25 febbraio 2015

MILANO GIOVEDÌ 19 VENERDÌ 20: AUTOCOSCIENZA E TERAPIA DI GRUPPO


Un gruppo di politici, amministratori locali, dirigenti, docenti universitari, intellettuali e cittadini attivi si sono incontrati la settimana scorsa al Forum Brand Milano: il tema era chiaro e l’occasione, come quasi tutto quel che succede ora in città, è Expo 2015. Da osservatore della vita cittadina ho avuto un’impressione precisa: non si trattava soltanto del “brand” di Milano ma anche di una sessione di terapia di gruppo dedicata all’autocoscienza per dare risposta alla domanda che almeno una volta in vita ognuno di noi si fa e pure Paul Gauguin se la fece nel 1897 intitolando così un suo splendido dipinto Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?.

01editoriale08Nel parlare di brand, ai primi due interrogativi alcune riposte sono state date, colte intelligenti e utili anche se con qualche momento di autocompiacimento, alla terza poche risposte o forse nessuna. Alla domanda “Chi siamo?” le sollecitazioni, tra le più interessanti per chi vuol guardare fuori di casa, sono venute nella sessione pomeridiana di venerdì, intitolata Italia/Europa. Città laboratori identitari, dove abbiamo sentito le esperienze di Rotterdam, Barcellona e Lione, città per alcune caratteristiche simili a Milano.

Alla terza domanda, “Dove andiamo“, il discorso si è rarefatto: parlare di futuro è la cosa più difficile e impegnativa. Siamo intrappolati nel trittico del tempo: passato/ presente / futuro, dove la vera domanda è: quando comincia e quando finisce il presente, il periodo che ognuno di noi mette tra passato e futuro? La durata del presente sembra dividere le generazioni: per i giovani il presente è breve, per i meno giovani si allunga, per i vecchi torna breve. Da quel che dicevano nel Forum, senza vedere gli oratori, se ne intuiva l’età. Dunque i discorsi sono stati diversi e forse proprio la presenza prevalente dei “meno giovani” tra il pubblico in sala e tra gli oratori, ci si è molto allungati sul presente, meno sul futuro: un presente che mostra una città vivace, capace, pronta. A cosa? Eccoci al pezzo in salita: il futuro.

Certamente non l’immutata prosecuzione di attività ancorché innovative di oggi ma che non rispondono a una politica organica di sviluppo del Paese, politica che ancora non c’è. Milano, insieme alla Lombardia, è senza dubbio la locomotiva del Paese ma non ha la capacità e forse l’autorevolezza politica per candidarsi a una leadership della politica economica italiana.

Conscia di questo suo limite forse non nemmeno pensa a elaborare in disegno di politica economica nazionale, così come poco pensa a elaborare un progetto di medio e lungo periodo che riguardi il proprio assetto territoriale, sociale e politico, oggi indissolubilmente legato alla città metropolitana che di suo va piano. Il tempo corre e soprattutto bisogna aver presente che non esiste uno sviluppo economico del nostro Paese che non sia strettamente legato all’Europa. Il presidente Renzi vuol far mutare rotta alla UE, chiedendo politiche espansive: vediamo di non perdere il treno quando arriveranno.

Di una cosa poco si è parlato: il dopo Expo. Brand o non brand il nostro futuro passa di lì. Si ha l’impressione che ci sia una tendenza a rimuovere il problema ma la sua soluzione riguarda appunto le nostra adesione alle politiche di sviluppo in ambito UE. Vorrei chiudere con una sollecitazione: nei due giorni si sono sentite molte cose interessanti e utili e a sentirle sono passate quasi trecento persone. Uditori privilegiati ma pochi. A quando gli atti del Forum? Tra i lasciti immateriali di Expo anche questi sono importanti, come lo sarebbero gli atti del convegno di sabato 21 Milano(è)In, poco pubblicizzato e dunque ancor meno noto. Non buttiamo saperi.

Luca Beltrami Gadola



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