18 marzo 2015

arte – GLI SCATTI DI DAVID BAILEY: STAR SYSTEM (E NON SOLO) AL PAC


 

GLI SCATTI DI DAVID BAILEY: STAR SYSTEM (E NON SOLO) AL PAC

Varcare la soglia del PAC in questi giorni (fino al 2 giugno) è fare un tuffo tra i volti pop degli ultimi 50 anni: nella mostra Stardust sono esposti più di 300 scatti di David Bailey tra divi del cinema, grandi artisti visivi, top model ma anche persone normali e scatti sociali per risvegliare le più pigre coscienze.

arte11FBCurata dallo stesso artista e realizzata in collaborazione con la National Portrait Gallery di Londra e con il magazine ICON, la mostra contiene una vasta serie di fotografie, selezionate personalmente da Bailey come le immagini più significative o memorabili della sua carriera, che ha attraversato più di mezzo secolo.

Nello spazio progettato da Ignazio Gardella si articolano per temi alcuni dei progetti più interessanti del grande fotografo: dagli scatti realizzati per Vogue che lo hanno reso famoso nei primi anni ’60, alle immagini realizzate per i dischi dei Rolling Stones o ai gemelli pugili Reggie e Ronnie Kray; i grandi ritratti che hanno per protagonista Catherine Dyer, talvolta straordinaria modella talaltra moglie e madre dei loro tre figli, sempre donna di straordinaria femminilità. L’arte di Bailey non si limita però alle celebrità: sono una decina le fotografie appartenenti al progetto “Democracy“, realizzato tra il 2001 e il 2005, dove un gruppo di sconosciuti, a turno, ha posato nudo per 10 minuti; ci sono le immagini degli anziani con i costumi tradizionali scattate durante il viaggio nella regione indiana di Naga Hills; ci sono gli scatti dedicati ai teschi; c’è il reportage realizzato negli anni ’80 per portare l’attenzione mondiale sulla situazione in Sudan.

Non l’ordine cronologico ma quello tematico sancisce ancora una volta la profondità e la qualità del lavoro del grande artista inglese, che attraverso le proprie immagini racconta non solo le storie dei protagonisti ritratti, ma anche del mondo attorno che li circonda.

Unica pecca della mostra: l’assoluto divieto di usare gli smartphone e di fare fotografie all’interno degli spazi, curioso e un po’ anacronistico in un mondo dove la promozione e la comunicazione dell’arte passano anche attraverso la condivisione digitale.

Stardust. David Bailey fino al 2 giugno 2015 PAC Via Palestro 14, Milano Da martedì a domenica 9.30 – 19.30, giovedì fino alle 22.30 Biglietti € 8,00/ 6,50 /4,00

 

MEDARDO ROSSO ALLA GAM, CON MOLTI DUBBI

Medardo Rosso, torna ad essere protagonista di una mostra monografica a Milano dopo 35 anni dall’ultima. Organizzata e prodotta dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, da 24 ore Cultura – Gruppo 24, insieme al Museo Rosso di Barzio, la mostra è a cura di Paola Zatti, conservatore della Galleria d’Arte Moderna di Milano.

Rosso è l’artista della forma che prende vita: nel percorso espositivo, tra gessi, bronzi e modelli in cera, oltre ad immagini d’archivio, i personaggi ritratti sono vive idee che si animano, con l’intento di perseguire non una verosimiglianza ma una rappresentazione dell’impressione. Le 15 opere di Rosso della GAM sono affiancate da una selezione significativa proveniente dal Museo Rosso di Barzio, che ha partecipato alla curatela della mostra, e una serie di prestiti nazionali e internazionali (Musée d’Orsay e Musée Rodin di Parigi, Staatliche Kunstammlungen di Dresda, il Museo d’Arte di Winthertur, Szepmuveszeti Muzeum di Budapest).

L’insieme di queste opere consente di avere una visione ampia sia dei soggetti affrontati dall’artista sia della sua evoluzione interpretativa e della sua competenza e passione per la tecnica fotografica. Infatti ad arricchire l’esposizione è presente un cospicuo contributo iconografico che documenta il lavoro di Medardo: l’artista infatti quando esponeva i propri lavori creava loro intorno una sorta di scenografia che ne accresceva, o addirittura modificava, il senso. La straordinaria Madame X, opera del 1896, è al centro della terza sezione della mostra, e dialoga con due versioni a confronto in bronzo e cera dell’Enfant Malade, documento della fase sperimentale di Rosso.

Seppur interessante il dialogo che si va a creare tra le sale della galleria e i lavori dell’artista, dove i grandi specchi consentono di osservare da diversi punti di vista le stesse opere, gli spazi danno poca aria alle sculture che ne risultano penalizzate e laddove vi siano dei gruppi guidati la visita risulta estremamente complessa, quasi impossibile. Il costo dell’ingresso è piuttosto alto (12€) considerando che si tratta di una mostra articolata in sole sei sale e che poi per visitare gli altri spazi della Galleria deve essere acquistato un ulteriore biglietto. Purtroppo si deve notare che il livello della conoscenza della lingua inglese da parte degli operatori della biglietteria non è adeguato, elemento invece che dovrebbe essere curato e seguito da ogni organizzazione in particolar modo nell’anno di Expo.

Medardo Rosso la luce e la materia – fino al 31 maggio Galleria d’Arte Moderna di Milano via Palestro 16 – Lunedì 14.30 – 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30 Giovedì 9.30 – 22.30

 

CONRAD E IL MARE

Conrad e il mare è il titolo della mostra dedicata alla figura del celebre scrittore Joseph Conrad ospitata all’Acquario Civico di Milano fino al 29 marzo 2015. Attraverso fotografie, grandi pannelli esplicativi e oggetti marinareschi provenienti dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, il visitatore viene proiettato in un mondo parallelo dove le parole del grande scrittore si mescolano con la storia del XX secolo,

Tre sale non contigue conducono il visitatore in una progressiva immersione nel mondo conradiano: nella prima sala, dedicata sostanzialmente alle vicende dell’autore, sono descritti i viaggi che Conrad ha compiuto nella sua carriera navale. Grandi pannelli con le rotte compiute accompagnati dalla scalata di gradi nell’arma, scatole con i medicinali e bussole danno concretezza alle parole dei racconti che si leggono alle pareti. Due i toni di azzurro usati: uno più scuro quando è Conrad a narrare le vicende in veste di scrittore, uno più chiaro quando si tratta della storia reale.

Nella seconda sala viene indagato l’aspetto più strettamente letterario del romanziere di successo, autore di storie di mare, ma soprattutto scrittore simbolico ed esoterico, universalmente riconosciuto come uno fra i più acuti indagatori dell’animo umano. Tra grandi riproduzioni con immagini di navi e barili si possono leggere le pagine più note ed evocative mai scritte sul mare. L’ultima sezione è dedicata alla fortuna cinematografica di Conrad, con la proiezione degli spezzoni dei più famosi film ispirati ai suoi romanzi realizzato da Matteo Pavesi della Fondazione Cineteca Italiana.

Una doppia vita: uomo di mare e grande scrittore. Così risolveva la contraddizione Italo Calvino in un articolo apparso su L’Unità il 3 agosto del 1954: “Al fatto che fosse un bravo capitano ho creduto sempre, e che portasse nei suoi racconti quella cosa che è così difficile da scrivere: il senso di una integrazione nel mondo conquistata nella vita pratica, il senso dell’uomo che si realizza nelle cose che fa, nella morale implicita del suo lavoro, l’ideale di saper essere all’altezza della situazione, sulla coperta dei velieri come sulla pagina“.

Conrad e il mare Acquario Civico di Milano Viale Gadio, 2 – fino al 29 marzo 2015 – Da martedì a domenica: 9.30-13.00 / 14.00-17.30 Biglietto: 5/3 €

 

FOOD. QUANDO IL CIBO SI FA MOSTRA

Food | La scienza dai semi al piatto, non è solo una mostra dedicata all’alimentazione: è un percorso di avvicinamento e scoperta del processo di produzione di ciò che mangiamo. Anche questa definizione è riduttiva: le quattro sezioni accompagnano il visitatore dalla scoperta dei cibo, dall’origine quando è seme fino alle reazioni chimiche che sottendono la cottura, passando attraverso dettagliate spiegazioni su provenienza storico-geografica, suggerimenti sulle modalità di conservazione o exhibit interattivi.

La mostra, in corso fino al 28 giugno 2015 e allestita nelle sale del Museo di Storia Naturale Milano, rappresenta il più importante evento di divulgazione scientifica promosso dal Comune di Milano sul tema di Expo 2015. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e costituisce una delle più importanti iniziative del programma di “Expo in Città”.

Tutto nasce dai semi è il titolo della prima sala, nella quale vengono raccontate le diverse classi e famiglie con caratteristiche, provenienza e utilizzo. Decine e decine di barattoli mostrano, portando, in alcuni casi per la prima volta, esemplari che appartengono alle più importanti banche dei semi italiane. Si prosegue poi con Il viaggio e l’evoluzione degli alimenti dove mele, agrumi, riso, caffè e cacao non avranno più segreti: tra giochi interattivi e alberi genealogici, tutto è facilmente accessibile e non superficiale. Grande elemento positivo della mostra è infatti la capacità di rendere fruibili le nozioni più scientifiche a un pubblico differenziato, senza per questo incorrere nel rischio di semplicismo.

Che la cucina sia un’arte è risaputo da tempo, ma che alla base di tante ricette vi siano principi di chimica e fisica passa spesso inosservato: la terza sezione della mostra illustra come funzionano alcuni degli elettrodomestici più comuni, con consigli sulla conservazione degli alimenti (sapevate che i broccoli hanno un metabolismo più veloce delle cipolle e che per meglio conservarli andrebbero avvolti in una pellicola di plastica?!) e soluzioni fisico-chimiche ai problemi di chi cucina (cosa fare se la maionese impazzisce?).

Quando poi sembra che niente in materia di cibo possa più sorprenderci si giunge all’ultima sala I sensi.
Non solo gusto ovvero niente è come sembra: vista, olfatto e tatto anche nel mangiare giocano un ruolo determinante, al punto talvolta di allontanare il gusto dalla reale percezione.

Il costo del biglietto è medio alto (12/10 euro), ma la visita merita davvero il prezzo d’ingresso se non altro per cominciare ad affacciarsi nel tema che, grazie ad Expo, ci accompagnerà per tutto il 2015.

Food. La scienza dai semi al piatto Museo Scienze Naturali, corso Venezia – fino al 28 giugno 2015 Lunedì 09.30 – 13.30 / Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica 9.30 – 19.30 / Giovedì 9.30 – 22.30 Biglietto 12/10/6 euro

 

L’ARTE DI COSTRUIRE RELAZIONI: CÉLINE CONDORELLI ALL’HANGAR BICOCCA

Se un pomeriggio d’inverno un viaggiatore avesse voglia di scoprire Milano attraverso uno dei luoghi simbolo della storia industriale e artistica della città, potrebbe recarsi all’Hangar Bicocca. Una delle mostre recentemente inaugurate nello spazio è la personale di Céline Condorelli, un’artista che vive e lavora fra Londra e Milano.

L’esposizione ha un titolo che non passa inosservato: bau bau. L’espressione, che ludicamente richiama al verso di un cane, è anche un omaggio al significato della parola in lingua tedesca, costruzione, e all’esperienza della scuola del Bauhaus.

Effettivamente, superate le difficoltà iniziali di approccio all’apparente incomunicabilità dell’arte contemporanea, il percorso espositivo si rivela ricco di spunti sul tema della costruzione e dell’amicizia, sviluppati attraverso sculture, installazioni, video e scritti.

L’artista ha una formazione relativa all’architettura e alla cultura visuale, e ha riflettuto a lungo sulle “strutture di sostegno”, ovvero su ciò che supporta, sostiene, appoggia e corregge, sia in senso strutturale che relazionale.

L’amicizia diventa per l’artista una dimensione di lavoro e una forma d’azione. I suoi pensieri sull’amicizia sono condensati nel libro The company she keeps, offerto ai visitatori su una scrivania: chiunque può accomodarsi e leggerlo, e chi vuole può anche salire sul tavolo per osservare dall’alto la visuale all’esterno, attraverso l’unica finestra dell’ambiente espositivo, aperta appositamente dalla Condorelli in occasione della mostra.

Un altro tema forte è infatti il dialogo con gli spazi dell’Hangar. La mostra è stata pensata in relazione alle precedenti esposizioni (il pannello di legno all’ingresso è lo stesso della mostra precedente di Gusmão e Paiva, e Céline vi ha posto una ventola che produce un vento che sospinge lo spettatore attraverso la scoperta delle opere; i video in onda su una piramide di televisori ricordano la babelica torre di Cildo Meireles) così come l’installazione Nerofumo è stata appositamente prodotta attraverso la collaborazione con lo stabilimento Pirelli di Settimo Torinese.

Musica che fa da sottofondo nell’ingresso e nei bagni, installazioni che diventano sedute su cui i visitatori possono accomodarsi e colloquiare, tende dorate mosse dal vento: bau bau è una mostra irripetibile in qualsiasi altro luogo, in grado di seminare silenziosi spunti di riflessione negli interessati, curiosità negli scettici, stupore negli appassionati.

Giulia Grassini

Céline Condorelli, bau bau Hangar Bicocca via Chiese 2, Milano fino al 10 maggio 2015 – da giovedì a domenica 11:00 – 23:00 Ingresso gratuito

 

“SOPRA IL SOTTO”: I TOMBINI ARTISTICI DI MILANO

Nel quadrilatero della moda i tombini si animano con disegni e colori grazie alla terza edizione della mostra “Sopra il Sotto – Tombini Art raccontano la Città Cablata“. Promosso da Metroweb, il progetto è nato da un’idea di Monica Nascimbeni ed è stato realizzato con il patrocinio del Comune di Milano, in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana e in partnership con Oxfam Italia.

In occasione dell’anniversario del decennale di attività nel 2009, Metroweb, titolare della più grande rete metropolitana di fibre ottiche d’Europa, ha ideato un evento per rendere omaggio “alla città più cablata d’Europa”. La prima edizione aveva coinvolto 16 street artists selezionati dal curatore Davide Giannella, con la direzione artistica di Gisella Borioli, che realizzarono un totale di 30 tombini di diverse dimensioni che raccontavano il mondo sotterraneo della fibra ottica, invadendo con creatività e sorpresa le vie intorno al quartiere Tortona. Dopo il grande successo della prima edizione, l’anno successivo, sono stati chiamati cinque grandi della street art internazionale e sono stati invitati a realizzare una opera multipla su più tombini, quasi una personale ciascuno.

Il tema di questa nuova edizione è l’internazionalità di Milano in occasione di Expo 2015 e ha coinvolto da un lato le giovani nuove promesse dello stile e della moda, e dall’altro le grandi case di moda internazionali. Ai giovani dell’Istituto Marangoni è stato lanciato un contest tra i quali la giuria, composta da rappresentanti di Metroweb, Istituto Marangoni e Camera Nazionale della Moda Italiana, ha selezionato i due giovani fashion designer che hanno meglio interpretato il concept della mostra: Alessandro Garofolo e Santi, che hanno avuto la soddisfazione di vedere realizzato il loro Tombino Art esposto in via Monte Napoleone.

Nello stesso modo agli stilisti che hanno aderito al progetto è stato chiesto di interpretare a modo loro ciascuno un tombino: il risultato è stato quello di 24 pezzi unici e originali, cesellati a rilievo e dipinti a mano per altrettanti grandi nomi: Giorgio Armani, Just Cavalli, Etro, Missoni, Larusmiani, Laura Biagiotti, Costume National, Moschino, 10 Corso Como, Prada, Trussardi, DSquared2, Versace, Iceberg, Brunello Cucinelli, Hogan, Alberta Ferretti, Valentino, Salvatore Ferragamo, Emilio Pucci, Giuseppe Zanotti Design, Ermenegildo Zegna.

”Il progetto fonde la città intelligente – spiega l’assessore Tajani – con quella creativa e innovativa, in una mostra che, coniugando i colori e le linee proposte dalla principali maison, porta il gusto del bello e del ben fatto giù dalle passerelle direttamente nelle strade del centro città”.

Come per le scorse edizioni, a chiusura della mostra open air (gennaio 2016) i tombini saranno battuti all’asta da Christie’s. Il ricavato sarà interamente devoluto a favore dell’organizzazione non profit Oxfam Italia, Civil Society Participant di Expo 2015, per attività di ”miglioramento delle condizioni socio-economiche di circa 20.000 persone” in Italia e all’estero, grazie ad attività micro-imprenditoriali e cooperative, soprattutto in ambito agro-alimentare.

 

GOOGLE ENTRA NEI MUSEI: ART PROJECT

La grande sfida dei musei oggi è quella di stare al passo con l’avanzare incessante delle tecnologie, mantenendo al contempo il ruolo di conservatore della tradizione e del patrimonio che la società gli chiede. Google ha preso coscienza di questa necessità dei musei e ha dato vita al Google Art Project: un accordo con più di 600 istituti culturali in tutto il mondo che ha consentito, attraverso due fasi, la digitalizzazione delle collezioni prima e del percorso museale poi.

Unico nel suo genere, Art Project è prova dell’impegno di Google nella diffusione e promozione della cultura online a un pubblico il più ampio possibile. Sotto l’egida del Google Cultural Institute e nel segno di questo ambizioso obiettivo, Google ha già realizzato moltissimi progetti, tra cui la digitalizzazione degli archivi di Nelson Mandela, dei manoscritti del Mar Morto e la messa online di archivi storici di grande valore, come quelli dell’Istituto Luce Cinecittà relativi alla Dolce Vita italiana degli anni ’50-’60.

Nella città di Milano tre sono stati i musei coinvolti: il Museo Bagatti Valsecchi, il Museo Diocesano e il Museo Poldi Pezzoli che tra il 2012 e il 2013 hanno messo online immagini ad altissima risoluzione delle proprie collezioni sulla piattaforma dell’Art Project. La grandezza del progetto però non sta nella digitalizzazione delle collezioni, quanto nel sistema d’archiviazione che consente di ricercare l’opera per nome dell’artista, titolo, tipo di arte, museo, Paese, città e collezione. Una volta selezionata un’opera d’arte tra le 60.000 disponibili, assieme al dettaglio che si preferisce, si può creare la propria galleria personale. E ancora, è possibile aggiungere commenti a ogni dipinto e l’intera collezione può essere condivisa sui social network.

La seconda fase, appena conclusasi per i musei milanesi, ha consentito la realizzazione di un tour virtuale per ciascuna istituzione. È stata coinvolta una particolare telecamera di Street View che ha scattato immagini a 360° degli interni, unite poi con l’obiettivo di consentire un’esplorazione continuativa all’interno delle stanze.

Dal 10 febbraio il visitatore virtuale può esplorare le 18 sale del Museo Bagatti Valsecchi simulando una vera e propria passeggiata nella dimora dei due fratelli Fausto e Giuseppe, ammirandone i soffitti, i preziosi oggetti raccolti dai baroni sul finire dell’Ottocento e vivendone, anche se virtualmente, la magia. Grazie al Museum View anche nel caso del Museo Diocesano è possibile visitare integralmente i tre livelli, le opere e il chiostro direttamente da casa propria: dalle sale dedicate a Sant’Ambrogio, alla Sala Fontana, alla collezione Sozzani coi suoi 106 disegni e ricche cornici.

Il Museo Poldi Pezzoli, il primo milanese che aderì al Google Art Project nell’ottobre del 2012, con 185 immagini di altissima qualità. Tra le opere visibili sulla collezione digitale dedicata al Museo di via Manzoni, in particolare l’Artemisia del Maestro di Griselda, dipinto tardo quattrocentesco raffigurante un’eroina dell’antichità anch’essa fotografata a una risoluzione di circa 7 miliardi di pixel.

 

LA LUNA È OSPITE AL MUSEO DI VIA S. VITTORE

Dalla Galleria dedicata a Leonardo alla luna il passo è breve se si è all’interno del Museo della Scienza e della Tecnologia, anzi è brevissimo da quando alla fine di ottobre è stata inaugurata l’Area Spazio dedicata all’esplorazione astronomica. In un percorso che comincia con gli strumenti che dall’epoca di Galileo in poi sono stati utili a osservare, studiare e misurare gli oggetti celesti, la nuova sezione del museo racconta quattro secoli di ricerca astronomica dagli albori della scienza moderna ai giorni nostri.

Due le sezioni dell’esposizione: Osservare lo Spazio e Andare nello Spazio; la prima presenta i congegni e gli apparecchi che hanno accompagnato e cambiato l’osservazione dello spazio dalla Terra, tra essi i due globi celesti e i due terrestri di Coronelli e Moroncelli del XVII secolo, il modello di legno dell’Osservatorio Astronomico di Brera, il settore equatoriale di Sisson del 1774, usato per i primi studi di Urano e per la scoperta dell’asteroide Esperia, prima scoperta scientifica dell’Italia unita ad opera di Giovanni Virginio Schiaparelli.

Nella seconda sezione il visitatore entra in contatto con le tecnologie che permettono di esplorare lo spazio e migliorare la conoscenza del cosmo e della Terra: si entra in una riproduzione parziale di Stazione Spaziale Internazionale con la cupola e una ricca selezione di contenuti, tra gli altri sugli schermi sono riprodotte immagini (reali e ricostruite) che ritraggono l’Italia vista dallo spazio. Sono qui esposti l’imponente Z9 – uno dei tre stadi del lanciatore Vega, il satellite San Marco per lo studio dell’atmosfera, il satellite Sirio per le telecomunicazioni e alcuni straordinari oggetti legati alle missioni lunari, tra cui la rarissima tuta Krechet che avrebbe dovuto essere indossata dai cosmonauti russi nel progetto poi abbandonato di sbarco sulla Luna.

A lasciare senza fiato anche il visitatore meno coinvolto è però il piccolissimo frammento di suolo lunare esposto in una piccola palla trasparente. Nel 1973, come segno di fratellanza e collaborazione da parte degli Stati Uniti, il presidente Richard Nixon dona al Governo Italiano e poi al Museo il frammento di basalto portato sulla Terra dagli astronauti dell’Apollo 17. Proveniva dall’area chiamata ‘Taurus Littrow Valley’, raccolto dal comandante Eugene Cernan al termine della missione (7-19 dicembre 1972).

Se anche non si è appassionati astronomi, o profondi conoscitori delle vicende del cielo è certo che quel piccolo pezzetto di luna non lascia indifferenti ma, anzi, il poterla vedere così da vicino innesca un’emozione indescrivibile.

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Da martedì a venerdì 9.30-17 | sabato e festivi 9.30-18.30 Biglietti d’ingresso 10,00/7,50/4,50 €

 

TRA LEONARDO E MILANO PROSEGUE FELICEMENTE IL SODALIZIO

Se in una pigra domenica sera emerge nel milanese un’incontenibile voglia di visitare una mostra, quali sono le proposte della città? Intorno alle 19.30 non molte in realtà: Palazzo Reale così come i grandi musei del centro sono già in procinto di chiudere. Una però attira l’attenzione, sarà per la posizione così centrale o forse proprio per il fatto che è ancora aperta.

Quella dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, affacciata sulla Galleria Vittorio Emanuele, è una mostra in continua espansione che periodicamente si arricchisce di nuovi elementi frutto delle ricerche dal Centro Studi Leonardo3, ideatore e organizzatore della mostra nonché gruppo attento di studiosi. Se Leonardo produsse durante la sua vita un’infinità di disegni e schizzi, L3 si pone come obiettivo quello di studiare a fondo la produzione del genio tostano e renderla fruibile a tutte le tipologie di pubblico con linguaggi comprensibile e divulgativi offrendo un momento ludico di intrattenimento educativo, adatto sia per bambini che per adulti.

Quasi 500 mq ricchi di modelli tridimensionali e pannelli multimediali che permettono realmente di scoprire le molteplici sfaccettature del pensiero e dell’operato leonardesco: macchine volanti o articolati strumenti musicali possono essere smontate e rimontate; riproduzioni del Codice Atlantico e di altri manoscritti sono tutte da sfogliare, ingrandire e leggere; ci sono giochi di ruolo a schermo nei quali i visitatori vestono i panni dello stesso Da Vinci. La produzione artistica non è dimenticata, anzi: un’intera sala è dedicata ai più famosi capolavori dell’artista con un grande pannello e due touchscreen dedicati al restauro digitale dell’Ultima cena, alla Gioconda e a due autoritratti dell’autore.

Inaugurata nel marzo 2013, prorogata prima fino a febbraio 2014 e ancora fino al 31 ottobre 2015, la mostra ha superato le 250 mila visite imponendosi come centro attrattivo per turisti e cittadini. Un buon risultato, ma forse basso considerando l’alta qualità della mostra e la posizione decisamente strategica. Il successo di pubblico sarebbe stato migliore (forse) con un maggiore rilievo dato dalla stampa e dei social network, e da un costo del biglietto più calmierato. Ma c’è ancora tempo, e l’occasione giusta è alle porte: non perdiamola e anzi, dimostriamo che anche a Milano ci sono centri di ricerca capaci di produrre mostre interessanti senza necessariamente creare allestimenti costosi ed esporre opere o modelli originali.

Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo 1 marzo 2013 – 31 ottobre 2015 Piazza della Scala, Ingresso Galleria Vittorio Emanuele II Aperta tutti i giorni, dalle 10:00 alle 23:00 compresi festivi Biglietti: 12/10/9 euro

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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