11 febbraio 2015

libri – IL CALIFFATO DEL TERRORE


 

MAURIZIO MOLINARI

IL CALIFFATO DEL TERRORE

Perché lo Stato Islamico minaccia l’Occidente

Rizzoli, 2015

pp.160, Euro 17

libri06FBVuole azzerare la civiltà del progresso, vuole riportare le lancette dell’orologio al VII secolo, al tempo di Maometto, vuole costituire lo Stato islamico, l’IS, restaurando il Califfato, dissolto da Ataturk nel 1924, vuole ritornare alla purezza dell’Islam e alla sharia, vuole cancellare l’esistenza degli Stati postcoloniali, quali Irak, Siria, Giordania, Israele, Palestina, Cisgiordania. Stati scaturiti dagli accordi, tra Londra e Parigi, di Sykes – Picot del 1916, per spezzettare e indebolire ulteriormente la “umma” (comunità dei fedeli) e il decaduto Impero Ottomano. Seguendo la mappa della leggendaria nazione araba del Levante, Bilad Al Sham, rivendicandone l’identità.

Di tutto questo ci racconta l’autore, corrispondente dal Medio Oriente per la Stampa, dalla sede di Gerusalemme – Ramallah,.

Lui è il sunnita Abu Bakr Al Baghdadi ,nativo della sciita Samarra, studi all’università di Baghdad, nelle file della resistenza nel 2004, imprigionato dagli americani a Camp Bucca nel sud dell’Irak. Qui entra in contatto con altri prigionieri sunniti, il Gotha degli ex militari del Baath e degli alti funzionari del detronizzato dittatore Saddam Hussein, e qui, con loro, elabora il suo piano, un preciso progetto politico, statuale mistico, ove nulla è lasciato al caso: unificare l’Islam sotto i sunniti, eliminare gli sciiti (una vera pulizia etnica), conquistare Roma, (vedi la bandiera nera islamica sventolante sull’obelisco di San Pietro, pubblicata sulla rivista Dabiq, in inglese) fare rispettare ovunque la sharia, la legge islamica fondata sul Corano.

Quando quel 4 luglio dello scorso anno 2014 Al Baghdadi si autoproclamò Califfo del ricostituito Stato Islamico dell’Irak, Isis,in quanto discendente diretto di Maometto, della sua stessa tribù dei Quraysh, noi europei ci stupimmo, quasi sorridemmo, ignorando il devastante vulcano sul quale eravamo tutti seduti. Infatti il Califfo utilizza la malvagità più brutale, anzi la spettacolarizzazione sistematica del terrore, tramite media compiacenti, per seminare paure terrificanti non solo tra i suoi, ma nel mondo intero, mediante decapitazioni, (previste dalla Sura 47 e 8.12 del Corano) roghi umani, mutilazioni, esecuzioni sulle pubbliche piazze, crocifissioni, lapidazioni.

Egli ha trasferito l’effetto shock dalle masse (v. Torre Gemelle di Osama Bin Laden) all’individuo, per acquisire consenso con la sottomissione della popolazione. Ma mentre Bin Laden voleva solo terrorizzare gli occidentali per farli regredire dai territori sacri dell’Arabia Saudita, Al Baghdadi punta alla ricostituzione delle Stato islamico originario.

Secondo Molinari il risentimento dei giovani islamici, immigrati di seconda generazione, per la mancanza di considerazione nelle periferie delle metropoli europee ove abitano, e per la continua arroganza e violenza di noi occidentali nei loro Stati, produce una corsa all’arruolamento di combattenti volontari jihadisti, che volano in Siria nei campi di addestramento e poi alcuni ritornano in Europa per eseguire le loro prodezze. Per l’impegno totale costoro percepiscono anche uno stipendio, una casa e protezione per la famiglia. Spetta ai “facilitatori”, sguinzagliati ovunque, come nel nord Italia, reclutare foreign fighters, muniti pure di passaporto, come i tragici fatti di Charlie Hebdo insegnano.

La cifra dei combattenti, un esercito in piena regola, oscilla dai 30-40 mila unità, ma i Peshmerga Curdi parlano di 200.000 unità, tra i quali 3000 occidentali, un centinaio gli italiani. Arruolano anche bambini, chiamati pulcini o leoncini dell’IS, massacrando i genitori dissenzienti, effettuando un vero crimine di guerra secondo le Nazioni Unite.

Oggi lo Stato Islamico si estende su 250.000 kilometri quadrati, (un’area grande come la Gran Bretagna) tra i fiumi Tigri e Eufrate ove è nata la civiltà e la scrittura. Può contare su una popolazione di 10 – 12 milioni di abitanti, tra Aleppo e Baghdad, su una struttura istituzionale e amministrativa invidiabile, come il Consiglio della Shura, il Consiglio della Sharia, il Consiglio di sicurezza e intelligence, il Consiglio militare, quello provinciale, finanziario, il Consiglio dei media, con alti tecnici del web, per una jihad digitale per reperire lupi solitari e pirati informatici, per indebolire l’Occidente.

E per mantenere il consenso tra la popolazione civile Al Baghdadi fa distribuire acqua, elettricità, a volte pane, seguendo la stessa tecnica delle mafie.

Apprendiamo che l’Is può contare su una dotazione di due miliardi di dollari, percepiti con donazioni dal Qatar e dal Kuwait (stati alleati peraltro dell’America), pagamenti di pedaggi, rapimenti di stranieri e sceicchi locali, saccheggio di banche, tasse ai non mussulmani, vendita di petrolio a trafficanti, vendita di antichità salvate da saccheggi e distruzioni, come i Budda di Bamiyan.

Nelle loro scuole si insegna quasi solo il Corano, poche scienze, niente musica o arte, ma le lingue, per potere viaggiare nel mondo e seminare odio e morte. Maschi e femmine sono separati nelle scuole. Le donne, spesso sono rapite, e devono imparare a essere buone mogli per i combattenti, alcune vengono vendute come schiave o uccise se yazidi.

I cristiani non possono esternare il loro culto, spesso sono accusati di apostasia, sono perseguitati e uccisi: sono considerati dimmi, cittadini di seconda classe, e devono perciò pagare una tassa. Erano 1 milione nel 2003, oggi molti sono fuggiti e sono rimasti solo 250.000 anime, terrorizzate.

Come si vede un quadro più che allarmante dell’IS, quello descritto da Molinari, un dossier documentato con la lucidità e precisione di un giornalista di rango. Sarebbe opportuna una strategia globale, una rete di informazioni centralizzata come quella creata da Falcone nella lotta alle mafie. Oltre a un raccordo con le tribù locali, come fece Lawrence d’Arabia a suo tempo o il generale Petraeus in Irak, se vogliamo tentare di salvarci tutti da questo tremendo pericolo, il nuovo male assoluto, che vuole cambiare la geografia del mondo.

Marilena Poletti Pasero

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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