6 maggio 2015

arte – ULTIMI GIORNI PER CELINE CONDORELLI ALL’HANGAR BICOCCA


L’ARTE DI COSTRUIRE RELAZIONI: CÉLINE CONDORELLI ALL’HANGAR BICOCCA

Chi avesse voglia di scoprire Milano attraverso uno dei luoghi simbolo della storia industriale e artistica della città, potrebbe recarsi all’Hangar Bicocca: una delle mostre nello spazio è la personale di Céline Condorelli, un’artista che vive e lavora fra Londra e Milano.

arte17FBL’esposizione ha un titolo che non passa inosservato: bau bau. L’espressione, che ludicamente richiama al verso di un cane, è anche un omaggio al significato della parola in lingua tedesca, costruzione, e all’esperienza della scuola del Bauhaus. Effettivamente, superate le difficoltà iniziali di approccio all’apparente incomunicabilità dell’arte contemporanea, il percorso espositivo si rivela ricco di spunti sul tema della costruzione e dell’amicizia, sviluppati attraverso sculture, installazioni, video e scritti.

L’artista ha una formazione relativa all’architettura e alla cultura visuale, e ha riflettuto a lungo sulle “strutture di sostegno”, ovvero su ciò che supporta, sostiene, appoggia e corregge, sia in senso strutturale che relazionale. L’amicizia diventa per l’artista una dimensione di lavoro e una forma d’azione. I suoi pensieri sull’amicizia sono condensati nel libro The company she keeps, offerto ai visitatori su una scrivania: chiunque può accomodarsi e leggerlo, e chi vuole può anche salire sul tavolo per osservare dall’alto la visuale all’esterno, attraverso l’unica finestra dell’ambiente espositivo, aperta appositamente dalla Condorelli in occasione della mostra.

Un altro tema forte è infatti il dialogo con gli spazi dell’Hangar. La mostra è stata pensata in relazione alle precedenti esposizioni (il pannello di legno all’ingresso è lo stesso della mostra precedente di Gusmão e Paiva, e Céline vi ha posto una ventola che produce un vento che sospinge lo spettatore attraverso la scoperta delle opere; i video in onda su una piramide di televisori ricordano la babelica torre di Cildo Meireles) così come l’installazione Nerofumo è stata appositamente prodotta attraverso la collaborazione con lo stabilimento Pirelli di Settimo Torinese.

Musica che fa da sottofondo nell’ingresso e nei bagni, installazioni che diventano sedute su cui i visitatori possono accomodarsi e colloquiare, tende dorate mosse dal vento: bau bau è una mostra irripetibile in qualsiasi altro luogo, in grado di seminare silenziosi spunti di riflessione negli interessati, curiosità negli scettici, stupore negli appassionati.

Giulia Grassini

Céline Condorelli, bau bau Hangar Bicocca via Chiese 2, Milano fino al 10 maggio 2015 – da giovedì a domenica 11:00 – 23:00 Ingresso gratuito

 

PARIGI È A MILANO GRAZIE AGLI SCATTI DI BRASSAÏ

In tempo di Expo Palazzo Morando porta Brassaï a Milano: dal 20 marzo al 28 giugno 2015 sono esposte al piano terra del palazzo di via S. Andrea 260 immagini di una Parigi onirica e poetica attraverso lo sguardo innamorato dell’artista ungherese che fece sua la capitale francese.

Nato nel 1899 a Brasso (l’attuale Braşov) in Transilvania, Gyula Halász – che prenderà il nome di Brassaï quando inizierà a fotografare, nel 1929 – arriva la prima volta a Parigi a soli 4 anni, con il padre, professore di letteratura che vi trascorre un anno sabbatico. I ricordi di quegli anni, come “petites madeleines” di proustiana memoria, rimarranno in lui riaffiorando talvolta e lasciandogli perennemente dentro uno sguardo incantato nei confronti della città.

Le prime tre sale portano il visitatore in una Parigi dolce, malinconica: dove i bambini dai calzini bianchi giocano con le barchette al Jardin du Luxembourg o i leoni di pietra hanno criniere di neve nel parco delle Tuileries. La Tour Eiffel luccica nella notte e a Longchamp si pesano i cavalli da corsa. Passano gli anni e lo sguardo muta, giunge il disincanto ma rimane l’accuratezza e le assenza di giudizio nel raccontare la notte e i suoi protagonisti.

Brassaï inizia a inseguire, nella luce notturna della città, una Parigi insolita, sconosciuta e finora non degna di attenzione. Durante le sue lunghe passeggiate che lo portano solo o in compagnia di Henry Miller, Blaise Cendrars e Jacques Prévert, complici nell’alimentare le sue curiosità, rende visibili le prostitute dei quartieri “caldi” o i lavoratori della notte alle Halles, o ancora i quarti di animali appesi dai macellai.

Brassaï in quegli anni ricerca gli oggetti più ordinari e ne trasforma il significato, osa giustapposizioni insolite e defamiliarizza la percezione, togliendo il reale dal suo contesto. Il suo pensiero si concentra nel trasformare il reale in decoro irreale, è a partire dal 1929 che nascerà la sua ostinata ricerca dei graffiti.

Circo, nudi femminili, ancora Parigi, Picasso e molti altri artisti sono i soggetti degli scatti del grande fotografo (ma anche scrittore e cineasta) che testimoniano il tanto profondo quanto fecondo rapporto che per oltre cinquanta anni lo ha legato alla Ville lumière, fino alla sua scomparsa nel 1984.

Brassaï. Pour l’amour de Paris Palazzo Morando | Costume Moda Immagine via Sant’Andrea 6, piano terra, spazi espositivi 20 marzo – 28 giugno 2015, mart. – dom., ore 10 – 19 Biglietteria € 10,00 / 8,50 / 5,00

 

PIETÀ RONDANINI: LA NUOVA CASA ASPETTA I MILANESI

Dopo una vicenda travagliata durata alcuni anni, la Pietà Rondanini trova finalmente pace in un Museo a lei interamente dedicato. Dopo sessant’anni trascorsi nell’allestimento di BBPR nella Sala degli Scarlioni del Museo d’Arte Antica, l’ultimo lavoro di Michelangelo, quello forse più intimo ed emozionante, raggiunge una nuova collocazione, anch’essa densa di valore e simbologia. È l’antico Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, realizzato nella seconda metà del Cinquecento per i soldati della guarnigione spagnola colpiti dalla peste, che porta in sé, per sua natura, l’essenza del dolore e della sofferenza. Termina così il percorso durato tre anni, da quando si è riconosciuta l’esigenza di dare rinnovato valore alla scultura michelangiolesca, che l’ha vista al centro di accesi dibattiti sia nel mondo politico che in quello culturale e si conclude in un evento di grande festa cittadina dove l’opera preziosa torna a Milano e ai milanesi in occasione dell’inaugurazione del palinsesto di Expoincittà.

«Il nuovo allestimento ribalta completamente la visione a oggi consueta dell’opera: entrando i visitatori vedranno infatti la scultura di spalle e scorgeranno per prima cosa ciò che Michelangelo scolpì per ultima, la schiena della Madonna ricurva sul Cristo, rendendo ancora più intensa l’emozione per l’opera», afferma l’architetto Michele De Lucchi, cui è stato affidato il progetto allestitivo. «Solo girando attorno alla statua si vedrà la parte anteriore, con il Cristo cadente sostenuto dalla Madre: una prospettiva assolutamente inedita, voluta per mettere in risalto quella dimensione della scultura, incompiuta, prima impossibile da osservare nella sua completezza».

Un allestimento che invita alla contemplazione e al raccoglimento di fronte all’opera incompiuta di Michelangelo e che forse, più di ogni altra, racchiude nell’abbraccio dei due corpi il senso dell’amore. L’ingresso nel museo conduce ad un’immersione che coinvolge tutti i sensi grazie al profumo del legno, il silenzio che inevitabilmente cala di fronte alla scultura e alla penombra che avvolge la sala concentrando la luce solo sulla statua.

Museo Pietà Rondanini_Michelangelo – Milano, Castello Sforzesco, Cortile delle Armi

Sabato 2 maggio apertura inaugurale alla città dalle ore 14 fino alle ore 23 Ingresso gratuito al Museo Pietà Rondanini tutti i giorni (lunedì 4 maggio compreso) fino a domenica 10 maggio Giovedì 6 apertura prolungata dalle ore 9.00 fino alle ore 22.30 (ultimo ingresso ore 22)

Dal 12 maggio 2015 l’ingresso al Museo della Pietà Rondanini è compreso nel biglietto unico per i Musei del Castello Sforzesco al costo di 5 euro (ridotto 3 euro) acquistabile presso la biglietteria dei Musei del Castello Sforzesco

 

L’AFRICA SI MOSTRA A MILANO

L’Africa approda a Milano con una mostra allestita nel nuovo Mudec, il Museo delle Culture che ha finalmente aperto i suoi battenti dopo 12 anni di agognati lavori. Il capoluogo lombardo, a breve al centro del mondo come sede dell’Esposizione Universale, afferma la propria identità di città multietnica, bacino delle tante culture che negli ultimi decenni si sono andate a integrare nell’antico e complesso tessuto urbano di Milano. “Africa. Terra degli spiriti” è un interessante progetto espositivo che raccoglie circa 270 manufatti e che da il via alla vivace stagione culturale milanese organizzata durante i mesi di EXPO 2015.

La mostra si articola in vari ambienti presentando le affascinanti sfaccettature della cultura subsahariana dalle figure reliquiario alle armi, dagli altari vudu alle celeberrime maschere utilizzate durante le danze e le cerimonie religiose. Sorprendenti risultano essere alcuni manufatti come cucchiai e olifanti realizzati interamente in avorio ed eseguiti con un altissimo e raffinatissimo livello qualitativo. Interessante è anche il progetto d’allestimento che tenta di creare un’atmosfera intima e infondere un profondo senso religioso nel visitatore. Convincente è la soluzione adottata nella prima sala dove sono esposte figure custodite all’interno di teche cilindriche sorrette da una struttura che vuole forse richiamare le affascinanti e impenetrabili foreste di questo continente. Da notare anche l’utilizzo di alcuni effetti sonori come il frinire dei grilli o il penetrante ritmo delle percussioni, espedienti che aiutano il visitatore a immergersi nella ancestrale cultura africana. Unica interazione tra opere esposte e pubblico è la possibilità che ha quest’ultimo di far rivivere le divinità di un altare vudu. Come suggerisce Claudia Zevi attraverso l’audio guida distribuita gratuitamente, il visitatore è invitato a lasciare un oggetto personale in segno di devozione per manufatti che riescono ancora oggi a serbare in sé un elevato valore sacrale.

La fretta di inaugurare ha, però, determinato la presenza di alcuni errori, minimi dettagli a cui bisognerebbe prestare sempre la massima attenzione. Grazie a una buona e suggestiva illuminazione, i singoli reperti sono facilmente fruibili nonostante la presenza, in alcuni casi, di polvere e di impronte lasciate sulla superficie delle teche. Di difficile lettura risultano essere, inoltre, alcuni pannelli, ora velati da un sottile tessuto reticolato, ora posti in una zona d’ombra, lontano del cono di luce. Alcune didascalie sono poste al livello della superficie di calpestio, elemento che porta il visitatore a doversi sforzare per leggerle. Tutti questi aspetti di disturbo non vanno, comunque, a intaccare una mostra che nel complesso risulta essere un ottimo progetto curatoriale, di enorme interesse per Milano che si conferma città internazionale e che si affaccia con prepotenza sulla società globale contemporanea.

Giordano Conticelli

Africa – la terra degli spiriti fino al 30 agosto 2015 MUDEC Museo delle culture via Tortona 56 Milano orari lunedì 14.30-19.30  martedì/mercoledì/venerdì /domenica 9.30-19.30 giovedì e sabato 9.30-22.30 biglietti 15/13 euro

 

 

ITALIA INSIDE OUT: I MAESTRI DELLA FOTOGRAFIA RACCONTANO L’ITALIA

Dal 21 marzo al 27 settembre 2015, Palazzo della Ragione ospita Italia Inside Out, la grande mostra di fotografia interamente dedicata all’Italia con più di 500 immagini dei più importanti fotografi del mondo. Un’unica iniziativa articolata in due successivi allestimenti, dal 21 marzo al 21 giugno con i fotografi italiani e dal 1° luglio al 27 settembre con i fotografi del mondo, che raccontano a chi li visita le trasformazioni e le emozioni di un’Italia che cambia dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. E il cambiamento si percepisce in ogni cosa: nelle tecniche, nell’uso del bianconero e del colore, nei ritratti e nelle storie dei protagonisti ritratti.

Promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo della Ragione, Civita, Contrasto e GAmm Giunti, curata da Giovanna Calvenzi; l’allestimento si deve a un progetto scenografico di Peter Bottazzi dove ogni autore è una carrozza di un immaginario treno che porta il visitatore alla scoperta del Bel Paese.

Il viaggio inizia da Milano con le immagini storiche di Paolo Monti e qui si conclude con le vedute della nuova Milano di Vincenzo Castella; su ciascuna carrozza si scopre un’Italia differente per geografia (dalla Venezia degli anni cinquanta di Berengo Gardin alla Palermo della Battaglia, passando per il delta del Po di Pietro Donzelli); per epoche (la Sardegna dei primi anni ’60 di Franco Pinna, gli estemporanei anni ’80 della Via Emilia di Luigi Ghirri, ma anche il terremoto dell’Aquila ritratto da Marta Sarlo); per progetti (Io parto di Paola de Pietri, Gli ultimi Gattopardi di Shobha, Florence versus the World di Riverboom).

La prima parte – INSIDE – accoglie dal 21 marzo al 21 giugno 2015 una selezione di oltre 250 immagini di quarantadue fotografi. Nella seconda parte – OUT -, dal 1° luglio al 27 settembre 2015, saranno protagoniste le fotografie dei grandi maestri internazionali, quali Henri CartierBresson, David Seymour, Alexey Titarenko, Bernard Plossu, Isabel Muñoz, John Davies, Abelardo Morell e altri.

Quella ospitata negli spazi del Palazzo della Ragione è una mostra davvero ricca, piena di punti vista e sguardi, quasi troppo: al punto che il visitatore talvolta si smarrisce, vista l’assenza di un percorso definito, rischiando di non vedere alcuni degli autori. L’allestimento, poi, pare incompleto (o la scelta molto curiosa) laddove solo alcuni pannelli con le fotografie hanno le didascalie mentre altri no. E va aggiunto che al terzo giorno dall’apertura le audioguide sono ancora non pervenute, causa corriere. Si perdona tutto davanti alla bellezza di questa italianità per immagini?

Italia Inside Out – I fotografi italiani fino al 21 giugno 2015 Palazzo della Ragione Fotografia Milano, Piazza Mercanti, 1 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 20.30/ Giovedì e sabato 9.30 – 22.30 Biglietto €12/10/6 Congiunto €18/16/9

 

 

GLI SCATTI DI DAVID BAILEY: STAR SYSTEM (E NON SOLO) AL PAC

Varcare la soglia del PAC in questi giorni (fino al 2 giugno) è fare un tuffo tra i volti pop degli ultimi 50 anni: nella mostra Stardust sono esposti più di 300 scatti di David Bailey tra divi del cinema, grandi artisti visivi, top model ma anche persone normali e scatti sociali per risvegliare le più pigre coscienze.

Curata dallo stesso artista e realizzata in collaborazione con la National Portrait Gallery di Londra e con il magazine ICON, la mostra contiene una vasta serie di fotografie, selezionate personalmente da Bailey come le immagini più significative o memorabili della sua carriera, che ha attraversato più di mezzo secolo.

Nello spazio progettato da Ignazio Gardella si articolano per temi alcuni dei progetti più interessanti del grande fotografo: dagli scatti realizzati per Vogue che lo hanno reso famoso nei primi anni ’60, alle immagini realizzate per i dischi dei Rolling Stones o ai gemelli pugili Reggie e Ronnie Kray; i grandi ritratti che hanno per protagonista Catherine Dyer, talvolta straordinaria modella talaltra moglie e madre dei loro tre figli, sempre donna di straordinaria femminilità. L’arte di Bailey non si limita però alle celebrità: sono una decina le fotografie appartenenti al progetto “Democracy“, realizzato tra il 2001 e il 2005, dove un gruppo di sconosciuti, a turno, ha posato nudo per 10 minuti; ci sono le immagini degli anziani con i costumi tradizionali scattate durante il viaggio nella regione indiana di Naga Hills; ci sono gli scatti dedicati ai teschi; c’è il reportage realizzato negli anni ’80 per portare l’attenzione mondiale sulla situazione in Sudan.

Non l’ordine cronologico ma quello tematico sancisce ancora una volta la profondità e la qualità del lavoro del grande artista inglese, che attraverso le proprie immagini racconta non solo le storie dei protagonisti ritratti, ma anche del mondo attorno che li circonda.

Unica pecca della mostra: l’assoluto divieto di usare gli smartphone e di fare fotografie all’interno degli spazi, curioso e un po’ anacronistico in un mondo dove la promozione e la comunicazione dell’arte passano anche attraverso la condivisione digitale.

Stardust. David Bailey fino al 2 giugno 2015 PAC Via Palestro 14, Milano Da martedì a domenica 9.30 – 19.30, giovedì fino alle 22.30 Biglietti € 8,00/ 6,50 /4,00

 

MEDARDO ROSSO ALLA GAM, CON MOLTI DUBBI

Medardo Rosso, torna ad essere protagonista di una mostra monografica a Milano dopo 35 anni dall’ultima. Organizzata e prodotta dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, da 24 ore Cultura – Gruppo 24, insieme al Museo Rosso di Barzio, la mostra è a cura di Paola Zatti, conservatore della Galleria d’Arte Moderna di Milano.

Rosso è l’artista della forma che prende vita: nel percorso espositivo, tra gessi, bronzi e modelli in cera, oltre ad immagini d’archivio, i personaggi ritratti sono vive idee che si animano, con l’intento di perseguire non una verosimiglianza ma una rappresentazione dell’impressione. Le 15 opere di Rosso della GAM sono affiancate da una selezione significativa proveniente dal Museo Rosso di Barzio, che ha partecipato alla curatela della mostra, e una serie di prestiti nazionali e internazionali (Musée d’Orsay e Musée Rodin di Parigi, Staatliche Kunstammlungen di Dresda, il Museo d’Arte di Winthertur, Szepmuveszeti Muzeum di Budapest).

L’insieme di queste opere consente di avere una visione ampia sia dei soggetti affrontati dall’artista sia della sua evoluzione interpretativa e della sua competenza e passione per la tecnica fotografica. Infatti ad arricchire l’esposizione è presente un cospicuo contributo iconografico che documenta il lavoro di Medardo: l’artista infatti quando esponeva i propri lavori creava loro intorno una sorta di scenografia che ne accresceva, o addirittura modificava, il senso. La straordinaria Madame X, opera del 1896, è al centro della terza sezione della mostra, e dialoga con due versioni a confronto in bronzo e cera dell’Enfant Malade, documento della fase sperimentale di Rosso.

Seppur interessante il dialogo che si va a creare tra le sale della galleria e i lavori dell’artista, dove i grandi specchi consentono di osservare da diversi punti di vista le stesse opere, gli spazi danno poca aria alle sculture che ne risultano penalizzate e laddove vi siano dei gruppi guidati la visita risulta estremamente complessa, quasi impossibile. Il costo dell’ingresso è piuttosto alto (12€) considerando che si tratta di una mostra articolata in sole sei sale e che poi per visitare gli altri spazi della Galleria deve essere acquistato un ulteriore biglietto. Purtroppo si deve notare che il livello della conoscenza della lingua inglese da parte degli operatori della biglietteria non è adeguato, elemento invece che dovrebbe essere curato e seguito da ogni organizzazione in particolar modo nell’anno di Expo.

Medardo Rosso la luce e la materia – fino al 31 maggio Galleria d’Arte Moderna di Milano via Palestro 16 – Lunedì 14.30 – 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30 Giovedì 9.30 – 22.30

 

FOOD. QUANDO IL CIBO SI FA MOSTRA

Food | La scienza dai semi al piatto, non è solo una mostra dedicata all’alimentazione: è un percorso di avvicinamento e scoperta del processo di produzione di ciò che mangiamo. Anche questa definizione è riduttiva: le quattro sezioni accompagnano il visitatore dalla scoperta dei cibo, dall’origine quando è seme fino alle reazioni chimiche che sottendono la cottura, passando attraverso dettagliate spiegazioni su provenienza storico-geografica, suggerimenti sulle modalità di conservazione o exhibit interattivi.

La mostra, in corso fino al 28 giugno 2015 e allestita nelle sale del Museo di Storia Naturale Milano, rappresenta il più importante evento di divulgazione scientifica promosso dal Comune di Milano sul tema di Expo 2015. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e costituisce una delle più importanti iniziative del programma di “Expo in Città”.

Tutto nasce dai semi è il titolo della prima sala, nella quale vengono raccontate le diverse classi e famiglie con caratteristiche, provenienza e utilizzo. Decine e decine di barattoli mostrano, portando, in alcuni casi per la prima volta, esemplari che appartengono alle più importanti banche dei semi italiane. Si prosegue poi con Il viaggio e l’evoluzione degli alimenti dove mele, agrumi, riso, caffè e cacao non avranno più segreti: tra giochi interattivi e alberi genealogici, tutto è facilmente accessibile e non superficiale. Grande elemento positivo della mostra è infatti la capacità di rendere fruibili le nozioni più scientifiche a un pubblico differenziato, senza per questo incorrere nel rischio di semplicismo.

Che la cucina sia un’arte è risaputo da tempo, ma che alla base di tante ricette vi siano principi di chimica e fisica passa spesso inosservato: la terza sezione della mostra illustra come funzionano alcuni degli elettrodomestici più comuni, con consigli sulla conservazione degli alimenti (sapevate che i broccoli hanno un metabolismo più veloce delle cipolle e che per meglio conservarli andrebbero avvolti in una pellicola di plastica?!) e soluzioni fisico-chimiche ai problemi di chi cucina (cosa fare se la maionese impazzisce?).

Quando poi sembra che niente in materia di cibo possa più sorprenderci si giunge all’ultima sala I sensi.
Non solo gusto ovvero niente è come sembra: vista, olfatto e tatto anche nel mangiare giocano un ruolo determinante, al punto talvolta di allontanare il gusto dalla reale percezione.

Il costo del biglietto è medio alto (12/10 euro), ma la visita merita davvero il prezzo d’ingresso se non altro per cominciare ad affacciarsi nel tema che, grazie ad Expo, ci accompagnerà per tutto il 2015.

Food. La scienza dai semi al piatto Museo Scienze Naturali, corso Venezia – fino al 28 giugno 2015 Lunedì 09.30 – 13.30 / Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica 9.30 – 19.30 / Giovedì 9.30 – 22.30 Biglietto 12/10/6 euro

 

 

GOOGLE ENTRA NEI MUSEI: ART PROJECT

La grande sfida dei musei oggi è quella di stare al passo con l’avanzare incessante delle tecnologie, mantenendo al contempo il ruolo di conservatore della tradizione e del patrimonio che la società gli chiede. Google ha preso coscienza di questa necessità dei musei e ha dato vita al Google Art Project: un accordo con più di 600 istituti culturali in tutto il mondo che ha consentito, attraverso due fasi, la digitalizzazione delle collezioni prima e del percorso museale poi.

Unico nel suo genere, Art Project è prova dell’impegno di Google nella diffusione e promozione della cultura online a un pubblico il più ampio possibile. Sotto l’egida del Google Cultural Institute e nel segno di questo ambizioso obiettivo, Google ha già realizzato moltissimi progetti, tra cui la digitalizzazione degli archivi di Nelson Mandela, dei manoscritti del Mar Morto e la messa online di archivi storici di grande valore, come quelli dell’Istituto Luce Cinecittà relativi alla Dolce Vita italiana degli anni ’50-’60.

Nella città di Milano tre sono stati i musei coinvolti: il Museo Bagatti Valsecchi, il Museo Diocesano e il Museo Poldi Pezzoli che tra il 2012 e il 2013 hanno messo online immagini ad altissima risoluzione delle proprie collezioni sulla piattaforma dell’Art Project. La grandezza del progetto però non sta nella digitalizzazione delle collezioni, quanto nel sistema d’archiviazione che consente di ricercare l’opera per nome dell’artista, titolo, tipo di arte, museo, Paese, città e collezione. Una volta selezionata un’opera d’arte tra le 60.000 disponibili, assieme al dettaglio che si preferisce, si può creare la propria galleria personale. E ancora, è possibile aggiungere commenti a ogni dipinto e l’intera collezione può essere condivisa sui social network.

La seconda fase, appena conclusasi per i musei milanesi, ha consentito la realizzazione di un tour virtuale per ciascuna istituzione. È stata coinvolta una particolare telecamera di Street View che ha scattato immagini a 360° degli interni, unite poi con l’obiettivo di consentire un’esplorazione continuativa all’interno delle stanze.

Dal 10 febbraio il visitatore virtuale può esplorare le 18 sale del Museo Bagatti Valsecchi simulando una vera e propria passeggiata nella dimora dei due fratelli Fausto e Giuseppe, ammirandone i soffitti, i preziosi oggetti raccolti dai baroni sul finire dell’Ottocento e vivendone, anche se virtualmente, la magia. Grazie al Museum View anche nel caso del Museo Diocesano è possibile visitare integralmente i tre livelli, le opere e il chiostro direttamente da casa propria: dalle sale dedicate a Sant’Ambrogio, alla Sala Fontana, alla collezione Sozzani coi suoi 106 disegni e ricche cornici.

Il Museo Poldi Pezzoli, il primo milanese che aderì al Google Art Project nell’ottobre del 2012, con 185 immagini di altissima qualità. Tra le opere visibili sulla collezione digitale dedicata al Museo di via Manzoni, in particolare l’Artemisia del Maestro di Griselda, dipinto tardo quattrocentesco raffigurante un’eroina dell’antichità anch’essa fotografata a una risoluzione di circa 7 miliardi di pixel.

 

 

TRA LEONARDO E MILANO PROSEGUE FELICEMENTE IL SODALIZIO

Se in una pigra domenica sera emerge nel milanese un’incontenibile voglia di visitare una mostra, quali sono le proposte della città? Intorno alle 19.30 non molte in realtà: Palazzo Reale così come i grandi musei del centro sono già in procinto di chiudere. Una però attira l’attenzione, sarà per la posizione così centrale o forse proprio per il fatto che è ancora aperta.

Quella dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, affacciata sulla Galleria Vittorio Emanuele, è una mostra in continua espansione che periodicamente si arricchisce di nuovi elementi frutto delle ricerche dal Centro Studi Leonardo3, ideatore e organizzatore della mostra nonché gruppo attento di studiosi. Se Leonardo produsse durante la sua vita un’infinità di disegni e schizzi, L3 si pone come obiettivo quello di studiare a fondo la produzione del genio tostano e renderla fruibile a tutte le tipologie di pubblico con linguaggi comprensibile e divulgativi offrendo un momento ludico di intrattenimento educativo, adatto sia per bambini che per adulti.

Quasi 500 mq ricchi di modelli tridimensionali e pannelli multimediali che permettono realmente di scoprire le molteplici sfaccettature del pensiero e dell’operato leonardesco: macchine volanti o articolati strumenti musicali possono essere smontate e rimontate; riproduzioni del Codice Atlantico e di altri manoscritti sono tutte da sfogliare, ingrandire e leggere; ci sono giochi di ruolo a schermo nei quali i visitatori vestono i panni dello stesso Da Vinci. La produzione artistica non è dimenticata, anzi: un’intera sala è dedicata ai più famosi capolavori dell’artista con un grande pannello e due touchscreen dedicati al restauro digitale dell’Ultima cena, alla Gioconda e a due autoritratti dell’autore.

Inaugurata nel marzo 2013, prorogata prima fino a febbraio 2014 e ancora fino al 31 ottobre 2015, la mostra ha superato le 250 mila visite imponendosi come centro attrattivo per turisti e cittadini. Un buon risultato, ma forse basso considerando l’alta qualità della mostra e la posizione decisamente strategica. Il successo di pubblico sarebbe stato migliore (forse) con un maggiore rilievo dato dalla stampa e dei social network, e da un costo del biglietto più calmierato. Ma c’è ancora tempo, e l’occasione giusta è alle porte: non perdiamola e anzi, dimostriamo che anche a Milano ci sono centri di ricerca capaci di produrre mostre interessanti senza necessariamente creare allestimenti costosi ed esporre opere o modelli originali.

Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo 1 marzo 2013 – 31 ottobre 2015 Piazza della Scala, Ingresso Galleria Vittorio Emanuele II Aperta tutti i giorni, dalle 10:00 alle 23:00 compresi festivi Biglietti: 12/10/9 euro

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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