11 marzo 2015

“IN QUALCHE MODO”: IL TERRIBILE DESTINO DELL’UMANITÀ


Fare gnocchi di patate è semplice, dipende quasi tutto dalla patata, che va scelta bene. Con acqua, farina e poche facili operazioni sono pronti. Ma bisogna fare tutto bene, non in qualche modo, se no niente gnocchi.

Fa uno strano effetto sentire sempre più dire “in qualche modo”, da quasi tutti su ogni argomento in ogni circostanza. Non è importante o non lo sanno? In entrambi i casi, ci viene detto che tutto avviene oltre la nostra volontà o capacità di capire e fare. Ma in entrambi i casi l’esperienza ci dice quanto pesano la nostra volontà e capacità di comprendere prima di agire.

10gario10FB“Nel 1965, dovendo scrivere un articolo per la rivista «Electronics», Gordon Moore si sedette con un foglio di carta millimetrata e cominciò a tracciare su di esso la performance dei chip in funzione della data della loro introduzione. Anche allora, Moore rimase stupito nel vedere che i punti sul suo grafico erano disposti su una linea retta. I circuiti integrati raddoppiavano in performance (capacità, miniaturizzazione, prezzo) ogni diciotto mesi. Se questa tendenza fosse continuata avrebbe portato negli anni a venire a dei guadagni incredibili. La storia ha dimostrato che la sua previsione era incredibilmente precisa. Di fatto è una sorta di contratto sociale tra i costruttori di chip e i loro clienti (e alla fine l’umanità) per mantenere questo raddoppiamento il più a lungo possibile qualsiasi quota di investimento, modalità di gestione e creatività venissero messe in campo. Il mondo, a sua volta, accettò tacitamente di comprare ognuna di queste future generazioni di chip a costo elevato e di usarle per nuove e più potenti generazioni di prodotti di consumo, industriali e militari” (Michael S. Malone, Storia della memoria, Bari 2012, pp. 285-7; è uno dei più noti esperti di tecnologia).

Gnocchi a volontà? “Che cosa succederebbe se tutti i centri di raccolta dati, che conservano tutta la conoscenza che abbiamo digitalizzato senza rifletterci troppo si oscurassero?”, scrive nel 2011 Christopher Mims del «MIT Technology Review», citato da Malone che commenta: “Se la storia della memoria ci ha insegnato qualcosa, è che, se aspettiamo sufficientemente a lungo, il peggio accadrà. Gli scenari più pessimistici che Mims descrive si sono verificati negli ultimi duemila dei duecentomila anni di storia dell’umanità. Solo un ingenuo può pensare che non si ripeteranno più; solo uno sciocco non si prepara a un loro eventuale arrivo” (p. 333). In qualche modo, ci scopriamo ingenui e sciocchi?

“Nel 2002 Henry Kissinger affrontò la questione Iraq. Dopo l’11 settembre riteneva giustificabili azioni preventive contro le minacce alla sicurezza nazionale. Era l’inizio di una nuova epoca nelle relazioni internazionali. Segnava la fine del periodo inaugurato dal trattato di Vestfalia nel 1648. In determinate circostanze, ora può essere giustificata una violazione delle frontiere. Perciò la guerra in Iraq si poteva giustificare, ma a tre condizioni: una rapida conclusione; una idonea diplomazia; e un chiaro piano di successione a Saddam arrivati a Bagdad. Sarebbe stato disastroso discutere dopo averlo deposto. Di fatto nessuna di queste condizioni è stata realizzata”. Sono parole di Christopher Meyer, allora ambasciatore britannico in USA (DC CONFIDENTIAL, London 2005, p. 224). Niente gnocchi. “Anche se alla fine si realizzassero le previsioni più ottimistiche per l’Iraq, rimane senza risposta la domanda: perché americani e inglesi resero tutto tanto brutto [nell’originale, hard: arduo, aspro, crudele, difficile, …] per sé e anche peggio per gli iracheni?” (p. 279). In qualche modo?

Il 10/02/2015 Le Monde sottotitola, in prima: “Sono più di 100.000 – personaggi dello spettacolo, capitani d’industria, capi di Stato, trafficanti di ogni genere – ad aver beneficiato del sistema di evasione fiscale di HSBC. «Le Monde» rivela come più di 180 miliardi di euro sono transitati per Ginevra nella filiale svizzera della banca britannica fra il 2006 e il 2007″. E ancora l’11/02/2015, sempre nei sottotitoli in prima: “Osama Bin Laden chiamava ‘Golden Chain’ la lista dei suoi venti sponsor. Molti erano sauditi e clienti di HSBC. La lista fu scoperta a Sarajevo nel 2002. HSBC non ha reagito alle prime notizie sui suoi clienti ‘a rischio’. Ai suoi servizi hanno fatto ricorso anche trafficanti di diamanti di Anversa, gruppi mafiosi, mercanti d’armi”. A pagina 10 la lunga storia di HSBC: nata a Hong Kong nel 1865 come HKSC per finanziare il traffico d’oppio e trasferita nel 1999 a Londra, prima del passaggio della città-Stato alla Cina, ha 270.000 dipendenti in più di 80 paesi: “basta un 4-5% di disonesti per provocare grossi guai” e “HSBC è un polmone dell’economia mondiale. Chi oserà compromettere il suo avvenire privandola della licenza bancaria?”. In effetti, le autorità svizzere si rifiutano di rispondere alle richieste di cooperazione giudiziaria delle autorità francesi, che Pascal Gossin, capo dell’unità di cooperazione giudiziaria dell’Ufficio federale della giustizia svizzera, il 4 ottobre 2010 ha definito “contrarie al principio della buona fede tra Stati” (p. 3). Anche qui, niente gnocchi. Spariti, in qualche modo.

Come nell’aneddoto del giovane che risponde ‘sì, ma non per caso’ alla domanda se sia ‘figlio del signor Rossi, per caso’, nel mondo e tempo che ci sono affidati è nostro interesse, diritto e dovere pensare e agire in modo consapevole e responsabile, non in qualche modo.

 

Giuseppe Gario



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