13 maggio 2015

musica – SENZA DIRETTORE


 

SENZA DIRETTORE

Un amico musicista, con una grande esperienza di primo violino nelle migliori orchestre italiane, mi segnala un articolo a firma di Sandro Cappelletto (Lucca), comparso su “La Stampa” on line di pochi giorni fa, che riporto tal quale per il suo straordinario interesse. Sentite un po’.

musica18FB«Spira Mirabilis è composta da 123 giovani e già affermati strumentisti. Li unisce la scelta di non avere una guida: ed è tutta un’altra musica.

Hanno trent’anni, si chiamano Katharina, Lorenza, Igor, Matej, Salvador, Paolo, Renate, Yumi, William, Luise … Vengono dall’Asia, dalle Americhe, da tutta Europa. Si sono conosciuti lavorando in orchestra, in ottime orchestre. Ma a loro non bastava e hanno deciso di formarne una tutta nuova e senza direttore e l’hanno chiamata Spira Mirabilis .

Venerdì sera, al Teatro del Giglio per il festival Lucca Classica, Spira Mirabilis ha osato l’incredibile: la Nona sinfonia di Beethoven. Centoventitre persone sul palco e un vuoto al centro, quello del direttore che non c’era. L’esecuzione è stata travolgente; un continuo guardarsi, scambiarsi cenni d’intesa, nella totale concentrazione di ciascuno e di tutti, perché senza direttore ogni singolo musicista, per non sbagliare, deve conoscere non solo la propria parte, ma anche quella dei colleghi.

Infinite traiettorie di sguardi complici, consapevoli, felici, mentre scorreva la musica e il pubblico si lasciava trasportare da un’onda di energia ed emozione. In quella sala si stava realizzando l’utopia della Nona: l’Ode alla gioia di Schiller, messa in musica da Beethoven, diventata l’inno dell’Europa sempre promessa: “Ogni uomo sia fratello, o milioni abbracciatevi”.

Quelle parole, quell’orchestra, quel coro, quei solisti e l’assenza del direttore, oltre a far nascere motivati dubbi sulla reale necessità del maestro solo al comando e dei suoi gesti così spesso troppo teatrali e oggi rivolti alle telecamere più che posti al servizio della musica, assumevano il valore simbolico di una scelta condivisa e realizzata, nata tentativo dopo tentativo, confronto dopo confronto, fino a raggiungere il miglior risultato possibile.

I componenti della Spira Mirabilis – perché questo sia il nome dell’orchestra è più semplice visitare il loro sito – sono accomunati anche da una sana follia: vengono da tutto il mondo e si incontrano a Formigine, un paese in provincia di Modena dove l’amministrazione comunale li ospita; fanno dieci giorni di prova e magari un solo concerto, in un meccanismo del tutto estraneo alle logiche attuali del mercato della musica.

Per ritrovarsi a lavorare assieme, sacrificano qualche giorno di ferie e se serve si tassano per coprire le spese. Più che il risultato, gli applausi e l’entusiasmo contagioso che sempre suscitano, a loro interessa il processo: capire come tutti assieme possono arrivare a dare il meglio.

Diceva ai propri allievi Hans Swarowsky, grande didatta di direzione: «Signori, l’ottanta per cento di voi peggiorerà le orchestre, il quindici per cento sarà ininfluente, solo il cinque per cento le migliorerà». La Spira Mirabilis rinuncia anche a quel cinque per cento. Con buona pace dell’attesa mistica di una parte non piccola del pubblico: «Caro, avvisami quando Karajan comincia a diventare sublime», è la leggendaria battuta pronunciata da un’abbonata ai concerti dei Berliner Philharmoniker. La stessa orchestra che, riunita in segreto e mediatico conclave, proprio oggi eleggerà il prossimo direttore musicale, nella speranza che appartenga a quella esigua minoranza».

In realtà, come sappiamo, anche i Berliner Philharmoniker fanno fatica a mettersi d’accordo sul nuovo direttore e hanno dovuto rinviare il loro famoso conclave. Auguri, dunque, non vorremmo essere al loro posto. Ma perché, vista l’enorme esperienza maturata in 133 anni di lavoro insieme, non tentano di imitare Spira Mirabilis?

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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