28 gennaio 2015

LA RICETTA JUNKER SPIEGATA AL SINDACO METROPOLITANO


La Rappresentanza in Italia della Commissione Europea – Ufficio di Milano, ha ritenuto di chiarire, attraverso l’inserzione “Investimenti, il piano operativo entro metà 2015” (Corriere della sera, 14 gennaio), che il piano Junker per finanziare la crescita dell’UE non consiste in un’erogazione di sovvenzioni per 315 miliardi in tre anni, ma di un piano per attrarre investimenti per quell’importo, grazie alla garanzia di un apposito Fondo (Fondo europeo per gli investimenti strategici – FEIS) finanziato con 16 miliardi di euro provenienti dal bilancio UE e 5 miliardi provenienti dalla BEI. Così, con una garanzia di 21 miliardi si dovrebbe, secondo Junker, generare un effetto moltiplicatore di 15 volte e raggiungere i 315 miliardi. Una “renzata” è stata definita da molti commentatori, ma da prendere molto seriamente.

02longhi04FBEssa segna la fine dell’epoca dei progetti finanziati a fondo perduto dall’UE e conferma il modello operativo della “tripla elica”, secondo il quale, in un nodo di Moebius, quindi senza soluzioni di continuità, corrono in modo collaborativo pubblica amministrazione (specie quella locale), imprenditori, ricerca. Il motore della tripla elica è dunque una pubblica amministrazione il cui ruolo non è spendere passivamente la ricchezza prelevata ai cittadini ma moltiplicarla di ben 15 volte, in virtù della propria managerialità! Una vera e propria rivoluzione nella storia del nostro Stato.

Junker immagina un’Europa in cui abbonda cultura creativa sui fronti delle amministrazioni, dell’imprenditorialità, della cultura; soggetti la cui leadership dovrebbe essere così forte da attrarre verso destinazioni produttive una quota significativa dell’enorme massa di ricchezza oggi monopolizzata dalla speculazione finanziaria internazionale. La visione è completata dal ruolo strategico dell’UE, che consisterebbe nel fornire prevalentemente supporto organizzativo e gestionale e non risorse di finanziamento.

Quindi l’efficacia del Fondo europeo per gli investimenti strategici è condizionata dalla capacità della nostra pubblica amministrazione, la quale dovrebbe avere leadership creativa e abilità di facilitatrice, per gestire in modo resiliente i progetti. Ma questo deve fare i conti con il parere UE del 2.6.2014 “Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2014” il quale richiama l’attenzione su alcuni fattori strutturali di svantaggio del nostro paese:

– mancanza di coordinamento e inefficiente ripartizione fra i vari livelli di governo;

– inadeguatezza della capacità amministrativa e mancanza di trasparenza, di valutazione e di controllo della qualità nella gestione dei fondi UE;

– pesante incidenza della corruzione sul sistema produttivo e sulla fiducia nella politica e nelle istituzioni;

– spesa sociale destinata in gran parte agli anziani e poco orientata all’attivazione, che di conseguenza non riesce a contenere i rischi di esclusione sociale e di povertà, aggravati dalla situazione del mercato del lavoro che è ulteriormente peggiorata nel 2013, con un tasso di disoccupazione salito al 12,2% e di disoccupazione giovanile al 40%.

Le cose non sembrano migliorare sul fronte degli imprenditori e della politica industriale. Mariana Mazzucato in “L’abisso della disuguaglianza” (La Repubblica, 31.12.2014) ricorda come l’industria si sia finanziarizzata, concentrandosi esageratamente sull’accumulo di liquidità e su misure che rafforzano nel breve termine il titolo azionario, invece di puntare su quelle tipologie di spesa che garantiscono crescita nel lungo periodo, come gli investimenti in ricerca, sviluppo e formazione del capitale umano. Nel contempo la Mazzucato confuta la tesi del governo italiano, secondo il quale l’impedimento alla crescita in Italia risiede nel livello di retribuzione dei lavoratori, per cui la soluzione sarebbe la drastica riduzione del costo del lavoro. La realtà è che l’aumento del costo del lavoro è il risultato del calo di produttività dovuto alla carenza di investimenti pubblici e privati in tutte le aree suscettibili di incrementare capitale umano e innovazione.

Alla luce di questa situazione di debolezza sia della pubblica amministrazione sia delle imprese come può l’Italia soddisfare i requisiti per accedere al futuro Fondo europeo per gli investimenti strategici e riprendere la via dello sviluppo? A questo quesito rispondono le succitate Raccomandazioni del Consiglio, che indicano nella riqualificazione delle risorse umane il fattore strategico per rendere efficace il percorso delle riforme attraverso: l’efficienza della pubblica amministrazione, il potenziamento delle misure anticorruzione, il miglioramento della qualità dell’insegnamento e dell’investimento in capitale umano a tutti i livelli di istruzione.

Per far progredire l’efficienza della pubblica amministrazione, l’UE indica la necessità di precisare le competenze a tutti i livelli di governo e di un’azione risoluta di miglioramento della capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione del controllo di qualità a livello regionale, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno, per garantire una migliore gestione dei fondi UE. Secondo la filosofia di Junker si dovrebbe aggiungere la capacità di lavorare in modo collaborativo, secondo la logica della piattaforma per attrarre investimenti dall’esterno; quindi addio alla separatezza fra ministeri e fra assessorati, oltre che fra enti centrali e locali ai diversi livelli. Per il potenziamento delle misure anticorruzione, la raccomandazione è di rivedere l’istituto della prescrizione e di rafforzare i poteri dell’autorità nazionale anticorruzione.

Ma lo sforzo più importante riguarda la riqualificazione del sapere, attraverso la crescita del capitale umano, grazie a migliori prospettive di sviluppo professionale, all’aumento delle attività di integrazione fra istruzione ed esperienze pratiche, a finanziamenti alle università più correlati ai risultati della ricerca e dell’insegnamento, per colmare il ritardo nella capacità di innovazione.

Questo radicale miglioramento del capitale umano è condizionato quindi dalla volontà di avviare il settore della pubblica amministrazione e dell’istruzione lungo il percorso dell’industriosità per attrarre risorse, una rivoluzione culturale per soggetti educati al culto della rendita e della difesa passiva del proprio ruolo.

Secondo Junker all’amministrazione industriosa spetta l’onere di dirigere la piattaforma collaborativa della tripla elica con imprese e ricerca, sostanzialmente per migliorare l’efficacia di Europa 2020, grazie alla rivalutazione della capacità di leadership degli enti locali nei processi di innovazione. Si apre così un’importante prospettiva per il sindaco metropolitano dell’area milanese (una delle più importanti aree metropolitane europee, quindi fondamentale per lo sviluppo sia dell’Italia che dell’UE): guidare il processo di sostanziale rinnovo del rapporto fra amministratori, cittadini, imprese, in sinergia con il programma di sviluppo delle metropoli europee, che prevede le seguenti priorità:

– agenda digitale: contributo alla realizzazione di un mercato unico del digitale connesso;

– energia resiliente: intenso sfruttamento delle risorse rinnovabili per contrastare i cambiamenti climatici, con applicazione particolarmente intensa all’edilizia;

– difesa della base industriale e coinvolgimento dei giovani per la promozione di un’economia sociale di mercato;

– generalizzazione del bilancio integrato, con valutazione della sostenibilità sia per quanto riguarda l’impiego delle risorse, sia l’impatto sulle risorse umane.

In fondo la ‘renzata’ di Junker è povera di risorse monetarie ma è ricca di stimoli per indispensabili innovazioni organizzative per uno sviluppo metropolitano e nazionale basato sulla capacità di attrarre risorse.

 

Giuseppe Longhi

 

 



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