5 ottobre 2009

NÉ DA GIOVANI NÉ DA VECCHI


Il welfare milanese arretra: possibile che sia solo questione di soldi? A ogni stretta di bilancio seguono rassicuranti dichiarazioni: i servizi non diminuiranno. Fatte rare eccezioni – come i Soggiorni vacanza – quello che il Comune fa per i suoi cittadini è molto al di sotto dello standard da media città europea lasciando da parte tutte le ambizioni di “eccellenza”. Anche quest’anno si è sentito parlare di dirigenti di asili e scuole materne ma anche di direttori di elementari e medie di ogni grado e ordine che invitano le famiglie a dare ai ragazzi sapone, carta igienica, materiali didattici e sussidii di ogni genere. Il Comune si rallegra perché forse ha trovato qualcuno che sponsorizza i detersivi e la carta igienica.

Quando sono tornato a Milano, alla fine della guerra, il direttore con aria desolata ci chiese di portare ognuno un pezzo di legno per la stufa di classe. Da allora fortunatamente di strada se n’è fatta ma oggi sembra di tornare indietro. Piovono le lettere ai giornali, anche al nostro, di genitori imbufaliti per lo stato di manutenzione degli uffici scolastici, per la pericolosità degli stessi, per l’inosservanza colpevole delle norme di sicurezza che ormai non si contano più. Non parliamo poi delle mense, argomento sempre caldo. L’arretramento dei servizi è coinciso molto spesso con i loro affidamento all’esterno da parte del Comune che ormai, se potesse, “eternalizzerebbe” tutto, forse persino le funzioni del consiglio comunale: un impiccio in meno. La beffa per i cittadini è che tutta quest’operazione non ha comportato nessun miglioramento del bilancio comunale.

I disagi ci seguono dalla culla alla tomba in questa città che vede il sindaco dedito a ballare con i nonni alla loro festa, a ricordarsi di loro a Natale e a Pasqua ma non a proteggerli dall’inquinamento o a scaldare le loro case durante l’inverno. Siamo al welfare spettacolo, una specie di campagna elettorale senza fine, per la quale si spendono soldi del Comune come nel caso dell’opuscolo che ci arriverà per la maggior gloria del sindaco. Al cattivo funzionamento dei servizi si aggiunge il taglio totale, come nel caso delle scuole civiche, sulle quali stiamo assistendo a una sorta di balletto: chiudo, non chiudo, forse riduco, forse non so cosa fare. Di una in particolare abbiamo voluto parlare in questo numero di Arcipelagomilano: della Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi. Ci sono pezzi e personaggi della storia di Milano che l’hanno fatta grande, una di queste è il Piccolo Teatro, quello che vide il sodalizio tra Paolo Grassi e Giorgio Strehler e la rinascita della grande tradizione milanese del teatro di prosa. Chiudere questa scuola vuol dire cancellare il lavoro fatto da tanti appassionati maestri e disperdere esperienze maturate in tanti anni. Milano una volta si riconosceva in alcune istituzioni: il Teatro alla Scala, il Piccolo Teatro ma anche L’Istituto Feltrinelli, l’Umanitaria, la Montessori, tutte istituzioni, insieme a molte altre, fortemente radicate nella società milanese. Oggi, quale più quale meno, sono messe in crisi e neglette o oggetto della stupida cupidigia della classe politica che vuol farsene un immeritato fiore all’occhiello o un luogo nel quale insediare parenti o amici, quando non voglia cancellarle perché luoghi di una cultura sgradita al potere.

Di questi fatti è costellato il conclamato welfare cittadino che nella sua caduta non salva nulla, nemmeno i morti. Nello scorso mese di febbraio venne alla luce uno scandalo: al cimitero di Lambrate le salme erano cremate in più di una per forno crematorio e le ceneri distribuite a casaccio ai parenti.

Ecco perché non esito a dire: dalla culla alla tomba trattati male.

 

L.B.G.



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti