4 febbraio 2015

PISAPIA SINDACO: SÌ, NO, COME E PERCHÉ


Caro LBG, sono sorpreso da quello che hai scritto a proposito dell’obbligo che Pisapia avrebbe di ricandidarsi e non lo condivido. Forse non ne sei del tutto convinto neanche tu … . Personalmente non sono neanche convinto del contrario – cioè che dovrebbe non ricandidarsi – e ritengo che capirsi sui contenuti giova e gioverebbe anche al dibattito sulle persone. Innanzitutto seguendo io anche la vita torinese trovo assurdo che ci sia tutta questa attenzione già oggi sulla eventuale ricandidatura di Pisapia a Milano mentre a Torino ancora saggiamente non si parli di quella di Fassino. Si vota tra 16 mesi, è presto per decidere. Non si sa neanche quando si voteranno le politiche, non si sanno ancora tante cose. Comprese le leggi elettorali.

02hutter05FBTu scrivi: “Quello che si poteva fare in questo clima si è fatto, in particolare mettendo in campo tutte le opportunità non finanziarie in mano alla Giunta come l’assegnazione di edifici comunali per attività assistenziali, sociali e di incentivo all’innovazione. Alcune auspicabili rotture con il passato morattiano non erano praticabili, vedi il caso Expo, o politicamente impercorribili vista la maggioranza, come avere una mano più ferma sulla vicenda M4. Le vicende non sono ancora concluse e sul dopo Expo la partita è ancora tutta da giocare.”.

Mah … . Premesso che stiamo parlando di una giunta di centrosinistra, che il clima in città è cambiato, che il Pgt è stato ridimensionato, che tante piccole buone cose sono state fatte … quello che vedo per certo è che anche fondamentali scelte promesse e dichiarate sulla mobilità non sono state rispettate: mi riferisco al rispetto dei referendum ambientalisti che in primis prevedevano l’estensione dell’Area C alla 90, mi riferisco alle domeniche a piedi prima sperimentate felicemente e poi semplicemente abrogate. Sull’Expo sei convinto che non si potesse cambiare localizzazione? Non si poteva farlo su aree pubbliche come proponeva Boeri? Comunque non se n’è neanche discusso, così come, tre anni dopo, ci siam trovati la scelta su M4, senza discussione alcuna. Sull’inutile canale Expo la Giunta ha insistito fino all’ultimo.

Non ho capito quante e quali persone hanno discusso a tempo debito di quelle scelte, certo non si è realizzata partecipazione neanche nel senso di formare un gruppo dirigente un po’ largo. Colpa di Pisapia? Difficile a dirsi. Quando queste cose vanno così la colpa (o il merito, a seconda dei punti di vista) non è mai di uno solo. È anche di chi non ha dato battaglia. Ma ora – a rischio di sembrare ingenuo – prima di pronunciarmi/ci sulle candidature sarebbero da discutere le critiche e le opzioni programmatiche. E si dovrebbe capire quali sono le alternative a Pisapia, senza farsi prendere dall’incubo di una improbabilissima vittoria del centro destra. Allo stato mi sembra che l’ipotesi di una vittoria del centro destra possa solo essere agitata strumentalmente o vissuta inconsciamente come alibi per accontentarsi di soluzioni al ribasso. (O il centro destra ritorna molto forte sul piano nazionale o non sarà minimamente competitivo a Milano.)

Il dovere morale di ricandidarsi non esiste, in particolare superati i 60 anni, e in particolare in questo caso. Pisapia infatti ha vinto le primarie 2010 in un contesto in cui era parso a molti l’unico in grado di farci uscire dalla Moratti, e/o il miglior garante di una coalizione pluralista. Ora – a parte che si dovrebbe aspettare la fine di Expo – i problemi sono tutt’altri e non c’è bisogno di stressare Pisapia su un presunto obbligo di ricandidarsi se comprensibilmente è stanco.

C’è una questione invece che mi pare più urgente e sulla quale Pisapia – il più importante sindaco non Pd d’Italia eletto da una coalizione egemonizzata dal Pd – avrebbe oggi un ruolo importante: la legge elettorale dei Comuni resta uguale se si afferma il nuovo Italicum che non prevede più le coalizioni? Che senso ha escludere le coalizioni a livello nazionale? La politica impazzisce definitivamente – o almeno fa impazzire chi la segue – prevedendo contemporaneamente le coalizioni nei Comuni e nelle Regioni ed eslcudendole per il Parlamento. E magari si fa anche l’election day nello stesso giorno! Proprio da Milano dovrebbe partire un appello contro di questa forzosa e non necessaria “semplificazione” dei rapporti politici, che in realtà li complica.

 

Paolo Hutter



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