25 febbraio 2015

MILANO E NON SOLO. ESISTE IL “GIUSTO” IN EDILIZIA?


Marco Ponti nel suo intervento sul n. 7 di ArcipelagoMilano “pontifica” sull’eliminazione dei vincoli all’uso edificatorio dei suoli come eliminazione dei vincoli al “libero” mercato delle abitazioni, per ottenerne la concorrenziale diminuzione di prezzo. Il passo successivo è, ovviamente, che su quei suoli ogni proprietario/imprenditore sia libero di costruire con le destinazioni, quantità e altezze più confacenti alle proprie “libere” aspettative di mercato. In Italia i risultati di queste scelte li abbiamo già visti in atto nelle città realizzatesi negli Anni Cinquanta – Sessanta tra la ripresa economica post-bellica e la legge “Ponte” 765/68, e ancora ne soffriamo le conseguenze.

06brenna08FBCerto anche l’idea del tendenziale azzeramento del consumo di nuovo suolo, altrettanto ideologico e oggi in voga tanto quanto il neoliberismo economico-urbanistico, rischia spesso di rovesciarsi nella promozione di spropositate densificazioni edificatorie nel riuso di aree già urbanizzate.

Giuseppe de Finetti nel 1946, riflettendo sul tema “Sulle aree più care case alte o case basse?“, scriveva: “La manìa delle grandi altezze rientra nella manìa del “Kolossal” così caratteristica negli sviluppi moderni, nella megalomanìa moderna. Non la grande altezza dobbiamo desiderare nel caso di costruzioni sulle aree urbane più care, ma “la giusta altezza”; e questa va determinata mediante esperienze preventive di non ardua istituzione.(…) La stessa tendenza presiedette nelle nostre città a molte nuove iniziative edilizie che per essere di mole assai minore (dell’Empire State Building) non mancano di costituire col loro complesso una massa di cattivi investimenti assai gravosi per l’economia italiana e hanno recato immenso danno, spesso anzi definitivo e irreparabile insulto al volto delle nostre città.” (Milano, costruzione di una città, Hoepli 2002, p. 397)

La “giusta altezza”, dunque, ma anche “la giusta quantità edificatoria” e “la giusta localizzazione”: e a chi spetterebbe stabilirle? Non certo al singolo proprietario/imprenditore, che pur perseguendo legittimamente il proprio lucro di mercato, si è dimostrato non in grado di stabilirne i limiti dal punto di vista dell’utilità collettiva. Già la Legge Urbanistica del 1942 e poi il disegno di legge Sullo del 1963 proponevano invece una diversa soluzione: approvazione pubblica di un Piano Generale di urbanizzazione, facoltà dei privati di darvi attuazione singola o consorziata e, in caso di inerzia, esproprio, urbanizzazione pubblica, riassegnazione a privati dei lotti edificabili al costo conseguente. Il disegno di legge Sullo del ’63 in particolare prevedeva la procedura di esproprio “generalizzato” a prezzi agricoli per le aree di nuova urbanizzazione e la riassegnazione in diritto di superficie all’imprenditoria edile, in modo da escludere dal costo abitativo il peso della rendita fondiaria.

Le difficoltà belliche prima, l’impellenza dello sforzo ricostruttivo postbellico poi e infine l’opposizione politico-ideologica che nel ’64 ricompattò DC e destra (il ministro Sullo fu costretto a dimettersi dal suo stesso partito, intimorito dal cosiddetto “tintinnar di sciabole” di presunti rischi golpisti) le fecero fallire entrambe. Oggi, in una fase di meno accentuata spinta espansiva delle aggregazioni urbane (ma l’accresciuta sensibilità al tema del contenimento del consumo di suolo è segno che il fenomeno ha ancora aspetti patologici) e di maggior dinamica dei riusi di aree urbane dismesse, forse non è opportuno pensare riproporle tal quali. Eppure è su quella strada che si può ottenere un contenimento del costo abitativo senza dover subire poi costi insediativi e ambientali ancor più intollerabili.

La nostalgia del “glorioso” liberismo urbanistico anni ’50-’60, quella vorrei proprio potermela risparmiare e se proprio devo sposare una visione economica delle dinamiche abitative e insediative vorrei che fosse piuttosto quella di un potere pubblico attivamente keynesiano!

 

Sergio Brenna



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


18 marzo 2020

NON UN PARCHETTO DI MENO

Xavier Vigorelli









13 gennaio 2020

PARCO BASSINI E SCALI UN UNICO PROBLEMA

Fiorello Cortiana






7 aprile 2019

PIRELLINO E DINTORNI

Sergio Brenna


Ultimi commenti