29 aprile 2015

CITTÀ BENE COMUNE 2015: QUATTRO LIBRI PER DISCUTERE


La città è un bene comune? E se lo fosse, in che modo il progetto e il governo urbano e territoriale contemporanei possono contribuire a garantire ai cittadini questa condizione di civiltà? A queste e ad altre questioni rispondono quattro autori di pubblicazioni più o meno recenti che, sollecitati da un nutrito gruppo di discussant, parteciperanno alla terza edizione del ciclo di incontri di cultura del progetto urbano “Città Bene Comune”, organizzato anche quest’anno da chi scrive per la Casa della Cultura e il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. La tesi di fondo è che la città sia un bene comune e lo siano non solo gli spazi o gli edifici di proprietà pubblica, ma l’intero organismo urbano nel suo insieme come fatto fisico, sociale e politico, con tutto quel corollario di diritti che ne consegue ben esemplificato da Edoardo Salzano nel suo La città bene comune (ed. Ogni uomo è tutti gli uomini, Bologna 2009).

08riboldazzi16FBIl primo incontro alla Casa della Cultura (lunedì 4 maggio alle ore 18) sarà con lo storico dell’arte Tomaso Montanari che nel 2013 ha pubblicato, per i tipi di Minimum fax, Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane. Non si tratta dell’ultimo libro di questo generoso autore ma questo lavoro – di cui discuteremo con il contributo di Giulio Ernesti, Jacopo Muzio e Paolo Pileri – appare interessante perché – di là degli incresciosi fatti di cronaca di cui narra relativi al patrimonio artistico e culturale italiano e di là della vivida e condivisibile denuncia circa la mercificazione delle cosiddette “città d’arte” nonché delle opere che dovrebbero gelosamente custodire – è fondato sulla tesi dell’inscindibilità tra forma dello spazio pubblico, identità collettiva e democrazia. «Per secoli, anzi per millenni, la forma dello Stato, la forma dell’etica, la forma della civiltà stessa si sono definite e si sono riconosciute nella forma dei luoghi pubblici – scrive Montanari –. Le città italiane sono sorte come specchio, e insieme come scuola, per le comunità politiche che le abitavano».

Il secondo incontro (lunedì 11 maggio alle ore 18) sarà con il giurista Paolo Maddalena autore de Il territorio bene comune degli italiani. Proprietà collettiva, proprietà privata e interesse pubblico (Donzelli, Roma 2014), un libro che – come osserva Salvatore Settis nell’introduzione al volume – si muove entro tre coordinate principali – quella della politica, quella della cittadinanza e quella dello «scontro frontale fra le ragioni del mercato e i principi del bene comune». Maddalena – che alla Casa della Cultura si confronterà con Giancarlo Consonni, Luigi Mazza e Gabriele Pasqui – apre la sua riflessione evidenziando i pesanti squilibri ambientali ed economici del pianeta. Ne deduce l’improcrastinabile necessità «di agire […] colpendo le idee che sono la causa diretta e immediata di [quella che definisce una] immane tragedia». Infine propone di passare da una «visione individualistica dei diritti a quella collettivistica […] secondo il principio indefettibile dell’uguaglianza economica e sociale di tutti i cittadini». Tutto ciò, facendo sereno affidamento sulla Costituzione italiana in cui già oggi – sostiene l’ex giudice della Corte costituzionale – «nulla si oppone, dal punto di vista del diritto positivo, a considerare l’uomo e l’ambiente sul piano dei valori».

Il terzo incontro (lunedì 18 maggio alle ore 18) sarà con l’urbanista Paolo Berdini autore de Le città fallite. I grandi comuni italiani e la crisi del welfare urbano (Donzelli, Roma 2014). Si tratta di un libro da cui – osserva Paolo Maddalena nella prefazione – emerge chiaramente come, in Italia, la «distruzione territoriale e ambientale [degli ultimi decenni] sia andata di pari passo con la cancellazione delle regole dell’urbanistica» e da cui appare in modo altrettanto evidente «l’importanza delle regole urbanistiche, del loro valore di civiltà». Berdini – che alla Casa della Cultura discuterà dei temi del suo libro con Corinna Morandi, Federico Oliva e Graziella Tonon – traccia un quadro desolante di come, tanto per ragioni economico-finanziarie quanto per ragioni politiche, negli ultimi decenni si sia progressivamente smantellato un «patrimonio di idee e conquiste» faticosamente costruito dalla cultura urbanistica e amministrativa nel XIX e nel XX secolo. «Oggi – afferma – stanno [perfino] venendo meno le condizioni culturali, economiche e sociali che hanno garantito alle città una storia ininterrotta di sei millenni. La finanza dominante – prosegue – ha deliberatamente rotto lo storico patto sociale su cui è fondata la vita delle città ed è stata conseguentemente minata alla radice la stessa concezione del vivere comune».

Il quarto e ultimo incontro del ciclo Città Bene Comune (lunedì 25 maggio alle ore 18) sarà con il politico Walter Vitali che lo scorso anno ha curato, per i tipi de il Mulino, Un’Agenda per le città. Nuove visioni per lo sviluppo urbano, un libro che raccoglie tredici saggi in cui si indagano, anche a partire dal caso bolognese, temi e questioni inerenti il futuro delle politiche urbane praticate dalle grandi città. Si tratta di un lavoro – di cui discuteremo alla Casa della Cultura con Alessandro Balducci, Matteo Bolocan Goldstein e Patrizia Gabellini – che si inquadra in quelle attività volte a rispondere all’invito dell’Unione europea «a ciascun paese membro, di dotarsi di “un’ambiziosa Agenda urbana” con almeno il 5% delle risorse assegnate a livello nazionale». L’ex sindaco di Bologna ed ex senatore del PD imposta la sua riflessione su due questioni fortemente interrelate. La prima riguarda la distribuzione della popolazione sul territorio, le concentrazioni urbane e il loro impatto ambientale. La seconda concerne gli impatti della crisi economica e le potenzialità di ripresa che passano da un ripensamento integrale delle città, dalla loro riprogettazione «come affermazione di un nuovo modello di sviluppo su scala globale».

Renzo Riboldazzi



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