25 marzo 2015

DOPO PISAPIA: IL TEMPO C’È. LE IDEE?


Cercasi sindaco disperatamente, così apriva l’ultimo numero di ArcipelagoMilano, quasi profetico, anche se tutti si aspettavano novità dopo l’Expo. Da domenica è ufficiale: Pisapia non si ricandida. Per trovare il candidato ideale c’è abbastanza tempo, si possono organizzare delle vere primarie ma alcune riflessioni sull’esperienza arancione, definitivamente archiviata, si possono cominciare a fare.

04cingolani12FBQuel progetto, anche se caratterizzato principalmente a livello locale, è stato forse una delle prime innovazioni della sinistra. Cambiava il linguaggio, che cercava di parlare a tutta la società. Interpretava la voglia di cambiamento. Si organizzava con forme diverse come i comitati. Cercava di riunire liste civiche e politica, borghesia del centro e comitati di zona. La stessa decisione del sindaco di non ripresentarsi alle elezioni è una novità nel panorama politico italiano, esageratamente attaccato al “ruolo” e al potere.

Successivamente quelle istanze sono state interpretate dal “renzismo”, che è riuscito a sintetizzare e innovare le diverse culture riformiste di questo paese, non solo quelle di sinistra ma anche quelle cattoliche democratiche, usando un linguaggio digitale. Se il movimento arancione guardava alla sinistra e a quella parte di società civile che le è molto vicina, il PD del 41% guarda a tutta la società. In questo senso non è sbagliato pensare che il successore di Pisapia lo si possa trovare all’interno dell’esperienza del PD.

Ma a livello locale quali sono le aspettative che si debbono porre al centro del dibattito? Milano non è solo Area C, il problema della qualità dell’aria riguarda tutta l’area metropolitana. Chi vive in periferia magari vicino ai centri commerciali è assediato durante la settimana dai mezzi pesanti e il sabato e la domenica dai consumatori di superofferte.

La sicurezza e la legalità, in particolare nelle zone periferiche, dovranno essere la nuova frontiera della sinistra, per non lasciare questi temi alla destra, per il momento in difficoltà, ma che potrebbe cavalcare nuove tensioni.

Se si vuole recuperare un rapporto con la città, sarà necessario riprendere un confronto attivo con la cittadinanza che dovrà essere coinvolta nella prevenzione del degrado di Milano, dalla gestione delle calamità naturali al senso civico.

Infine pensare quale “economia milanese” si vuole rappresentare, se guardare anche alle imprese che innovano sia nel campo economico sia in quello culturale, alle start up giovanili, a chi investe sul lavoro, anche se è solo un piccolo artigiano. Il tempo c’è, le idee forse. Buon lavoro a chi verrà.

 

Massimo Cingolani



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