29 aprile 2015

RIVEDERE LEONARDO DA VINCI: IL GENIO SENZA TEMPO


La mostra temporanea Leonardo 1452-1519. Il disegno del mondo, aperta a Milano a Palazzo Reale dal 16 aprile al 19 luglio ha due grandi meriti: il primo è quello di proporre una figura così famigerata senza adagiarsi sulla vuota celebrazione del “genio totale”, mostrandoci invece un Leonardo in tutto e per tutto figlio del suo tempo; il secondo è di aver spostato il focus sul disegno, proponendo dagli schizzi preparatori ai lavori autonomi, dagli studi del panneggio alle mirabolanti progettazioni di qualche macchinario di gusto steampunk.

07carli16FBLe mostre di grandi pittori imbastite sui disegni danno spesso l’idea di essere andate al risparmio, accontentandosi di opere minori, non rappresentative (dove la rappresentatività è uno dei principali criteri di successo di un’opera d’arte), di aver insomma giocato (sporco) sulla firma di richiamo. In questo caso però, nonostante i disegni siano gran parte del materiale esposto, queste obiezioni non trovano fondamento. Anche perché, nel caso di Leonardo, i disegni sono forse quanto di più rappresentativo possiamo osservare. Naturalmente nessuno vuole sminuire un’icona come la Gioconda o capolavori qui esposti come la Madonna Dreyfus o la Belle Ferronière, ma è proprio attraverso i suoi schizzi – elaboratissimi, maniacali e densi di appunti – che si può davvero intuire l’ingegno davinciano all’opera. Ancor più che nel quadro finito.

La mostra di Leonardo a Palazzo Reale è definita «la più grande e importante esposizione dedicata a Leonardo mai realizzata in Italia». Unica rivale: l’ambiziosa mostra del 1939, sempre milanese, questa sì grondante retorica sul genio italico (e visti i tempi c’era da aspettarselo). Da più parti acclamata come «la più rilevante offerta culturale di Milano durante il semestre Expo», è stata però ideata, organizzata e finanziata da un soggetto privato, Skira editore, che ha affidato la curatela a Pietro C. Marani, professore al Politecnico e presidente dell’Ente Raccolta Vinciana di Milano, e a Maria Teresa Fiorio, vice presidente dello stesso ente.

L’allestimento comprende 225 opere, recuperate da un centinaio di musei e collezioni internazionali. Niente Gioconda e niente Vergine della Rocce, del tutto inamovibili dal Louvre, che ha però concesso la Belle Ferronière, il San Giovanni Battista e la Piccola Annunciazione. Ben trenta disegni autografi provengono direttamente dalla Royal Collection di Elisabetta II, mentre la Pinacoteca Ambrosiana, la “casa milanese” di Leonardo, presta il Ritratto di musico e ben trentotto disegni del Codice Atlantico.

L’importanza del disegno: la natura, il corpo e la macchina – Il concept, dicevamo, è il disegno: fondamento pedagogico nelle botteghe fiorentine ma anche, e soprattutto, strumento conoscitivo privilegiato di Leonardo per la sua lunga, complessa scoperta del mondo. Scettico nei confronti della scrittura, egli considerava invece la pittura alla stregua di una vera scienza, in quanto «sola imitatrice di tutte le opere evidenti in natura».

Il disegno in particolare ha per lui un valore euristico: disegnando i fiumi indaga sul loro moto, così simile ai suoi occhi a quello del sangue nelle vene; schizzando cavalieri, cavalli e battaglie nei disegni preparatori (come lo studio prospettico per l’Adorazione dei magi) analizza le anatomie, i volumi e le dinamiche di movimento. Il disegno poi è terreno fertile per i suoi studi di carattere scientifico, in virtù di quell’approccio interdisciplinare (dalla fisiologia alla meccanica alla cosmologia) che è poi una delle sue grandi peculiarità: quella che gli è valsa la fama, così radicata, di genio versatile. O, come si usava dire allora, di polimata, di uomo universale.

Ma i disegni, spesso corredati dalla sua celebre scrittura speculare (che secondo teorie più recenti non … Per continuare a leggere l’articolo su LINKIESTA clicca qui

 

Laura Antonella Carli



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