15 aprile 2015

la posta dei lettori_15.04.2015


Scrive Gregorio Praderio a proposito di corruzione e burocrazia – Temi pesanti, quelli dell’ultimo numero di ArcipelagoMilano; direi anzi strategici e cruciali. Sulla corruzione, Beltrami Gadola si chiede come mai, dopo, “tutti sapevano”: vuol dire allora che sono tutti conniventi? A mio parere, su questo giocano due fattori. Innanzitutto – ma è l’aspetto più banale – nessuno vuole apparire disinformato. Siamo tutti uomini di mondo e quindi anch’io sospettavo, anzi “sapevo”. Ma questo fa parte delle battute. Più importante invece la regola principale per chi gestisce il potere, che è: “esserci, a qualunque costo”. Mai rinunciare, mai mollare la presa; e quindi meglio accettare compagnie imbarazzanti, piuttosto che “uscire dal giro”. Questo lo si vede ad esempio dal malcelato scherno che circonda chi si dimette da qualche posizione di rilievo: nel sentire comune, impossibile che l’abbia fatto di sua volontà, sicuramente l’hanno “fatto fuori”. Se invece più laicamente si accettasse che nelle posizioni di potere si può entrare, uscire, e poi magari rientrare, sarebbe più facile isolare chi si comporta scorrettamente, e ridurre di conseguenza il suo potere di ricatto (“o ti adegui anche tu o sei finito”).
 
Ancora più rilevante il tema dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione, più direttamente provata dai cittadini e che credo faccia molti più danni della corruzione (sarebbe interessante avere anche qui delle stime di quanto pesi sui costi economici del Paese). Secondo Elena Grandi, servirebbe la rotazione dei direttori di settore. Mi sembra però una proposta del tutto insufficiente. Qui il problema è quello dell’autoreferenzialità degli apparati, di fatto inamovibili e selezionati in prevalenza all’interno della pubblica amministrazione stessa. Anche qui, credo che bisognerebbe aprire di più le finestre e fare circolare un po’ d’aria: concorsi aperti a tutti (che timore c’è?), possibilità di allontanare facilmente dirigenti inetti o poco collaborativi, e di cercare al loro posto competenze migliori (come, grazie a Dio, sembra voglia fare il Governo Renzi – su cui non voglio dare giudizi politici, ma che su questo dovrebbe avere l’appoggio di tutti).
 
C’è chi non è convinto, perché teme che questo apra spazio al cosiddetto “spoils system“, visto come maniera di imporre figure incompetenti e protette politicamente rispetto agli integerrimi e preparatissimi funzionari. Be’, non è esattamente così. Fermo restando che funzionari preparatissimi e integerrimi per fortuna ci sono (non lo dico per piaggeria), chiunque abbia un minimo di esperienza di pubblica amministrazione sa che molte carriere interne non sono basate esattamente sul merito. E che chi invece si è conquistato a fatica un buon nome per le sue capacità professionali, non se lo brucia così, tanto per compiacere il politico di turno. Credo insomma che, favorendo comunque la continuità amministrativa, l’autonomia dei tecnici, la persistenza dei saperi e la verifica oggettiva delle competenze, lo “spoils system” non vada demonizzato, anche se bisogna averne ben presenti i rischi. Penso infine che il tema sia così cruciale da meritare ulteriori riflessioni, da diversi punti di vista.

 

Scrive Pietro Vismara a proposito del Mudec – Giuste le note di Alberto Caruso sulla realizzazione del Mudec. Vorrei però far presente che il problema della posa delle pavimentazioni in pietra è oramai molto diffuso in tutti gli spazi pubblici: fughe larghissime, lastre spezzate, pietre non complanari, fondi mal costipati.

Ora, delle due l’una: o non siamo più capaci di posare le pietre (ma allora smettiamola – e com’è che invece altrove ci riescono?); oppure il Comune non è più capace di scegliere le ditte a cui affidare i lavori e soprattutto di controllarle. E allora che gli inamovibili funzionari comunali preposti si diano un po’ di più da fare.



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