25 marzo 2015

musica – LAVERDI E LA CARISCH


LAVERDI E LA CARISCH

Il concerto della settimana scorsa all’Auditorium aveva un’aria molto promettente e nei fatti, poi, si è rivelato anche interessante. In programma vi erano due “entrée” costituite, nella prima parte, dalle “Tre danze tedesche” K. 605 di Mozart e nella seconda dalle cinque danze di Schubert opere 49, 50, 51 e 54 nella orchestrazione di Bruno Maderna; a seguire, rispettivamente, il Concerto per pianoforte e orchestra K. 595, sempre di Mozart, e una strana Suite da concerto dal “Pelléas et Mélisande” di Débussy.

musica2FBL’idea era molto articolata: da una parte mettere a confronto danze di Mozart e di Schubert, assai diverse tra loro (teutoniche più che “tedesche” le prime, protoromantiche e amabili le seconde, solo di pochi anni successive); poi riservare la prima parte del concerto al Mozart dell’ultimo anno di vita (siamo nel gennaio e febbraio del 1791, Wolfgang morirà nel dicembre); infine destinare la seconda parte a due diverse “contaminazioni” di opere classiche da parte di autori contemporanei. Insomma un bell’intrigo.

La vera, grande sorpresa della serata è stata il giovane pianista spagnolo (si sa che è nato alle Canarie ma non è dato di sapere quando) che ha eseguito un Mozart autenticamente mozartiano, leggiadro, raffinato, brioso eppure molto composto e controllato (ottime le due cadenze nei due tempi veloci); anche nel bis, una vivacissima Sonata di Scarlatti, ha dimostrato di non avere solo una tecnica perfetta, come spesso capita alle nuove generazioni, ma di avere molte cose da dire, di saper scavare e capire assai bene ciò che suona. Bisogna tenerlo d’occhio perché, se continua così, ne sentiremo parlare a lungo.

Un po’ meno ispirato il direttore d’orchestra Roberto Polastri, di cui si capisce molto bene la padronanza della tecnica direttoriale – del “mestiere” – mentre si fatica a volare alto con la musica; si resta con i piedi per terra e si rischia un po’ di noia. Specialmente con l’opera di Débussy che – già trasformata in suite sinfonica da Erich Leinsdorf nel 1946, e arricchita da successivi interventi di Claudio Abbado – è stata rimaneggiata interamente dallo stesso Polastri con un risultato sostanzialmente modesto; passando di mano in mano, il Pelléas ha perso la trasparenza del suono e l’atmosfera magica e un po’ surreale dell’originale, approdando a un testo cerebrale, sostanzialmente banalizzato. Non se ne sentiva il bisogno.

Squisita invece la trascrizione per orchestra operata da Maderna sulle danze schubertiane; qui siamo negli anni sessanta del novecento e si sente assai bene la lezione di Maurice Ravel nella trasposizione per orchestra dei “Quadri di un’esposizione” di Musorgskij, di quarant’anni precedente, e cioè la capacità di approfondire il testo originale per indagarlo e strappargli significati impliciti o nascosti, senza tuttavia modificarne il carattere ed il dettato sostanziale. Un lavoro che mentalmente dovremmo saper fare anche noi ascoltatori se imparassimo a leggere nella musica tutto ciò che essa contiene.

* * *

Nell’ultimo weekend si è ascoltato anche, al Teatro Filodrammatici, un nuovo concerto dell’orchestra Carisch di cui questa rubrica si era interessata negli anni scorsi. Il concerto è stato offerto dal FAI ai propri ospiti in chiusura delle “Giornate di Primavera” del 21 e 22 marzo e proponeva anch’esso un tutto Mozart, questa volta un Mozart molto più giovane, con la Sinfonia in sol maggiore K. 74 (Bologna – Milano, 1770) e il primo dei due Concerti per flauto e orchestra K. 313, anch’esso in sol maggiore (Mannheim 1778). Una vera scommessa perché come si sa la Carisch è un’orchestra amatoriale molto giovane (festeggia in questi giorni i suoi primi cinque anni di vita) e dunque ha ancora un’affidabilità necessariamente precaria. Bisogna però dire che si è comportata molto meglio dell’istituzione che l’ha invitata e del pubblico che l’ha accolta.

Il FAI, benemerita e ormai consolidata istituzione culturale, dovrebbe capire che non si può invitare duecento persone ad ascoltare musica importante e poi farle attendere per tre quarti d’ora fuori dalla porta, non distribuire in sala il programma (praticamente non lo aveva nessuno), far precedere il concerto da una sequela di noiosissimi ringraziamenti che non interessano mai nessuno, citare il nome del direttore ma non quello della solista e via di seguito.

Il pubblico, a sua volta, evidentemente non frequentatore abituale di concerti (e che non sapeva cosa stesse ascoltando!), applaudiva fra un tempo e l’altro dello stesso pezzo e restava in religioso silenzio alla sua vera conclusione!

La Carisch invece ha fatto passi da gigante ed è molto migliorata, anno dopo anno. A parte un corno, che sembrava al saggio del primo anno di corso ed è riuscito a ridicolizzare gran parte dell’indifeso Mozart, l’orchestra ha dimostrato la sua maturità con il magnifico bis in cui il flauto solista e gli archi, senza i legni e gli ottoni, hanno dato una lettura entusiasmante della Badinerie dalla seconda Suite per orchestra di Bach. Bravissima la flautista Norma Regina Marazzi – sia in Mozart (fantastica la cadenza del secondo tempo, eseguita in duetto con il pianto e i gridolini di un bambino in galleria!) che in Bach – ed eroico il direttore milanese Nicola Kitharatzis che, nella situazione appena narrata, è riuscito a portare a termine il concerto con una grinta e una precisione ammirevoli, dimostrando talento e capacità interpretativa da vero musicista di razza.

 

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


9 aprile 2024

VIDEOCLIP: LA MUSICA COME PRODOTTO AUDIOVISIVO

Tommaso Lupi Papi Salonia






20 febbraio 2024

SANREMO 2024: IL FESTIVAL CHE PUNTA SUI GIOVANI

Tommaso Lupi Papi Salonia



20 febbraio 2024

FINALMENTE

Paolo Viola



6 febbraio 2024

QUANTA MUSICA A MILANO!

Paolo Viola



23 gennaio 2024

MITSUKO UCHIDA E BEETHOVEN

Paolo Viola


Ultimi commenti