Milano non era ancora stata scippata delle Provincie di Lodi e Monza-Brianza, scippo avvenuto coll’incredibile tacito consenso della classe politica milanese che non vide questa incredibile declassamento di Milano obnubilata dalla sua disperata caccia a nuove poltrone, ben spalleggiata dalla burocrazia amministrativa la cui dirigenza ambiva anche lei a nuovi posti di comando.

Ma la stessa classe politica milanese che si è fatta scippare prima il territorio, che ha partecipato poi alla stesura di questa legge senza accorgersi quanto fosse punitiva per Milano, si è impegnata invece con grande diligenza nei tempi previsti a riempire le nuove poltrone della Città Metropolitana probabilmente la più piccola del mondo. E che adesso non sa che programmi darsi, perché tutto quello che si dovrebbe fare c’è già nel recente Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Milano senza neanche cambiarne il perimetro.

Ma loro lo sanno e cambieranno i titoli agli atti come stanno facendo con le targhe delle ex sedi Provinciali nel più puro stile Gattopardesco come ci raccontava sconsolato Tomasi di Lampedusa e anche oggi, sorpreso da tanta incapacità amministrativa, da Alan Friedman.

E così adesso sono sempre gli stessi personaggi che si sfiniscono nella ricerca di una soluzione futura ai terreni di Expo adatta a recuperare nel più breve tempo possibile i debiti fatti per l’acquisto di questa area dalla accessibilità problematica, passando da una stravagante destinazione all’altra senza tener conto che la “giusta destinazione” non potrà che venire dalla Città Metropolitana, ma non certo da questa, “formato mignon”.

La destinazione dell’area dell’Expo per la sua dimensione e posizione sul territorio è strategica per definire il rapporto tra Milano centro e spazi metropolitani, bella occasione che non può che essere oggetto di scelte politiche Metropolitane, ma questa scelta non si potrà fare se non dopo la nuova definizione dei suoi confini. E non sarà facile per il numero di competenze di Comuni e Provincie che dovranno delegare poteri finora gestiti all’insegna di esuberante campanilismo.

Ma si dovrà fare. A chi spetta allora definire i criteri per la nuova perimetrazione, allo Stato o alla Regione e quanto tempo ci vorrà? Nel frattempo la decisione del dopo Expo potrà aspettare? Ci si deve render conto che il riutilizzo di questa importante area come dimensione che localizzazione, capita proprio dopo la promulgazione di una legge sulle Città Metropolitane del tutto inadatta, per quanto riguarda Milano, a proseguire il suo iter attuativo senza urgenti modifiche.

 

Gianni Zenoni

 



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