28 gennaio 2015

FAMIGLIE E MINORI IMMIGRATI, LA SFIDA DELLA CITTÀ COSMOPOLITA


Il tema del futuro cosmopolita della città chiama in causa in modo insistente le nostre politiche pubbliche. Nell’ultimo anno è successo spesso in chiave emergenziale (accoglienza di profughi siriani ed eritrei) se non apocalittica dopo i tragici fatti di Parigi (in particolare nei confronti dei cittadini di religione musulmana, essendo anche appena uscito il bando del Comune sui luoghi di culto), oppure avveniristica con EXPO 2015.

06lainati04FBSi scorda facilmente la quotidianità che la città vive ormai da tempo nei quartieri, nelle scuole, nei posti di lavoro, dove da anni convivono donne, uomini, famiglie e minori immigrati appena arrivati o insediati da tempo, se non addirittura nati in Italia. Dove da anni i servizi territoriali e le organizzazioni della società civile hanno attivato processi per favorire l’accesso ai diritti e al senso del bene comune e della convivenza. Non senza fatica, perché la città stessa è anche un sistema di luoghi dell’esclusione ma è da questa convivenza quotidiana che dipende il futuro della nostra città cosmopolita.

D’altra parte il Comune di Milano ha vissuto alterni periodi storici, solo negli ultimi anni sembra aver avviato un maggior dialogo con il territorio su questi temi, non senza difficoltà e indecisioni. E sicuramente la debolezza delle politiche regionali e nazionali grava su queste dinamiche.

A Milano i cittadini stranieri sono 264.238, rappresentano ormai quasi il 20% della nostra popolazione residente e di questi ben un quinto sono minori e la metà donne. Il 40% della popolazione è costituito da coppie e famiglie (Comune di Milano – Settore Statistica 2012). Spesso la tentazione è di catalogarle sotto un’unica etichetta, come “straniere”. La realtà è molto più complessa. Basta guardare ai loro figli: non ci sono solo i nati in Italia e i neoarrivati ma anche quelli che sono arrivati in fasi diverse della loro vita (pre-adolescenti o adolescenti) o anche quelli che vivono migrazioni pendolari tra Italia e paesi di origine. La dimensione transnazionale delle esperienze è quindi molto forte.

Una parte importante di queste famiglie si è ricostituita attraverso il ricongiungimento familiare (L.40/98). Milano è la terza provincia in Italia interessata dal fenomeno (e la città di Milano ne accoglie all’incirca la metà) e sebbene negli ultimi anni questo abbia conosciuto una lieve flessione dovuta alla crisi (i rientri al paese di origine sono in crescita), tuttavia i ricongiungimenti sono ancora rilevanti. A settembre 2014 a livello provinciale erano in corso 43.000 domande per ricongiungimenti di familiari residenti all’estero (coniugi o figli) con oltre 28.000 nullaosta rilasciati (Min. Interni – dipartimento per le libertà civili e immigrazione).

Decidere e intraprendere un ricongiungimento significa non solo affrontare un iter amministrativo ma anche un percorso complesso dell’esistenza che coinvolge la struttura familiare, dapprima provata dalla distanza del genitore che parte per primo e poi impegnata nella ricomposizione delle relazioni affettive e educative genitore-figlio. Non sono disponibili dati specifici ma l’esperienza dei servizi del territorio ha osservato che in genere il ricongiungimento può avvenire anche dopo lunghi periodi di lontananza, circa 6-7 anni. I minori sono l’anello allo stesso tempo debole e forte di questo processo.

Da una parte incontrano forti criticità, perché di frequente non vengono coinvolti nel progetto dai genitori stessi e si ritrovano a vivere dopo molti anni in un nuovo contesto senza essere sempre preparati. Spesso limitati da una “logica di integrazione al ribasso” che ha caratterizzato la prima generazione, incontrano difficoltà a stare nel nuovo sistema scolastico – formativo con conseguenti fatiche nella carriera scolastica e sociale. Dall’altra sono anche il futuro della nostra città, con appartenenze fluide non irrigidite da logiche sedentarie o etnico – nazionali e quindi aperte a sincretismi e forme di partecipazione alla vita sociale e scolastica che alimentano nuove cittadinanze giovanili.

Negli ultimi anni il Comune di Milano e molti soggetti del territorio si sono impegnati in progetti di sistema (finanziati da L. 285/97 o dal Fondo Europeo per l’Integrazione) per accompagnare le politiche a individuare linee strategiche intersettoriali per favorire percorsi d’integrazione tra territorio, famiglie e scuola e sostenere così in modo più efficace i progetti d’integrazione dei minori stranieri. Il Centro per famiglie immigrate di Soleterre ONLUS dal 2008 partecipa a questo percorso proponendo un servizio integrato realizzato nell’ambito di una cornice transnazionale, grazie alla collaborazione con staff insediati in alcuni importanti paesi di origine (Marocco, Ucraina e El Salvador) e all’utilizzo di Skype.

In questo modo i minori e le loro famiglie vengono accompagnati a comunicare anche a distanza nelle diverse fasi di decisione e realizzazione del ricongiungimento (sia dal punto di vista delle procedure che dal punto di vista del percorso d’inserimento nel nuovo territorio) favorendo un progetto familiare più condiviso. Nel fare questo il servizio offre alle famiglie un orientamento integrato ai principali diritti e relativi servizi (scuola, lavoro salute), prevenendo la frammentazione tipica delle risposte settorializzate del nostro sistema di welfare. In questo modo si intende favorire una maggiore consapevolezza e competenza informativa delle famiglie immigrate favorendone l’autonomia.

Chiara Lainati

Soleterre ONLUS

nota: Questo articolo si basa sull’esperienza che Soleterre ONLUS dal 2008 ha intrapreso sul territorio milanese con il suo Centro per famiglie e cittadini immigrati. Soleterre è un’organizzazione umanitaria che realizza progetti e attività a favore di soggetti in condizione di vulnerabilità. Interviene con strategie di pace e adotta metodologie di partenariato e di co-sviluppo. Per fare questo crede nel lavoro con i cittadini migranti attivandoli non solo come beneficiari ma anche come attori degli interventi di sviluppo socio-economico in Italia e nei paesi di origine. I progetti e i servizi attivi a Milano sono nati grazie a un percorso partecipativo intrapreso con le donne, le famiglie, le comunità e le associazioni immigrate e alla collaborazione con le equipe e i partner di Soleterre operanti in alcuni importanti paesi d’origine: Ucraina, Marocco e El Salvador. Negli ultimi anni Soleterre ONLUS si è radicata sul territorio collaborando con diversi partner territoriali e istituzionali. In tempi recenti ha avviato importanti progetti di sistema. A Milano, in partnership con il Comune e altre organizzazioni del Terzo Settore ha coordinato il progetto “Siamo qui. Minori migranti dal ricongiungimento a percorsi integrati di cittadinanza sul territorio” (2012/FEI/PROG-103292).

 



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