18 marzo 2015

MILANO: CERCASI SINDACO DISPERATAMENTE


Il gran ballo in onore del nuovo sindaco è cominciato: Gianni Cuperlo sabato scorso al Circolo della Stampa durante una riunione di Sinistra Dem ha detto: “abbiamo un piano A, per Milano la riconferma di Giuliano Pisapia se dice di sì”. Lasciamo da parte tutti i possibili rumors – ci sta, non ci sta, manterrà la promessa di dirlo a maggio – e veniamo al sodo. Cuperlo lo ha detto per segnare il territorio e in una strategia di risveglio della minoranza Pd? Vuol far capire ai renziani milanesi che esiste una minoranza Pd anche a Milano? Devono tenerne conto?

01editoriale11FBMi metto dalla parte della città: qualunque sia la strategia in atto – della maggioranza o della minoranza Pd – Milano non sopporterà mai un’operazione alla Cofferati, un uomo designato dal partito messo lì per ricomporre soprattutto dissidi interni alla sinistra, anche se con un occhio tutt’altro che disattento al centro. Tutto si capirà al momento delle primarie che non potranno che essere di coalizione. Milano in ogni modo ha bisogno di un “suo” sindaco e meno che mai di qualcuno che venga qui a fare un giro di valzer.

Come ho avuto modo di ribadire in una recente intervista a Radio Popolare, non vorrei essere il sindaco Pisapia che passa il testimone alla destra: oggi lui è una carta vincente e il secondo mandato potrebbe essere quello che gli dà tutta l’autorevolezza per portare avanti il lavoro intrapreso, in particolare la ristrutturazione della macchina comunale che va sciolta dai lacci e laccioli del contratto del pubblico impiego e di ogni forma di diritto acquisito e demeritato: deve essere una squadra vera, non un’armata disarmante. Gli esami delle proprie capacità e del proprio spirito di collaborazione nel terzo millennio li dobbiamo fare tutti quanti, senza cadere in vuoti slogan demagogici di tipo renziano.

La vita è una cosa seria e il futuro la più seria di tutte. Proprio per questo, per quel che conta la mia opinione, vorrei veramente che Giuliano Pisapia sciogliesse la sua riserva il più presto possibile: il sindaco che dovesse succedergli Milano se lo deve costruire e non è una cosa né semplice né facile.

Le strategie mi sembra siano solo tre: si mette mano (chi?) a un programma per la prossima sindacatura e si sceglie una candidata o un candidato che si pensa sia in grado di realizzarlo; si mette mano a un programma tanto per dire che un programma esiste e si prende una candidata/o semplicemente espressione di un accordo politico (e Milano sta a guardare); si cerca una donna o un uomo che abbiano le caratteristiche personali che più si avvicinano – e ne parleremo – a quelle di un sindaco ideale e gli si costruisce attorno programma e un consenso. Quest’ultima è quella che mi piacerebbe.

L’dea che, qualunque opzione si scelga, la prossima sarà una semplice passeggiata elettorale togliamocelo dalla testa: la destra è allo sbando ma la Cassazione ha dato una mano a Berlusconi che potrebbe giocare il ruolo del grande burattinaio, trovando l’uomo che metta d’accordo destra estrema, destra ondivaga, moderati e quei quaranta nascosti negli orci di Alibabà.

I renziani guardano nello specchietto retrovisore di destra per vedere chi ammicca da quella parte, dimentichi che il carro del vincitore ha un predellino basso soprattutto a Milano e che storicamente la sinistra milanese, in particolare quella borghese, è fondamentalmente sì riformista ma contemporaneamente molto antifascista e le strizzate d’occhio alla destra non le ama. L’illusione del 40% alle europee a Milano si spegne nel 28% alle ultime comunali.

Dicevamo delle caratteristiche del sindaco perfetto: proviamo a delineare un ipotetico identikit.

Già che ci siamo meglio se donna: non in ossequio alla parità di genere, pure importante ma forse perché, preso atto una volta per tutte che non siamo identici ma uguali, alcune peculiarità femminili sono note e tra queste elencherei la costanza, la determinatezza, il senso dell’equilibrio, un’ambizione meno cieca e, per me cosa importantissima, l’attenzione e la passione per il dettaglio. Altro ancora certo. Comunque non sarò io solo a voler definire l’identikit dell’inquilina/o per il futuro di Palazzo Marino ma lo propongo come tema ai nostri lettori: disegniamo l’identikit, cerchiamo chi meglio lo calzi e poi eleggiamocelo. Ci diamo da fare o restiamo alla finestra?

Luca Beltrami Gadola

 



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