4 marzo 2015

libri – TECNOBAROCCO Tecnologie inutili e altri disastri


 

MARIO TOZZI

TECNOBAROCCO

Tecnologie inutili e altri disastri

Einaudi pagine 192

2015, euro 18

 

libri09FBMario Tozzi è Primo Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, presidente del Parco Regionale dell’Appia Antica e membro del Consiglio Scientifico del WWF, oltre che responsabile di una serie di contributi giornalistici in ambito scientifico-ambientalista. La premessa su titoli e competenze dell’autore è d’obbligo quando si vuole parlare di un libro che intende sostenere una tesi se non propriamente provocatoria, almeno controcorrente.

La tecnologia ci aiuta a vivere meglio? Ecco il quesito intorno al quale Tozzi svolge i propri ragionamenti, derivandone un saggio spiazzante, con l’obiettivo di smascherare inefficienze e dannose strumentalizzazioni. Per Tozzi la tecnologia del terzo millennio, quella che lui ama definire “tecnologia barocca” non aiuta gli uomini a migliorare la propria esistenza, né tantomeno a ridurre gli impatti del pianeta. Non è né semplice, né utile, e neppure educativa.

Spesso usata per rimediare ai danni perpetrati da tecnologie precedenti, punta principalmente a creare profitti sulla base di bisogni indotti, accelerando dolosamente l’obsolescenza di macchine e strumenti, è costosa e sempre più complessa. Tozzi mette in guardia insomma da una tecnologia “fine a se stessa”, totalmente slegata dalla radice scientifica, dannosa e insostenibile da un punto di vista ambientale.

L’invito dell’autore è piuttosto quello di riflettere su un ritrovato, autentico senso del progresso tecnoscientifico e culturale, in favore di una tecnologia semplice e davvero utile per il miglioramento delle condizioni di vita degli uomini, senza compromettere l’ecosistema della Terra. Attenzione dunque ai fraintendimenti, perché nel libro di Tozzi non v’è traccia di nostalgie passatiste, ma una lucida critica agli eccessi, spesso nefasti, che la corsa tecnologica sta producendo.

“Sono in molti a credere che progresso tecnologico sia sinonimo di progresso culturale, e che la grande comodità dello strumento acceleri il processo di acquisizione ed elaborazione del sapere – scrive Tozzi – ma non è così”, e continua spiegandoci quanto la nuova tecnologia inevitabilmente distrugga un pezzo di cultura preesistente, qualche volta con il pretesto di conservarla, quasi sempre con il pretesto di migliorarla.

La velocità è il fattore cruciale della turbotecnologia ed è la carta vincente di produttori e tecnofili per convincerci che il progresso tecnologico è sempre migliorativo. Mentre invece il progresso tecnologico può dirsi tale se oltre a migliorare condizioni e prestazioni, non va a discapito della qualità. “Ma ammettiamo per un istante che la tecnologia ti faccia risparmiare tempo si chiede Tozzi ma per farci cosa, se non si accompagna a una sostanza di valore?”.

Assistiamo, ad esempio, a un confronto spietato tra libri e web, dove velocità di acquisizione di informazione (Wikipedia) e selezione programmata dell’informazione stessa ci convincono, il più delle volte, dell’inutilità di qualsiasi approfondimento.

E ancora, grazie alla memoria digitale, immagazziniamo molte più informazioni visive che in passato, ma sorge il dubbio che non ci sia il tempo materiale per rivederne anche una minima parte. Di conseguenza il sovraffollamento di ricordi digitali, per Tozzi, non è utile e neppure un bene, perché solo una memoria selettiva e ben esercitata può dare valore a ciò che ne ha veramente.

La “tecnologia barocca” insomma aliena e condiziona pesantemente gli individui, impoverendone le capacità mentali e la loro autonomia di pensiero. E presto, avrà un tale impatto da non essere più sostenibile.

“La tecnologia è una forza distruttiva che rovina il paesaggio e ne distrugge le forme viventi selvagge, avvelena cibo e acqua, che spoglia le bellezze naturali dell’ambiente e sconvolge i tradizionali modi di vivere e incoraggia l’erosione dei valori spirituali.”

Parole durissime pronunciate da Charles Singer, Eric J. Holmyard, Alfred R. Hall, Trevor I. Williams, gli autori della più completa “Storia della Tecnologia” che si conosca (il cui 1° volume fu pubblicato addirittura nel 1954). Studiosi neopositivisti, tecnocrati convinti, se ne erano già accorti.

Daniela Muti

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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