5 ottobre 2009

LA TASSA INIQUA


La crisi starà pure passando, come si affannano a dichiarare tutti i più autorevoli esponenti del mondo economico e finanziario, ma l’evento non riguarda la scuola di Milano, sempre investita dalle conseguenze della sconsiderata riduzione di interventi di spesa a favore dell’istruzione e della formazione.

Infatti per molte scuole di ogni ordine e grado – ma con una gravità particolare nella fascia dell’obbligo – stanno aumentando le difficoltà economiche, e di conseguenza la possibilità di operare, a causa della convergenza di tre fattori negativi: i tagli dei finanziamenti prodotti dalla finanziaria ultima scorsa, che soprattutto nella fascia dell’obbligo, riducono gravemente gli insegnanti a disposizione e rendono meno produttivo sul piano didattico il loro impiego. Gli obblighi derivanti da alcune disposizioni e imposizioni del ministro Brunetta (ad esempio la visita fiscale obbligatoria per il personale scolastico in malattia è stata posta a carico del bilancio delle scuole e solo recentemente, dopo aver prosciugato le disponibilità di moltissime scuole, la norma è stata lievemente modificata) e soprattutto il ritardato rimborso da parte dello Stato di esborsi anticipati dalle scuole per attività didattiche essenziali, come le supplenze brevi, la partecipazione a commissioni d’esame, i rimborsi spesa per le uscite didattiche e i viaggi d’istruzione ecc.

Si tratta spesso di cifre molto consistenti, di decine e a volte centinaia di migliaia di euro: ad esempio l’I.C. Casa del Sole risulta esposto per più di 250.000 euro, la scuola primaria Novaro Ferrucci per più di 85.000. Al momento non si sa quando queste somme verranno restituite alle scuole e vi è anche il fondato sospetto che non verranno mai recuperate completamente.

In queste condizioni per molte scuole diventa difficile promuovere o partecipare a iniziative, o progettare una qualsiasi attività didattica che abbia dei costi, a meno di scaricarli sulle famiglie attivando, a scapito di bilanci familiari già falcidiati e resi incerti dalla crisi, una sorta di tassa sull’istruzione (poi qualcuno ci verrà a dire dagli schermi televisivi che sono state diminuite o almeno non aumentate le tasse…). Così ormai avviene quasi ovunque, ma spesso non basta neppure, perché i contributi volontari dei genitori invece di poter essere utilizzati per arricchire e migliorare l’offerta formativa della scuola solitamente devono essere finalizzati a garantire un minimo di funzionamento ordinario della scuola, visto che i fornitori di beni di prima necessità non possono aspettare in eterno di essere saldati. E allora basta uscite, niente corsi di lingua, niente attività di recupero o di approfondimento, e naturalmente nessuna iniziativa a favore dell’integrazione…

È chiaro che questa situazione colpisce le fasce di popolazione economicamente più deboli, affossa le scuole poste nelle aree socialmente più disagiate, penalizza l’utenza che ha più bisogno di una scuola capace di produrre formazione di qualità, integrazione e sviluppo sociale. Se poi si osserva, sia pure con lo sguardo distratto e un po’ infastidito di larga parte della stampa, l’azione che la Giunta Moratti ha intrapreso contro le scuole serali, con drastiche riduzioni e sgomberi spettacolari, si può concludere che la grande Milano, che vuole apparire proiettata verso le luci dell’Expo sta in realtà arretrando paurosamente nel buio, perché una società, una città che non investe con generosità e lungimiranza nell’istruzione e nella formazione si avvia a spegnere il proprio futuro.

 

Vincenzo Viola

                                                        



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