14 gennaio 2015

PENSARE AI MILANESI, PIÙ VECCHI, PIÙ SOLI, PIÙ POVERI


La condizione di anziano si accompagna a maggiori condizioni di vulnerabilità per la salute, connesse all’età, alle malattie, alle condizioni sociali. Le persone con un età superiore a 65 anni che vivono a Milano sono circa 328.000, pari al 24 % della popolazione. Dal 60 all’80% degli anziani sono portatori di una o più malattie croniche, con un trend che tende a crescere con l’età. Il 50% delle persone in età superiore a 75 anni risultano vivere da sole, e di queste il 20% presenta una situazione di deprivazione economica. (1)

06peduzzi02FBLe condizioni di malattia dell’anziano tendono pertanto a essere complesse per l’intersecarsi di problematiche sanitarie e sociali che richiedono la presa in carico della persona, non essendo sufficiente un approccio basato sulla diagnosi e cura delle singole patologie. La rete dei servizi sanitari e socio sanitari fruibili dalla popolazione anziana si presenta nella città di Milano particolarmente ricca per numero di strutture e professionisti, capillare distribuzione sul territorio, articolazione differenziata per tipologia di problemi.

Accanto alla rete di offerta sanitaria rivolta a tutta la popolazione, esiste un offerta di servizi sanitari e socio sanitari specifici per la popolazione anziana rappresentata dalle cure domiciliari, dai centri diurni, dalle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), dalle strutture di riabilitazione.

Nel territorio dell’ASL di Milano, che comprende quindi anche i Distretti di Cinisello e Sesto San Giovanni, sano attivi 41 gestori accreditati per le cure domiciliari, che nel 2014 hanno assistito circa 10.500 anziani con prestazioni infermieristiche, assistenziali, riabilitative e medico specialistiche. I Centri diurni integrati, che offrono una semiresidenzialità agli anziani non autosufficienti, sono 28 con un utenza nel 2014 di 1.100 anziani (1).

Le RSA sono 68 con 8.970 posti letto e nel 2013 11.500 ricoveri di soggetti prevalentemente non autosufficienti, portatori di patologie croniche e situazioni di disabilità più o meno complesse. Dopo un trend in crescita, negli ultimi anni la domanda si è stabilizzata; le persone tendono a ricoverarsi in età sempre più avanzata, anche per effetto della crisi economica e della conseguente ridotta disponibilità delle famiglie, per le quali, qualora le condizioni abitative lo permettono, risulta più economico rivolgersi per l’assistenza all’offerta di badanti (32.000 badanti stimate). Nell’ambito delle RSA crescono le offerte rivolte a target specifici, quali i malati di Alzheimer, per i quali sono stati attivati 22 nuclei per un totale di 475 posti letto (1).

Le strutture di riabilitazione nel 2013 hanno effettuato circa 5.000 ricoveri di persone anziane, con un’offerta differenziata tra ricoveri e day hospital in riabilitazione geriatrica, ricoveri in riabilitazione specialistica ad alta intensità riabilitativa, ricoveri in riabilitazione di mantenimento per persone in dimissione verso il domicilio o le RSA (1). Complessivamente usufruisce di questi servizi circa il 10-15 % delle persone anziane, con percentuali maggiori nelle fasce di età più elevate, caratterizzate da condizioni di salute e di disabilità più complesse.

La grande maggioranza degli anziani, potatrice di una domanda di presa in carico di patologie croniche con livelli differenziati di autosufficienza, si rivolge quindi in prima istanza ai propri medici di famiglia e in seconda istanza alle strutture specialistiche ambulatoriali e di ricovero.

I numeri sulla rete di offerta sanitaria e socio sanitaria della città di Milano poco ci dicono su quanto attualmente tale livello di assistenza risponde ai requisiti di un buon sistema di cure primarie, individuati nei più recenti documenti dell’OMS e dell’Unione europea: l’accesso facile ai servizi nelle condizioni di bisogno, la continuità della presa in carico dei problemi di salute nel tempo, il coordinamento tra le diverse figure professionali e tra le cure primarie e le cure specialistiche, la completezza delle prestazioni di cura riabilitazione e assistenza erogate secondo buoni standard professionali.

I dati di alcune ricerche che hanno raccolto l’opinione dei cittadini esprimono, accanto a una buona valutazione sull’operato del proprio medico di famiglia, una criticità nel rapporto tra il proprio medico e gli altri servizi sanitari e socio sanitari; il cittadino vive come problematica la continuità del proprio percorso di cura tra i diversi servizi e professionisti e tra i servizi sanitari e i servizi sociali (2). Il problema principale non sembra essere la carenza di offerta di prestazioni, quanto la capacità del sistema di offerta di funzionare veramente come una rete, in grado di accompagnare la persona lungo il suo percorso di diagnosi cura e assistenza, garantendo in modo coordinato l’accesso alle prestazioni di cui ha bisogno e la continuità tra servizi territoriali e servizi di ricovero.

La figura chiave per dare una risposta a tale problema è quella del medico di medicina generale. Da vari anni l’esigenza di una riorganizzazione dell’attività di tale figura professionale è condivisa. Recentemente a livello nazionale la legge 189/2012 ha fornito chiare indicazioni per la riorganizzazione delle cure primarie. La Regione Lombardia dal 2012 ha avviato con la sperimentazione dei CREG una modalità innovativa di presa in carico dell’assistito con patologia cronica da parte del medico di medicina generale. A Milano la sperimentazione interessa attualmente 143 medici e 20.000 assistiti con patologie croniche, poco meno del 10% degli anziani portatori di patologie croniche (1).

Manca ancora una chiara opzione politica e tecnica sulla rilevanza delle cure primarie e della loro riorganizzazione intorno alla figura chiave del medico di medicina generale. Le indicazioni contenute nel recente Disegno di Legge Regionale sull’evoluzione del sistema socio sanitario lombardo sono a riguardo ancora confuse e contraddittorie.

 

Paolo Peduzzi

 

(1) Documento di Programmazione e Coordinamento dei Servizi socio sanitari dell’ASL di Milano

(2) Il questionario come strumento di partecipazione in Prospettive Sociali e Sanitarie 3, marzo 2013.

 

 

 



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