14 gennaio 2015

PIO ALBERGO TRIVULZIO: POCHE ALTERNATIVE PER USCIRE DALLA CRISI


I problemi del Pio Albergo Trivulzio nascono molti anni fa, da quando l’allora Presidente Mario Chiesa si propose di trasformare la “Baggina” in una moderna clinica geriatrica, possibile sede di polo universitario. A questo scopo Chiesa aveva iniziato a creare nuovi padiglioni, aperto un laboratorio dalle enormi potenzialità, realizzato reparti specialistici (cardiologia, pneumologia, oncologia …) con a capo primari (titolo naturalmente limitato all’uso interno); in altre parole una realtà molto lontana dalla tradizionale natura di casa di riposo. La sua idea era di precostituire la struttura, per poi farla riconoscere con un decreto governativo, come clinica geriatrica, già pronta a funzionare.

05antoniazzi02FBSi era creata quindi una condizione di standard elevati che non avevano un corrispettivo nei contributi regionali e nelle rette comunali, che continuavano a mantenere il loro carattere “sociale”, previsti per le case di riposo o RSA. Questa situazione si è in parte aggravata con la legge regionale sulle IPAB (Istituto di pubblica assistenza e beneficienza), perché si è così definitivamente applicato a tutti i dipendenti il contratto sanitario regionale, sia per i reparti riabilitativi sanitari, sia per i reparti sociali. Si tenga presente che la maggior parte delle Case di Riposo opera con lavoratori delle cooperative, a un costo contrattuale decisamente inferiore.

Per farla breve, in queste condizioni il bilancio annuale “caratteristico”, fatto dalle entrate e dalle uscite dell’attività, è strutturalmente in perdita: le entrate di contributi e rette non coprono le spese di personale e amministrative, il disavanzo ammonta annualmente attorno ai 3 milioni. Ma se a questo si aggiungono gli interessi sui mutui e gli oneri fiscali, la perdita sale a circa 10 milioni. A questi dati contabili d’esercizio, occorre poi aggiungere i dati in conto capitale: in questo caso il debito consolidato ammonta a 90 milioni, dovuti soprattutto a investimenti per mettere a standard le strutture e ai deficit pregressi accumulati (da qui gli alti interessi annui che gravano sul bilancio). Di contro il Pio Albergo Trivulzio possiede un patrimonio immobiliare che viene stimato intorno ai 400 milioni, che però non è allo stato realizzabile facilmente e in tempi rapidi.

Che cosa è possibile fare? Un intervento risolutore sembra richiedere due operazioni diverse, contemporanee e convergenti. Innanzitutto occorre riportare l’attività della gestione ordinaria sotto controllo, a una situazione di pareggio economico. Non potendo tornare indietro, rispetto alle decisioni del passato e alla situazione di fatto, sarebbe bene spostare all’esterno l’attività a carattere sociale e svolgere al Trivulzio solo l’attività sanitaria; ci sarebbero così maggiori entrate che coprirebbero le spese non comprimibili del personale. In questo caso la Regione dovrebbe impegnarsi a portare al Trivulzio altre attività sanitarie – in quella visione che prese forma proprio al Trivulzio con la riabilitazione post-acuta – attività di carattere intermedio tra ospedale e medicina di base.

In secondo luogo è necessario un intervento straordinario della Regione e del Comune per superare la fase critica sul piano finanziario; visto che il patrimonio esiste, ma è poco disponibile, occorre mettere in atto un’operazione finanziaria – immobiliare – patrimoniale che sollevi il Trivulzio dal peso del debito relativo sino alla sua copertura nel giro di qualche anno (con l’assunzione degli oneri per un periodo di tempo limitato oppure con un’azione di cartolarizzazione). Si tratta di un’operazione di vendita, dolorosa e che in condizioni normali non si dovrebbe fare, ma a questo punto purtroppo necessaria. Di là dalle colpe e delle responsabilità, quelle dirette ma più ancora di coloro che non vogliono vedere come stanno le cose, è chiaro che solo la Regione e il Comune possono risolvere il problema del Trivulzio, ed è bene che intervengano rapidamente per rimetterlo in grado di tornare a essere una struttura efficiente al servizio dei milanesi.

Sandro Antoniazzi

(Presidente del PAT 1992-94)



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