4 marzo 2015

BUSSOLATI, BIENVENUE MONSIEUR TARTUFFE


Trentanove righe ha speso il giovane Pietro Bussolati sull’ultimo ArcipelagoMilano. Seicentosessantasei parole, tremilaseicentotre caratteri, per non dire niente. Nulla che non fosse la solita minestra di rituali evocazioni, di criptici segnali, di autoincensazione programmatica, di accorto bilancino tra il cauto e innegabile tributo a Pisapia e l’osanna senza riserve al “nostro caro leader”. Un saggio degno del miglior Tartuffe, se non fosse che pur avendone le intenzioni, cade nell’opera sua.

Attendevamo invece una sola parola da lui, come da tutto il PD: ti ri-candidiamo Giuliano, riproviamoci assieme. Ma questa non ce la dice, neppure sotto tortura, convinto che l’invito sarebbe un grave errore e che tocchi invece all’altro di autocandidarsi. Dietro le mille e una foglie di fico dei riconoscimenti e delle esortazioni, il PD nega al suo Sindaco l’unica conseguenza logica delle belle parole appena spese e accende un cerino pericoloso. “Hai lavorato bene, caro, ma noi che, pure dovremmo, non ti proponiamo il secondo mandato”. E Pisapia, naturalmente, da un lato è offeso dal silenzio e dall’altra si interroga sulla praticabilità di una nuova sua autocandidatura.

Sul perché del traccheggiare del PD abbiamo già scritto e non vale la pena di ritornarci. Personalmente credo che così facendo si giochi con il fuoco, nell’illusione che sia agevole cucinare una nuova candidatura vincente da qui al 2016. Ma non ci si accorge che il clima sta cambiando e ci si dimentica che le vittorie facili non sono mai esistite.

Dice Bussolati al culmine dello slancio simpatetico – tartufesco “Questa è una delle certezze anche da qui al 2016: siamo del tutto consapevoli dell’importante ruolo di incoraggiamento e sostegno che dovremo ricoprire nelle sfide dell’Amministrazione, proprio come abbiamo già fatto durante tutto il mandato del Sindaco Giuliano Pisapia.” Fino al 2016, appunto, ma non oltre, il dopo non si dice. E il perché sta scritto tra le righe di una di quelle rappresentazioni del politichese che lancia il messaggio (la pietra) e nasconde l’intenzione (la mano): “Oggi raccogliamo da democratici la sfida di saper coniugare i risultati dell’attività dell’Amministrazione Pisapia con il nuovo impulso proveniente dalle riforme del Governo Renzi.”

04ucciero09FBChe significa questa contorta e oscura espressione, cosa indica alle truppe (non certo ai cittadini che leggono ArcipelagoMilano) quel “saper coniugare” se non un richiamo forte all’osservanza delle nuove condizioni politiche, nelle quali non vi sarebbe spazio né per un’autonomia politica del sindaco né per assetti politici che si distanzino, per contenuti e forme, da quelli nazionali?

Sotto le parole di Monsieur Tartuffe, sotto quel dire senza significare, appare in filigrana il richiamo all’ordine, alimentato anche da un desiderio di revanche tuttora in circolo nelle vene del PD milanese, effettivamente messo in un angolo dalla leadership di Pisapia. E allora fiato alle trombe dell’orgoglio di partito, e spazio alle furbesche battute che appaiono per quello che sono, ammiccamenti rivolti anche ai sostenitori interni di Pisapia, aprendo a chissà quali orizzonti, hai visto mai?

Quando Bussolati dice “Penso al sociale e alla tutela dei più deboli, un ambito delle politiche pubbliche in cui Milano è diventata modello di riferimento nella gestione delle emergenze sociali. Oggi abbiamo un nuovo welfare ambrosiano trasparente ed efficace“, chi ha qualche primavera capisce, più che sospettare, che si tratta di un’avance a Majorino, sostenitore certo di Pisapia, ma che Bussolati presume attrezzato di ancor più solide ambizioni in proprio. La captatio benevolentiae è un’arte che chiede raffinatezza e affermare oggi che “abbiamo un nuovo welfare ambrosiano” va così oltre i risultati, pur decorosi, pur importanti che lo stesso assessore direbbe “calma, abbiamo molta strada da fare e molta sofferenza per strada”.

Ma Bussolati – Tartufo procede inesausto, diffondendosi in un compiaciuto elenco di riconoscimenti, che non rassicurano i destinatari, ma preoccupano gli altri, ignorati. Come intontito dal suo stesso incenso, dimentica l’adagio che “chi più si loda, più s’imbroda”, affermando stentoreo “abbiamo dato impulso al superamento della gestione Aler delle case popolari comunali e dato risposte al bisogno abitativo degli onesti.” Mah non si sa dove viva il nostro segretario, eppure non gli mancano informazioni sul diffuso malessere (eufemismo) delle periferie territoriali e sociali, eppure insiste e agita il pugno: “Siamo stati duri contro chi delinque – da qualsiasi parte del globo provenga – soprattutto nei quartieri popolari, con azioni di bonifica delle zone in mano alla criminalità“. Si facesse un giro al Giambellino o alla Barona o al Corvetto o al Calvairate – Molise per conoscere consistenza ed esiti delle azioni di bonifica … .

Non pago, prosegue ancora e via con il coworking, e la sharing city, orpello retorico rivolto ai suoi grandi elettori, per infine “coniugare”, ecco finalmente ci siamo, questi risultati con l’azione del governo Renzi a cui attribuisce tout court l’incremento del 23% (sul 2013) sull’anno precedenti dei contratti a tempo indeterminato in provincia di Milano! Neppure si accorge l’ingenuo adulatore, furbesco ma incauto Tartufo locale, che così dicendo nega contenuto e urgenza al Jobs Act, decretato proprio per consentire finalmente alle imprese di fare quello che gli veniva impedito da un “arcaico quadro di diritti sindacali”: che bisogno c’era di s-travolgerlo, e con quale urgenza poi, se il treno delle assunzioni a tempo indeterminato galoppava già trionfante da tempo? E per merito di quello stesso Governo che poi l’ha abolito!

Non basta essere opacamente ipocriti per diventare un vero Monsieur Tartuffe, l’arte di dire non dicendo richiede un registro che non si trova sullo spartito dei giovani renziani, avvezzi a imitare lo stile urlato del “caro leader”.

Infine, il nostro tocca davvero il sublime rivendicando al governo nientemeno che il blocco dell’aumento dei contributi per le partite Iva, risultato necessariamente conseguito contro … se stesso. E mentre sottace la vergognosa ignavia con cui Renzi in persona centellina e nega a Pisapia i contributi pur concordati, ne rivendica meriti immaginari su Expo.

Piantiamola, chiude infine, con la nostalgia (di cosa ?), e coniughiamo velocemente il verbo renziano al futuro metropolitano ché “Rinnovarci non ci fa paura, al contrario ci dà la spinta per proseguire con slancio ed energia la strada intrapresa finora“, ma di grazia rinnovarci esattamente da cosa se tutto procede così bene, come da brillante resoconto? Monsieur Tartuffe non ce lo spiega e conclude così il suo non dire, lasciando a noi e tutte intere le pene interpretative. Lo rassicuriamo però, ci siamo applicati e l’abbiamo ben capito. Per questo guardiamo con maggiore preoccupazione alle prossime vicende milanesi, elettorali e non.

 

Giuseppe Ucciero

 

PS: il week end ha aggiunto benzina sul fuoco. Guerini e Alfieri portano argomenti a favore di una diversa coalizione. Majorino, ignorando Bussolati, chiede solo a loro parole chiare sulla maggioranza delle prossime comunali, riportando l’attenzione sui contenuti e non sulle sole dinamiche elettorali. Ma il punto è proprio questo: la visione renziana incorpora, proprio nei suoi contenuti, larga parte dei valori del centrodestra e non è politicamente riconducibile all’esperienza pisapiana.



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