5 ottobre 2009

NEL BLU DIPINTO DI BLU. MILANESI IN SOSTA


La città di Milano sta attraversando il suo periodo blu, ma non si tratta di emulare Picasso, bensì di esagerata produzione di strisce blu. Sono comparsi molti nuovi parcheggi a pagamento a bordo strada.

Delle due l’una: o al dipartimento segnaletica orizzontale del comune hanno deciso di far fronte a un repentino surplus di vernice blu, oppure vi è un disegno poco comprensibile dietro l’improvvido e improvviso fervore pittorico. Perché voglio sperare che la ragione ultima di queste cianotiche apparizioni non sia la semplice necessità di far cassa.

Il punto è che questo proliferare di strisce blu è concentrato in massima parte in zone periferiche. Nello specifico si tratta della direttrice di viale Monza e della Bicocca, e pure le vie attorno al rilevato della Stazione Centrale non sfuggono a questa sorte. Via Ferrante Aporti è decorata di blu, non solo verso il centro, ma per tutta la sua lunghezza (che è più di un chilometro).

Palazzo Marino ha spiegato che questa scelta (68.800 nuovi parcheggi a pagamento in periferia da realizzarsi nei prossimi tre anni) contribuirà a diminuire il traffico e a migliorare l’ambiente.

A ragionar così anche rubare gli pneumatici a tutte le auto dei milanesi provocherebbe una drastica diminuzione del traffico (e indubbi aumenti nel reddito dei gommisti).

Di sicuro al momento i residenti delle vie interessate sono piuttosto turbati (per usare un eufemismo), perché pare che i tagliandi per loro arriveranno nei prossimi mesi, anche se l’attivazione delle strisce avverrà nei prossimi giorni. Intanto paghino -sono “solo” 0,80 euro/ora-, poi si vedrà.

È come la vicenda dell’Ecopass, un ingegnoso balzello, che fa pagare i poveracci che ancora guidano una Euro zero –vergogna, che cosa aspettano a cambiare le loro carrette, visto che ci sono pure gli incentivi governativi e regionali?- e dice “prego si accomodi, commendatore” a Suv e jeepponi che, essendo Euro quattro, emettono aerosol termali con le loro marmitte. Ad alimentare il malizioso sospetto che alla fine si tratti solo di danè, si rileva che nella cerchia dei Bastioni il gratta e sosta è passato da 1,50€ a 2€. Per tutelare l’ambiente, è ovvio.

Maurizio Mottini a luglio su queste pagine ha scritto che è necessario far pagare l’uso del suolo pubblico. Ne deduco quindi che bisognerebbe estendere a tutto il territorio comunale questa effervescenza di strisce blu.

Io dissento in modo categorico.

Mi chiedo, infatti, se sia lecito e giusto che il comune faccia pagare il suolo pubblico. Capisco che un privato, possedendo un terreno, possa adibirlo a parcheggio a pagamento e trovo corretto che se un comune realizza un parcheggio protetto, possa chiedere un corrispettivo in denaro per la sosta in quel manufatto.

Ma una strada è un bene demaniale, non un oggetto da cui trarre un profitto.

L’articolo 16 della Costituzione prevede la libertà di circolazione, salvo le limitazioni di legge per sanità o sicurezza. Il concetto di circolazione per il codice della strada include anche la sosta.

La libertà costituzionale si estrinseca quindi attraverso il libero uso delle strade, fatte salve le limitazioni di legge. Ne deduco, a buon senso, non essendo un giurista, che una pubblica amministrazione possa limitare la circolazione e la sosta con dei ragionevoli divieti, ma non sta scritto da nessuna parte che debba pure trarre un profitto da questi limiti.

E non ha alcun senso paragonare il parcheggio all’occupazione del suolo pubblico (con ponteggi o tavolini dei bar sui marciapiedi), che è soggetta ad oneri. Il residente che parcheggia sotto casa perché il suo condominio non ha box privati non trae nessun vantaggio a differenza del barista che aumenta la superficie di vendita utilizzando anche un pezzo di marciapiede.

A sostegno della mia tesi ricordo la sentenza della Corte Costituzionale n° 116/07 che ha stabilito la nullità delle multe dovute al mancato pagamento del ticket nelle strisce blu se non vi sono nelle vicinanze parcheggi liberi. La motivazione risiede nel fatto che l’amministrazione comunale “deve riservare un’adeguata area destinata a parcheggio rispettivamente senza custodia o senza dispositivi di controllo di durata della sosta”. Tale obbligo non sussiste per le zone definite “area pedonale, zona a traffico limitato e in altre zone di particolare rilevanza urbanistica”, opportunamente individuate e delimitate dalla giunta nelle quali sussistano esigenze e condizioni particolari di traffico.

Faccio quindi molta fatica a comprendere quale sia la rilevanza urbanistica delle periferie meneghine, tale da meritare una tutela così stretta come quella derivante dalla sosta a pagamento.

Noto ancora una volta una contraddizione tra la dichiarata volontà di scoraggiare l’ingresso in città utilizzando come dissuasore il fattore economico e il contestuale annuncio di faraoniche infrastrutture “attiratraffico” come il tunnel passante di 14 chilometri. Ovviamente a pagamento.

 

Pietro Cafiero


 



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