11 febbraio 2015

COMMISSIONE PER IL PAESAGGIO: RIFLESSIONI E PROPOSTE


Come sappiamo da alcuni anni la Commissione per il Paesaggio ha preso il posto della Commissione Edilizia, l’avvicendamento ha significato una sostanziale modifica della valutazione dei progetti, è innegabile che tutto ciò ha causato problematiche e alimentato polemiche in particolare tra i progettisti che spesso si sono visti respingere i loro progetti in modo inatteso.

08amato06FBSappiamo che il termine paesaggio contempla definizioni e scuole di pensiero diverse, il dibattito potrebbe non finire mai, la materia sembra, infatti, sfuggire a uno “standard” condiviso e ogni valutazione può apparire opinabile, anche se da parte di personalità di provata fama e competenza, cui però possono contrapporsi valutazioni di personalità di egual valore.

La questione è così complessa che anche la Convenzione Europea per il Paesaggio, stipulata a Firenze nel 2000, ne dà una definizione “diplomatica” asserendo che per paesaggio s’intende quella “determinata parte di territorio, così com’è percepita dalle popolazioni“. È quella della Comunità Europea una definizione che sconfina nell’ambito della sociologia, fondando nella percezione di chi abita il territorio il valore del paesaggio; si potrebbe sostenere che oltre ai segnali visivi, simbolici e culturali, nella percezione del paesaggio influiscano anche i rapporti sociali del territorio di riferimento; se ciò è vero appare chiaro che quanti sono chiamati a valutare le trasformazioni di quel paesaggio dovrebbero possedere una profonda e dettagliata conoscenza di tali rapporti.

Nei quasi quattro anni di partecipazione alla Commissione per il Paesaggio di Milano quale rappresentante di Zona 2, mi sono convinto che non vi sono le condizioni oggettive che consentano una valutazione paesaggistica del progetto nel rispetto di quanto indicato dalla Convenzione Europea, ciò non dipende certo dalla composizione della Commissione, in particolare di quella in carica, né si può asserire, come in un recente articolo pubblicato sul n. 3/2015 di ArcipelagoMilano che questa, si sia oramai, non si sa perché, orientata a respingere la maggior parte dei progetti, ciò non corrisponde al vero e i verbali online lo sanciscono. È però vero, e qui concordo con l’autore dell’articolo sopraccitato, che l’esame dei progetti non è adeguatamente approfondito.

Ogni giovedì pomeriggio la Commissione per il Paesaggio esamina da quaranta a sessanta progetti, da un punto di vista statistico significa da quattro a sei minuti ciascuno, nonostante la commissione (come previsto dal regolamento) si suddivida in sottocommissioni e ai progetti più rilevanti venga dedicato più spazio, difficilmente si ha tempo per leggere con attenzione le relazioni dei progettisti, il più delle volte troppo prolisse, mentre le tavole di progetto, che superano normalmente le quattro dozzine, transitano davanti ai commissari troppo velocemente. Intendiamoci, ciò può dare risultati opposti, a volte si penalizza immeritatamente un progetto altre volte l’esatto contrario.

Ma l’aspetto più rilevante è che il più delle volte i Commissari non conoscono adeguatamente l’ambito territoriale in cui si inserisce il progetto.

Questa situazione ha “suggerito” a molti progettisti alcuni espedienti: le rappresentazioni rendering dei progetti, che oramai hanno raggiunto livelli grafici qualitativi davvero pregevoli e che avrebbero il compito di riassumere il progetto in immagini il più possibile aderenti alla realtà, vengono opportunamente manipolate sapendo che queste sono in definitiva gli elaborati che più incidono sulla valutazione, cosicché assistiamo alla magnificazione di vedute improbabili, il verde abbonda anche laddove non potrà mai esserci, alberature alte e superbe vengono collocate sopra box interrati e il contesto sembra fatto apposta per quel progetto.

Altra consolidata abitudine è di mettere in primo piano nelle relazioni progettuali lo stato di degrado esistente nel contesto, come a dire che in fin dei conti il progetto presentato non può che migliorare lo stato di fatto: non è certo il migliore degli approcci; ma occorre però anche dire che manca una dettagliata pianificazione del paesaggio urbano milanese, la già citata convenzione europea, infatti, stabilisce che le Amministrazioni devono indicare “le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi“.

Nei quartieri più degradati dove le condizioni del paesaggio richiedono un ripristino se non addirittura la creazione di paesaggi, occorrerebbero chiare linee guida, sopratutto negli ambiti di rinnovamento e di ristrutturazione urbanistica indicati dal PGT, per dare un orientamento certo ai progettisti; è questa, a mio parere, una grave lacuna cui l’Amministrazione Comunale dovrebbe trovare modo di rimediare.

Ma il primo e più urgente provvedimento da prendere è la costituzione di Commissioni per il Paesaggio zonali, all’interno di quella che da tempo attendiamo, ovvero l’annunciata metamorfosi del Decentramento in Municipalità, i benefici sarebbero evidenti:

* Un carico ridotto per commissione dei progetti da esaminare, mediamente da quattro a sei per settimana di cui solo uno o due di un certo peso, ciò consentirebbe un’analisi più approfondita e dettagliata dei progetti;

* Una maggiore conoscenza del territorio da parte dei commissari, attualmente infatti è impossibile per gli undici commissari avere un’adeguata conoscenza di tutti i cento ottantadue chilometri quadrati delle nove zone di Milano.

* Conferimenti e sopralluoghi, procedure assai utili laddove si tratta di grandi opere, potrebbero diventare una consuetudine per agevolare il confronto con i progettisti.

La principale contestazione a tale proposta è che la costituzione delle CPP zonali potrebbe comportare una differenza a livello cittadino delle valutazioni; ma questa differenza in qualche modo c’è già, infatti la CPP si divide in sottocommissioni e sebbene tutti devono successivamente confermare la valutazione della singola sottocommissione, credo che tutti comprendiamo che si tratti di pura formalità. Inoltre traspare da tale contestazione una visione soggettivistica, la valutazione paesaggistica dovrebbe ambire all’oggettività attraverso precise linee guida da individuare zona per zona e quartiere per quartiere, alla luce di un progetto strategico paesistico da costruire a livello non più milanese, ma di città metropolitana.

Pippo Amato

Rappresentante Zona 2 alla Commissione per il Paesaggio



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