15 aprile 2015

TRAFFICO A MILANO. ANCHE LUDOVICO IL MORO PUÒ DORMIRE TRANQUILLO


1484, Milano la peste nera si porta via 50.000 concittadini. L’ecatombe induce il Duca Ludovico, il Moro a incaricare Leonardo da Vinci a presentare un programma di rinnovamento urbanistico della Città. Leonardo osserva la realtà, le dinamiche, ne coglie i limiti e le potenzialità inespresse. Soprattutto applica il pensiero nuovo che vuole perfetto il luogo entro cui l’uomo abita, si muove, lavora quale artefice del proprio destino e principale motore dell’attività economica, politica, sociale, culturale.

 

04santambrogio14FBL’esito è immaginifico e inedito per quel tempo ma, oggi, famigliare e moderno: strade ampie, separazione di funzioni, spazi dedicati, qualità dei servizi collettivi e quant’altro. La città è sinonimo di funzionalità, frutto dell’apporto delle scienze matematiche e meccaniche, oltre che delle conoscenze socio-ambientali. Una visione onirica, Il Moro ne trae le conseguenze. L’idea è bella e innovativa ma l’è impusibil , difficoltà di tutti i tipi. Su tutto incombe una politica culturale ingessata che si barcamena tra opposte tendenze, non è in grado di promuovere un ampio consenso per un deciso rinnovamento. Certo non aiuta un’opinione pubblica che si desidera sempre più distratta dal partecipare e condividere le scelte di governo. Un segno di velato declino che nel 1515, a Marignano, ci fa perdere tutto.

 

1802 la prima Repubblica Italiana, quella di Napoleone e del Melzi d’Eril, avvia una spinta di rinnovamento che s’ingrossa sempre più nei decenni successivi. Tutto incalza. Partecipare, esserci, mettersi in gioco è la parola d’ordine per i giovani e non solo, i circoli sono effettivi elaboratori di idee e saperi. Poi, il Big Bang, il Tricolore ci fa popolo. Tante le novità che si susseguono via via nello scorrere del tempo, tra queste il farsi, per Milano, città moderna. Poi la guerra devastante, la Liberazione ci restituisce la dignità. Lo “Stellone” ci accompagna nella città contemporanea, oggi.

2015 Milano, il Bie (Bureau International des Expositions) ci porta l’Expo,e il Comitato Scientifico, incaricato dal governo milanese, presenta alla Città, dopo due anni di intenso lavoro, il Piano per la mobilità sostenibile, PUMS. Uno strumento di pianificazione che contribuirà a determinare la Città dei prossimi dieci anni e oltre “che intende voler assicurare un equilibrio effettivo di mobilità, di qualità della vita, di protezione ambientale e della salute“. E ancora “riconoscimento pieno della scala territoriale metropolitana … consapevolezza che sostenibilità ambientale e mobilità efficiente e innovazione si rafforzano a vicenda … innescare un circolo virtuoso che accresca l’offerta dei servizi integrati per chi si muove in Città, riducendo la dipendenza dell’auto e aumentando la competitività degli altri modi, (ciclopedonalità, trasporto pubblico, carsharing ecc), con priorità tra tutti al trasporto pubblico … riduzione dell’inquinamento. recupero della fruibilità degli spazi pubblici..valorizzazione del patrimonio storico ed architettonico”. Parole d’ordine: mobilità sostenibile- equità, sicurezza e inclusione sociale- qualità ambientale- innovazione ed efficienza economica.

 

Non più liste della spesa ma scelte precise e valutate nell’ottica delle varie forme di sostenibilità “… s’individuano azioni concrete aggregati in alcuni scenari. L’attuazione del PUMS richiede che l’Amministrazione predisponga tempestivamente un programma operativo realistico, che indichi nel dettaglio le priorità e le modalità di attuazione dei singoli interventi e i relativi diagrammi temporali e delle fonti di finanziamento“. In questi giorni il PUMS è aperto alle osservazioni dei corpi sociali che ci auguriamo attenti nel proporre migliorie e chiarimenti in alcune parti sostanziali per l’efficacia futura del piano stesso, quali quelle relative alle metropolitane, alla ciclopedonalità e ai sistemi complessivi di mobilità dolce (car sharing, car pooling, bike sharing and so on), e moderazione del traffico nelle zone 30 e alla disciplina della sosta.

 

Nuove modalità di trasporto urbano che poggiano su principi e valori, in particolare quello della condivisione, che meriterebbero di essere meglio spiegati rispetto alle maggiori utilità e ricadute positive, di ogni genere, non solo ambientali, ma anche fiscali, economiche, di efficienza produttiva, considerando, soprattutto in questi tempi di magra, le martoriate tasche di tutti noi cittadini già massacrate da balzelli di ogni tipo.

 

Sarebbe altrettanto importante dedicare un po’ più spazio nel chiarire meglio le modalità di progettazione, realizzazione e gestione, non solo quantitative ma soprattutto qualitative delle opere che sono necessarie per l’attuazione del nuovo modello di mobilità proposto. A tal proposito sono sotto gli occhi di tutti alcune esperienze per niente incoraggianti e attualmente in corso d’opera, quali, ad esempio, la realizzazione della rete ciclabile, per tutte viale Tunisia, e la metropolitana 4 che mostrano preoccupanti arretratezze di cultura, padronanza tecnica e qualità progettuale e costruttive contro tendenti ai begli obiettivi enunciati dal PUMS. Il PUMS è un compendio, articolato e complesso, di non immediata lettura in cui si può perdere la visione d’insieme, ma che se ben attuato può progressivamente cambiare in meglio la nostra qualità di vita. Gli stessi estensori del Piano esprimono “la necessità di una comunicazione efficace che produca un messaggio chiaro ma specifico per interlocutori diversi, che utilizzi linguaggi e media per generare azioni comunicative, interattive e partecipative”.

 

Questo presuppone la capacità di elaborare una nuova cultura, non solo cittadina ma anche nazionale, in cui la mobilità sia un campo in cui sperimentare nuove modalità di relazione tra scelte individuali e collettive, tra opportunità economiche, dove è possibile la coesistenza, in sicurezza, delle auto, delle bici, delle moto, dei mezzi pubblici ; dal conflitto perenne è possibile esercitare inedite forme di convivenza. La strada continua a ospitare il movimento ma è anche luogo d’incontro.

 

E a questo punto si aprono nuove sfide che necessariamente rimescolano e riformulano tanti elementi base come la conoscenza, l’accesso alle informazioni, il discernimento, la libertà, la consapevolezza e la responsabilità, la gestione degli spazi urbani, il rispetto dei diritti della persona e di quelli della comunità, l’uguaglianza alle opportunità, la solidarietà.

La partecipazione alla comunità non può limitarsi a una mera enunciazione teorica, ma va praticata ed esercitata attivamente, quotidianamente, da ogni singolo cittadino. La partecipazione, un diritto e un dovere, che a sua volta deve essere sollecitata e rispettata da coloro che sono chiamati al governo della Città. Diversamente tutto diventa impusibil e Marignano è sempre in agguato.

 

Luigi Santambrogio

 



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