25 marzo 2015

ECCOCI. È ARRIVATO GIULIANO PISAPIA 2.0


Poche sono le ragioni per tornare a brevissima distanza su di un medesimo argomento, ma questa volta la ragione c’è: la rinuncia di Giuliano Pisapia. Le letture date sono molte e forse nemmeno dalle sue dichiarazioni ne esce quella che potremmo definire “autentica”. Dobbiamo prenderne atto e riconoscergli il merito di averlo fatto col consueto stile: non un aulico proclama da sindaco ma con le parole di cittadino che parla ai suoi concittadini. Grazie per questo riguardo.

01editoriale12FBVeniamo però al dunque: mancano tredici mesi alla sua uscita da Palazzo Marino e questi quattordici mesi possono essere determinanti per Milano. Dell’Expo, anche se è l’evento dominante, non voglio parlare: sarà quel che sarà. È come le gite in montagna in agosto: si possono prendere due o tre temporali lungo la via ma magari quando si arriva il cielo è sereno. Giuliano Pisapia si porti appresso l’ombrello.

Ma in questi quattordici mesi sono tante le cose che il nostro sindaco può ancora fare, libero com’è ormai da qualunque condizionamento. Sa benissimo che molti dei suoi sostenitori gli rimproverano di non aver tenuto fede fino in fondo alle promesse fatte, e lo ricorda anche Fabio Arrigoni – il presidente di Zona 1- nell’intervista qui accanto e anche ci ricorda quanto sia difficile governare in una città lenta, estenuante nel realizzare le sue trasformazioni fisiche e organizzative.

Detto questo, Giuliano Pisapia potrebbe indicare a chi gli succederà quali siano i percorsi utili per arrivare dove lui non è arrivato. Sarebbe un viatico utile e soprattutto potrebbe dare continuità all’azione di governo, continuità che una volta – prima di Tangentopoli – davano i partiti politici oggi scomparsi e mal sostituiti da armate Brancaleone o da drappelli elettorali, fatta eccezione per il Pci …. Pd che però ha in parte perso la memoria e le sinapsi gli si risvegliano solo al motto “se ne faranno una ragione”. La continuità nella gestione della politica sembra rimasta affidata a certi vecchi mascalzoni i cui nomi si rincorrono nelle intercettazioni delle forze dell’ordine: i mascalzoni, loro sì hanno memoria storica!

Dunque, conoscendo i fatti e le difficoltà dall’interno, Giuliano Pisapia ci lasci il suo “giornale di bordo” e lo postilli con gli “avvisi ai naviganti”, smentendo nei fatti e nelle parole chi lo ha preceduto, e non solo l’ultima volta: i sindaci all’insegna del “dopo di me il diluvio”.

Tante cose dunque ancora da fare in soli tredici mesi, e gliene saremo grati, ma soprattutto per l’ultima: usare la sua autorevolezza e il suo ben noto “potere gentile”, che lo ha portato alla vittoria, per travasare tutta la sua gentilezza (quasi sempre sinonimo di civiltà) nel dibattito che si avvierà per la scelta del suo successore. Ho già sentito convenzioni ad excludendum pronunciate con vuota sicumera: la cinghia di trasmissione tra il potere centrale e il potere locale è pericolosa perché noi siamo sì tutti connazionali, e ce ne vantiamo, ma siamo anche concittadini e pure di questo ci vantiamo e spiace che la differenza non sia colta da chi per cultura e per fede politica proprio dovrebbe esserne consapevole.

Ho sentito nomi portati dal vento e forse li porterà troppo lontano. Ho sentito nomi da manuale Cencelli. Come ho detto la settimana scorsa, Milano ha bisogno di un “suo” sindaco, nel miglior solco della tradizione riformista. Mi piacerebbe vedere delle primarie vere, non delle incoronazioni da burletta, perché in democrazia le primarie non servono solo a scegliere un candidato ma anche a mostrare a chi ha a cuore i destini della cosa pubblica che esistono, pur all’interno di una coalizione, candidati diversi e posizioni dichiaratamente diverse: il dibatterne non può che essere utile e illuminante.

Anche in questi giorni ho udito molte, forse troppe volte parlare di “modello Milano”. Vorrei proprio che la civiltà del prossimo dibattito milanese per la ricerca di un candidato sindaco potesse essere anch’esso chiamato “modello Milano”.

Luca Beltrami Gadola



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