1 aprile 2015
HAUSKONZERTE
Esistono delle realtà, nel mondo della musica classica, che si fa fatica a immaginare. Una l’ho scoperta sabato scorso, ospite di un “concerto in villa” che pensavo fosse un evento sporadico, legato a qualche festeggiamento familiare, e che invece si è rivelato essere il capitolo di una lunga e bella storia di cultura musicale diffusa con radici antiche e risvolti di grande freschezza.
La storia inizia nel 1981 quando, in una villa nella bella regione che si distende fra il lago Maggiore e quello di Varese, un ingegnere con la passione per il violino – che quando trovava gli amici giusti dialogava con un pianoforte e si dilettava in trii, quartetti, quintetti – invitò tre professori d’orchestra della Scala, riuniti in trio, a suonare davanti a un gruppo di ospiti abitanti nei dintorni e la serata ebbe un tale successo che venne ripetuta più volte invitando diversi musicisti. Così sono nati più di trent’anni fa gli “Amici della musica“, oggi una cinquantina di persone molto appassionate e attente, che regolarmente organizzano nelle loro case “Hauskonzerte” di grande qualità, sia dal punto di vista musicale che da quello sociale e ambientale.
Questi Hauskonzerte funzionano così: ogni anno vengono invitati concertisti più o meno famosi – scelti sempre con grande cura e con l’intenzione di soddisfare ascoltatori molto esigenti – e proposti sofisticati programmi di musica da camera. Le serate vengono distribuite durante l’anno in modo da formare una vera e propria “stagione” concertistica, e si svolgono a turno in una delle residenze degli Amici della Musica, scelte fra le più adatte ad accogliere una platea di ospiti. Gli “Amici” si fanno carico pro quota dei costi essenziali e portano un contributo in natura – cibo e bevande – per il rinfresco che segue il concerto; uno di loro, il più volenteroso o il più preparato degli altri, si assume il delicato compito di presentare gli artisti e di illustrare il programma della serata.
L’albo d’oro di questi Hauskonzerte annovera, fra i musicisti invitati, interpreti di grandissima notorietà, compresi celebri ensemble cameristici, personalità che mai ci si immaginerebbe impegnati in concerti veri e propri ma in case private, totalmente prive di quella visibilità che in genere viene ricercata o pretesa da professionisti già affermati anche internazionalmente.
Partecipare a una di queste serate non è solo un privilegio per la qualità degli interpreti e la bellezza dei luoghi, né si limita a soddisfare il bisogno di concentrazione e di intimità richiesto dall’ascolto di musica colta e raffinata, ma risponde anche all’esigenza di mettersi in sintonia con la storia di quella musica “da camera” che nasce giusto per atmosfere e situazioni simili, per un pubblico di quel tipo – limitato di numero, amicale, preparato, interessato, senza attese di mondanità – che interagisce con gli esecutori creando una comunità complice ed affiatata.
L’altra sera ho sentito un concerto di due magnifici musicisti, di cui non faccio i nomi per rispetto della riservatezza in cui tutto si è svolto e di cui ho dato conto, che hanno eseguito tre Sonate per violino e pianoforte rispettivamente di Bach (la BWV 1014 in si minore), Mozart (la n. 21 in mi minore K.304) e Beethoven (n. 5 in fa maggiore opera 24, detta “Der Frühling“, la Primavera) illustrando così in modo esemplare l’evoluzione di questo genere, dalla prima versione “moderna” fino all’acme raggiunto nel momento di passaggio fra il classicismo ed il romanticismo.
All’ora del tramonto e poi con il primo buio e con la luna che già si affacciava dal Sacro Monte, con i profili dei musicisti e dei loro strumenti che si stagliavano oltre i vetri sulla superficie del lago, l’atmosfera era tale per cui la musica riusciva a esplodere in tutti i suoi significati con una capacità di presa sugli ascoltatori ben lontana da quella cui siamo abitati nelle sale da concerto; ricordava l’atmosfera magica delle Schubertiadi, quel festival musicale che si svolge ogni anno a Schwarzenberg, nel Vorarlberg, dove tutto è un po’ più “in grande” ma, grazie all’isolamento del paese dal resto del mondo e al dolcissimo paesaggio dei prati e dei boschi in cui è immerso, la concentrazione sulla musica ha la stessa intensità.
Hauskonzerte. Come sarebbe logico e ragionevole che questa modalità tipicamente europea di fare e di ascoltare musica si diffondesse anche da noi e riempisse quel vuoto di stimoli che caratterizza gran parte della nostra società e in particolare il mondo dei giovani. Fare e ascoltare musica insieme, scegliendosela, inseguendola, organizzandola, in un “fai da te” che ha anche il pregio di darci enormi soddisfazioni.
questa rubrica è a cura di Paolo Viola