14 gennaio 2015

LETTERA APERTA DA PIAZZA SANT’AGOSTINO


C’è un posto a Milano, proprio in centro, senza storia, senza anima e (forse) senza futuro. Probabilmente uno dei tanti, un luogo che nessun abitante di una città vorrebbe sotto casa. Come tutti i posti abbandonati è ogni giorno sempre più trascurato, vilipeso e triste. Eppure, lì vicino, a meno di 500 metri, c’è l’ingresso del Museo della Scienza e della Tecnica, e poco più su la Basilica di Sant’Ambrogio. Nel quartiere ci sono molti negozi e uffici e ben otto scuole di diverso ordine e grado, che ogni giorno aprono le porte a centinaia di bambini e ragazzi che attraversano piazza Sant’Agostino – è questo è il luogo senza storia e senza anima – e le vie adiacenti. In ogni momento vi transitano coloro che si servono della metropolitana, fermata Sant’Agostino (povero Santo …).

07turzio02FBE invece, questo povero slargo – usare la denominazione piazza è offensivo per tutte le piazze del mondo – nel centro di Milano di giorno è un grande parcheggio, spesso selvaggio e sempre sporco, o una distesa disordinata di bancarelle (quando c’è il mercato). Di notte, invece, diventa un luogo di ritrovo per centinaia di giovani, che bevono, fumano, urlano, giocano a calcio, fanno cori e vandalizzano automobili e palazzi. Schiamazzi, tappeti di bottiglie rotte, sporco, urina e feci ovunque. Senza il minimo rispetto della quiete pubblica e delle regole di civile convivenza, niente educazione. E con la complicità di alcuni minimarket spuntati come funghi che vendono di tutto, violando palesemente norme fiscali e sanitarie. È stato tutto documentato e denunciato, ma per ora sono stati rari e inefficaci gli interventi delle istituzioni per ripristinare la legalità e l’ordine pubblico.

La via Cesare da Sesto va a morire nella piazza. Un duplice cartello segnala l’accesso a senso unico sia a sinistra che a destra, indicando con involontaria ironia il valore di questo luogo: né piazza né parcheggio né luogo di movida né mercato, ma un po’ di tutto.

Poiché è luogo sfruttato da persone diverse e in ore diverse, nessuno sa cosa succede prima o dopo il proprio passaggio. Per questo il luogo è abbandonato all’indifferenza di chi vi transita, di chi lo usa a ore o di chi lo usa a giorni, di chi lo usa di notte e di chi nelle sfere dell’amministrazione e della sicurezza pubblica, pur conoscendo la situazione, continua a fare orecchio da mercante (mai proverbio fu più adatto). Tranne i residenti, il Comitato di quartiere e un paio di valorosi Consiglieri di Zona 1.

Gli unici che chiedono da tempo che questo luogo torni a essere una piazza, in cui le persone del quartiere possano passarci senza camminare sui cocci di vetro e con il naso tappato. E che in via Cesare da Sesto i cestini non diventino discariche abusive, le rotaie di un tram che non passa più da quarant’anni vengano tolte, il parcheggio in doppia fila e la massa di giovani per strada non siano più tollerati, perché un’ambulanza o un camion dei vigli del fuoco non passa, speriamo solo che non capiti un incidente, un incendio, un’urgenza qualsiasi. Il sogno è una piazza per tutti, residenti e non, giovani e meno giovani, anche insieme ogni tanto, perché no? Anche questa è politica, vera e vicina alla vita delle persone.

Che i giovani debbano avere degli spazi cittadini a loro riservati è un’ideologia che ha fatto il suo tempo e che certo non favorisce la convivenza con il resto degli abitanti. E poi, quali sono oggi i giovani? Abbiamo adolescenti e giovani adulti, studenti e giovani lavoratori, giovani padri e madri, giovani in carriera, giovani senza lavoro. Un arco di tempo che va dai quattordici anni ai quaranta. Il giovane che può e soprattutto deve (sembra ormai un dovere il rito dell’happy hour e del tirar tardi sui marciapiedi) divertirsi in luoghi pubblici senza costrizioni rende molto dal punto di vista economico, ma poco sul piano elettorale.

Come si fa allora a continuare a pensare che la fascia “giovanile” vada protetta, coccolata, mantenuta tale il più a lungo possibile? Perseverare nel non combattere la malamovida e nel non tutelare il resto della popolazione, è segno di cecità politica sull’attualità. Perseverare nel proporre ai giovani luoghi senza barriere etiche e comportamentali è datato, non funziona più. È quindi socialmente stupido. I giovani si sono sempre scelti da soli luoghi e modi diversi da quelli dei loro vecchi. Quando li si lasciava crescere.

Perseverare da parte delle istituzioni nell’ignorare le richieste di persone ragionevoli e senza secondi fini che chiedono che la piazza sia una Piazza, che le vie siano Vie, che mercato, posteggio, movida e locali fuori controllo siano resi più civili e regolati non è solo cattiva politica, è protervia. In vista di EXPO 2015, questo pezzo di città è un pessimo biglietto da visita.

 

Silvana Turzio, Filippo de’ Donato, Maria Luisa Bonecchi

Comitato Sant’Agostino



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