21 gennaio 2015
PICCOLI PEZZI COMPONGONO IL PUZZLE DEI KATAKLÒ
Tornano a Milano i Kataklò dopo una tournée di due anni che li portati fino alla casa-madre del Nederlands Dans Theater (Olanda), il Lucent Dans Theater di Den Haag, e fino al Teatro Alfa di São Paulo e al Teatro Municipal di Rio de Janeiro (Brasile), dove sia il pubblico nordeuropeo sia quello del Carnevale più famoso al mondo ha potuto apprezzare i colori e lo spirito dei Kataklò.
Per il grande successo di pubblico e critica che ha ottenuto lo spettacolo Puzzle, i piccoli pezzi dal taglio unico si incastrano nuovamente per il pubblico milanese al Carcano e inscenare un arlecchino di danze, nel quale la danza si fonde con l’acrobazia della ginnastica e l’esagerazione del circo per creare uno spettacolo dai colori forti e contrastanti e dalle geometrie chiare e definite.
L’arlecchinata di Puzzle si delinea su musiche varie, tratte da colonne sonore di film, da melodie introspettive e ‘meditative’ di compositori del nostro tempo e da musiche etniche (percussioni africane, musiche ebraiche, etc.), mentre nelle coreografie una sfilata di creatività pura lasciata – apparentemente – alla totale discrezione degli artisti. In realtà, un fil rouge si può seguire nella specifica volontà della regista (Giulia Staccioli, una campionessa di ginnastica ritmica, fondatrice della compagnia e dell’Accademia dei Kataklò) di portare la ginnastica dalle arene olimpioniche al teatro, mantenendo quella che è la peculiarità delle competizioni ginniche, la successione ordinata delle squadre con le relative esibizioni; facendo così in modo che la ginnastica non sia solo una nicchia per tecnici e appassionati, ma venga aperta e presentata al grande pubblico come svago, mostrando espressione ed emozione.
Lo spettacolo è suddiviso in due atti, nove danze per ogni atto più un epilogo, e si configura come un’antologia della danza del Novecento. Si trovano i veli danzanti della Modern Dance di Martha Graham, l’espressività pura dionisiaca di Isadora Duncan esasperata e ammodernata nell’elemento circense, fino ad arrivare alla citazione del repertorio classico (in una delle coreografie compare un tutù nero in un pas de deux contemporaneo) e a qualche elemento del Tanztheater di Pina Bausch. I sei danzatori (tre uomini e altrettante donne) non si servono solo del ritmo e del mimo, ma dalla ginnastica e dal circo prendono a prestito attrezzi come funi, nastri, cerchi e clavette, pali prestati dalla pole dance, nastri sospesi come trapezi e altri elementi scenografici.
Domenico G. Muscianisi
In scena al Teatro Carcano di Milano dal 21 al 25 gennaio 2015
questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi