29 aprile 2015

LA CINA È VICINA? NO È QUI


La Cina è vicina” intitolava un film di Marco Bellocchio del 1967. Allora il riferimento era la rivoluzione culturale, alla ricerca di nuovi miti rivoluzionari “dell’origine”, che attraversarono il 68. Oggi la Cina è vicina perché protagonista della scena economica e politica mondiale. Perché, solo a Milano, di recente sta perfezionando l’acquisto della Pirelli e del Palazzo ex Credito Italiano in piazza Cordusio, mentre si parla di interesse al A.C.Milan. Ma come cercare di capire questi cambiamenti? “Che c’azzecca” l’ultimo grande paese che si definisce comunista con lo sviluppo di un capitalismo sfrenato che produce milioni di “signori dollaroni” e, supponiamo, aumenta il divario con un miliardo di poveri.

10antoniazzi16FBIo ho trovato una strada semplice e piacevole. Certo non esaustiva, ma per la mia generazione di sinistra post sessantottina, molto interessante. Ho scoperto i romanzi di Qiu Xialong (nove quelli finora pubblicati in Italia da Marsilio) e con essi il protagonista, l’ispettore Chen Cao della polizia di Shangai. Qiu Xialong, scrittore e traduttore (come il suo personaggio Chen, certo un po’ autobiografico) di poesie cinesi e di poesie di Eliot e altri autori anglosassoni, vive dal 1989 negli Stati Uniti dove insegna Letteratura Cinese nell’università di St. Louis, dove ha preferito rimanere dopo i fatti di Tien An Men.

Questo strano tipo di ispettore, laureato in lettere ma assunto in Polizia perché uno dei migliori laureati, che cita poesie classiche mentre cerca di scoprire i responsabili di delitti, al quale piace degustare piatti della “cucina di strada” ma anche di grandi ristoranti, alla presa con donne affascinanti ma senza poi mai legarsi in un rapporto stabile (con grande cruccio della madre poiché per Confucio un uomo retto deve prendere moglie e avere figli …), passa attraverso i luoghi e le persone delle trasformazioni cinesi.

Molti personaggi hanno vissuto le svolte del Presidente Mao, hanno subito gli alti e bassi, a volta tragici, delle campagne politiche contro “i neri”, gli intellettuali, “i nemici del socialismo” per poi trovarsi nell’epoca in cui “arricchirsi è positivo” come ha detto Deng Xiao Ping, per cui alcuni fanno fortune enormi e altri vivono in vecchie case con fornello in comune e un solo locale dove stare.

Chen è figlio di uno studioso di Confucio e mantiene un’onestà specchiata che è insieme figlia di valori originari del socialismo e di valori tradizionali. Ripete spesso una massima di Confucio “Ci sono cose che un uomo può fare e ci sono cose che un uomo non può fare”. È ben consapevole di un potere sovrastante che vuol difendere l’immagine di “una via cinese al socialismo” e che non tollera trasgressioni o cadute. Spesso mentre fa indagini il Servizio di Sicurezza del Partito indaga su di lui. Per il Partito la buona reputazione dello stesso è più importante della verità. Fino ad accettare la condanna dei corrotti, come capro espiatorio e a dimostrazione che il Partito si autocorregge, piuttosto di andare avanti nel trovare i burattinai dentro il partito, che siano a Pechino o a Shangai.

Si capisce molto di una società frammentata alle prese con i problemi dell’inquinamento (rimosso per decenni dall’agenda politica), della libertà di internet cosi difficile da gestire e capace di creare vere campagne di controinformazione feroci. E finiamo per affezionarci all’ispettore Chen che è un’idealista come la nostra generazione. Che voleva cambiare il mondo con una rivoluzione poetica e si trova a navigare a vista in una società piena di contraddizioni e che cerca di assimilarlo o alla disciplina del realismo o alla condanna di una marginalità definitiva.

Le storie dell’ispettore Chen sono una guida perfetta dentro i meandri di una società in pieno cambiamento. Un continente, quello cinese, cosi difficile da capire per noi occidentali ma che nelle storie di Qiu Xiaolong diviene più vicino a noi, e i suoi conflitti e le sue contraddizioni (tutte ancora da decifrare nei loro sviluppi futuri) ci sembrano non cosi lontani dai nostri. Capire di più la Cina è un obbligo del XXI secolo e leggere le vicende dell’ispettore Chen può essere un buon inizio.

Pier Vito Antoniazzi



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