14 gennaio 2015

arte – QUANDO IL CIBO SI FA MOSTRA


 

QUANDO IL CIBO SI FA MOSTRA

Food | La scienza dai semi al piatto, non è solo una mostra dedicata all’alimentazione: è un percorso di avvicinamento e scoperta del processo di produzione di ciò che mangiamo. Anche questa definizione è riduttiva: le quattro sezioni accompagnano il visitatore dalla scoperta dei cibo, dall’origine quando è seme fino alle reazioni chimiche che sottendono la cottura, passando attraverso dettagliate spiegazioni su provenienza storico-geografica, suggerimenti sulle modalità di conservazione o exhibit interattivi.

arte02FBLa mostra, in corso fino al 28 giugno 2015 e allestita nelle sale del Museo di Storia Naturale Milano, rappresenta il più importante evento di divulgazione scientifica promosso dal Comune di Milano sul tema di Expo 2015. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e costituisce una delle più importanti iniziative del programma di “Expo in Città”.

Tutto nasce dai semi è il titolo della prima sala, nella quale vengono raccontate le diverse classi e famiglie con caratteristiche, provenienza e utilizzo. Decine e decine di barattoli mostrano, portando, in alcuni casi per la prima volta, esemplari che appartengono alle più importanti banche dei semi italiane. Si prosegue poi con Il viaggio e l’evoluzione degli alimenti dove mele, agrumi, riso, caffè e cacao non avranno più segreti: tra giochi interattivi e alberi genealogici, tutto è facilmente accessibile e non superficiale. Grande elemento positivo della mostra è infatti la capacità di rendere fruibili le nozioni più scientifiche a un pubblico differenziato, senza per questo incorrere nel rischio di semplicismo.

Che la cucina sia un’arte è risaputo da tempo, ma che alla base di tante ricette vi siano principi di chimica e fisica passa spesso inosservato: la terza sezione della mostra illustra come funzionano alcuni degli elettrodomestici più comuni, con consigli sulla conservazione degli alimenti (sapevate che i broccoli hanno un metabolismo più veloce delle cipolle e che per meglio conservarli andrebbero avvolti in una pellicola di plastica?!) e soluzioni fisico-chimiche ai problemi di chi cucina (cosa fare se la maionese impazzisce?).

Quando poi sembra che niente in materia di cibo possa più sorprenderci si giunge all’ultima sala I sensi.
Non solo gusto ovvero niente è come sembra: vista, olfatto e tatto anche nel mangiare giocano un ruolo determinante, al punto talvolta di allontanare il gusto dalla reale percezione.

Il costo del biglietto è medio alto (12/10 euro), ma la visita merita davvero il prezzo d’ingresso se non altro per cominciare ad affacciarsi nel tema che, grazie ad Expo, ci accompagnerà per tutto il 2015.

Food. La scienza dai semi al piatto fino al 28 giugno 2015 Lunedì 09.30 – 13.30 / Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato e Domenica 9.30 – 19.30 / Giovedì 9.30 – 22.30 Biglietto 12/10/6 euro

 

MOSTRE E BUONI PROPOSITI PER IL 2015

Il nuovo anno inizia sempre con i migliori propositi, soprattutto in ambito sportivo e culturale: quest’anno andrò almeno una volta al mese a vedere una mostra, saranno almeno due le sere la settimana dove correre. Sull’aspetto sportivo non possiamo aiutarvi, ma per quanto riguarda le mostre vi segnaliamo ciò che accadrà a Milano nei prossimi mesi. Alcune delle proposte sono più indirizzate a Expo e al tema dell’alimentazione, altre invece più votate a mostrare il meglio dell’italianità a chi per l’occasione visiterà Milano.

A Palazzo Reale faranno da padroni due grandissimi artisti, simbolo del genio italiano: Leonardo (dal 14 aprile) e Giotto (dal 2 settembre 2015 al 10 gennaio 2016). La prima è presentata come la più grande mostra su Leonardo mai ideata in Italia, non celebrativa ma trasversale, a cavallo tra arte e scienza mentre la seconda ripercorre lo straordinario lavoro dell’artista fiorentino. Il grande polo espositivo ospiterà molto altro: Natura, mito e paesaggio dalla Magna Grecia a Pompei (21 luglio 2015 al 10 gennaio 2016), mostra dedicata a raccontare il paesaggio nel mondo classico, indagando come nei secoli sia cambiato e evoluto il rapporto dell’uomo con la natura che lo circonda; Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (marzo – giugno 215) mostra che intende celebrare una delle pagine più gloriose della storia della città di Milano che sotto le due famiglie si affermò come una delle città più importanti d’Europa.

La prima grande retrospettiva dedicata a Medardo Rosso (marzo – giugno) verrà allestita nelle sale ottocentesche della GAM di Palestro mentre Palazzo della Ragione ospiterà da marzo a settembre Italia inside out, una raccolta di immagini che presentano al pubblico il lavoro collettivo di quei fotografi che, in momenti diversi, e con sensibilità individuale, hanno colto gli aspetti principali della vita del nostro Paese.

Se cibo e alimentazione sono i temi attorni ai quali si sviluppa Expo 2015, non mancano di certo mostre che li celebrino: attesissima è infatti Arts & Foods, unica Area tematica di Expo realizzata in città e allestita negli spazi interni ed esterni della Triennale di Milano dal 9 aprile fino al 1 novembre. La grande mostra (7000 mq) metterà a fuoco la pluralità di linguaggi visuali e plastici, oggettuali e ambientali che dal 1851, anno della prima Expo a Londra, fino a oggi hanno ruotato intorno al cibo, alla nutrizione e al convivio.

Inoltre farà tappa a Milano dal 28 aprile al 6 settembre la mostra Il Principe dei Sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino, ospitata prima al Palazzo del Quirinale (fino al 15 aprile) e che concluderà il proprio percorso a Firenze dal 16 settembre al 15 febbraio.

La proposta è vastissima e in continua crescita, non resta che segnarsi le preferenze in agenda e non abbandonare i buoni propositi.

 

 

L’ARTE DI COSTRUIRE RELAZIONI: CÉLINE CONDORELLI ALL’HANGAR BICOCCA

Se un pomeriggio d’inverno un viaggiatore avesse voglia di scoprire Milano attraverso uno dei luoghi simbolo della storia industriale e artistica della città, potrebbe recarsi all’Hangar Bicocca. Una delle mostre recentemente inaugurate nello spazio è la personale di Céline Condorelli, un’artista che vive e lavora fra Londra e Milano.

L’esposizione ha un titolo che non passa inosservato: bau bau. L’espressione, che ludicamente richiama al verso di un cane, è anche un omaggio al significato della parola in lingua tedesca, costruzione, e all’esperienza della scuola del Bauhaus.

Effettivamente, superate le difficoltà iniziali di approccio all’apparente incomunicabilità dell’arte contemporanea, il percorso espositivo si rivela ricco di spunti sul tema della costruzione e dell’amicizia, sviluppati attraverso sculture, installazioni, video e scritti.

L’artista ha una formazione relativa all’architettura e alla cultura visuale, e ha riflettuto a lungo sulle “strutture di sostegno”, ovvero su ciò che supporta, sostiene, appoggia e corregge, sia in senso strutturale che relazionale.

L’amicizia diventa per l’artista una dimensione di lavoro e una forma d’azione. I suoi pensieri sull’amicizia sono condensati nel libro The company she keeps, offerto ai visitatori su una scrivania: chiunque può accomodarsi e leggerlo, e chi vuole può anche salire sul tavolo per osservare dall’alto la visuale all’esterno, attraverso l’unica finestra dell’ambiente espositivo, aperta appositamente dalla Condorelli in occasione della mostra.

Un altro tema forte è infatti il dialogo con gli spazi dell’Hangar. La mostra è stata pensata in relazione alle precedenti esposizioni (il pannello di legno all’ingresso è lo stesso della mostra precedente di Gusmão e Paiva, e Céline vi ha posto una ventola che produce un vento che sospinge lo spettatore attraverso la scoperta delle opere; i video in onda su una piramide di televisori ricordano la babelica torre di Cildo Meireles) così come l’installazione Nerofumo è stata appositamente prodotta attraverso la collaborazione con lo stabilimento Pirelli di Settimo Torinese.

Musica che fa da sottofondo nell’ingresso e nei bagni, installazioni che diventano sedute su cui i visitatori possono accomodarsi e colloquiare, tende dorate mosse dal vento: bau bau è una mostra irripetibile in qualsiasi altro luogo, in grado di seminare silenziosi spunti di riflessione negli interessati, curiosità negli scettici, stupore negli appassionati.

Giulia Grassini

Céline Condorelli, bau bau Hangar Bicocca via Chiese 2, Milano 11 dicembre 2014 – 10 maggio 2015 – da giovedì a domenica 11:00 – 23:00 Ingresso gratuito

 

 

LA LUNA È OSPITE AL MUSEO DI VIA S. VITTORE

Dalla Galleria dedicata a Leonardo alla luna il passo è breve se si è all’interno del Museo della Scienza e della Tecnologia, anzi è brevissimo da quando alla fine di ottobre è stata inaugurata l’Area Spazio dedicata all’esplorazione astronomica. In un percorso che comincia con gli strumenti che dall’epoca di Galileo in poi sono stati utili a osservare, studiare e misurare gli oggetti celesti, la nuova sezione del museo racconta quattro secoli di ricerca astronomica dagli albori della scienza moderna ai giorni nostri.

Due le sezioni dell’esposizione: Osservare lo Spazio e Andare nello Spazio; la prima presenta i congegni e gli apparecchi che hanno accompagnato e cambiato l’osservazione dello spazio dalla Terra, tra essi i due globi celesti e i due terrestri di Coronelli e Moroncelli del XVII secolo, il modello di legno dell’Osservatorio Astronomico di Brera, il settore equatoriale di Sisson del 1774, usato per i primi studi di Urano e per la scoperta dell’asteroide Esperia, prima scoperta scientifica dell’Italia unita ad opera di Giovanni Virginio Schiaparelli.

Nella seconda sezione il visitatore entra in contatto con le tecnologie che permettono di esplorare lo spazio e migliorare la conoscenza del cosmo e della Terra: si entra in una riproduzione parziale di Stazione Spaziale Internazionale con la cupola e una ricca selezione di contenuti, tra gli altri sugli schermi sono riprodotte immagini (reali e ricostruite) che ritraggono l’Italia vista dallo spazio. Sono qui esposti l’imponente Z9 – uno dei tre stadi del lanciatore Vega, il satellite San Marco per lo studio dell’atmosfera, il satellite Sirio per le telecomunicazioni e alcuni straordinari oggetti legati alle missioni lunari, tra cui la rarissima tuta Krechet che avrebbe dovuto essere indossata dai cosmonauti russi nel progetto poi abbandonato di sbarco sulla Luna.

A lasciare senza fiato anche il visitatore meno coinvolto è però il piccolissimo frammento di suolo lunare esposto in una piccola palla trasparente. Nel 1973, come segno di fratellanza e collaborazione da parte degli Stati Uniti, il presidente Richard Nixon dona al Governo Italiano e poi al Museo il frammento di basalto portato sulla Terra dagli astronauti dell’Apollo 17. Proveniva dall’area chiamata ‘Taurus Littrow Valley’, raccolto dal comandante Eugene Cernan al termine della missione (7-19 dicembre 1972).

Se anche non si è appassionati astronomi, o profondi conoscitori delle vicende del cielo è certo che quel piccolo pezzetto di luna non lascia indifferenti ma, anzi, il poterla vedere così da vicino innesca un’emozione indescrivibile.

Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Da martedì a venerdì 9.30-17 | sabato e festivi 9.30-18.30 Biglietti d’ingresso 10,00/7,50/4,50 €

 

 

NEL BLU DI KLEIN E FONTANA AL MUSEO DEL NOVECENTO

Uno straordinario racconto di un dopoguerra animato da artisti, collezionisti, intellettuali e mercanti è lo scenario che si immagina faccia da sfondo alla relazione di amicizia tra Yves Klein e Lucio Fontana raccontata nella mostra in corso al Museo del Novecento e che immergono chi vi è coinvolto con stimoli visivi e suggestioni intellettuali.

Due città, Milano e Parigi, e due artisti, distanti per età anagrafica, provenienza, formazione e stile ma con in comune la ricerca artistica che si articola verso nuove dimensioni spaziali e concettuali. Ripercorrendo il tradizionale allestimento cronologico del Museo ci si accosta progressivamente al rapporto tra i due: più questo si fa intenso e più aumenta la densità di opere che si incontrano dei due artisti. L’apice del sodalizio si raggiunge quando si spalanca la vetrata sopra piazza del Duomo con la Struttura al neon di Lucio Fontana sul soffitto e la distesa blu di Pigment Pur di Klein. Un dialogo straordinario all’interno del quale il visitatore non può che sentirsi coinvolto ed estasiato ammiratore.

Cinque sono gli anni cui la mostra è dedicata: dal 1957, anno in cui Yves Klein espone per la prima volta a Milano alla Galleria Apollinaire una serie di monocromi blu, al 1962, anno della morte dello stesso Klein. L’inaugurazione della mostra in Brera è l’occasione in cui i due artisti si incontrano per la prima volta e Fontana è tra i primi acquirenti di un monocromo dell’artista francese, diventando poi uno dei suoi più importanti collezionisti in Italia.

Nell’esposizione sono documentati cinque anni di lettere, incontri, viaggi e condivisione di due artisti che hanno segnato profondamente, ognuno a modo proprio, la storia dell’arte novecentesca. L’affinità intellettuale e artistica emerge laddove le aperture spaziali di Fontana (fisiche e concettuali) trovano corrispondenza nel procedere di Klein dal monocromo al vuoto. Entrambi perseguono uno spazio immateriale, cosmico o spirituale, che forse appartiene a un’altra realtà.

Una mostra da non perdere “Yves Klein Lucio Fontana, Milano Parigi 1957-1962“, che per la ricerca storico-artistica e le scelte curatoriali non appaga solo la fame conoscitiva del visitatore, ma soprattutto fa sì che venga immerso in un mondo blu splendente che offre un profondo godimento emozionale.

Klein Fontana. Milano Parigi 1957-1962 Museo del Novecento piazza Duomo fino al 15 marzo 2015 lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 giovedì e sabato 9.30 – 22.30 Biglietti :10/8/5 euro

 

 

TRA LEONARDO E MILANO PROSEGUE FELICEMENTE IL SODALIZIO

Se in una pigra domenica sera emerge nel milanese un’incontenibile voglia di visitare una mostra, quali sono le proposte della città? Intorno alle 19.30 non molte in realtà: Palazzo Reale così come i grandi musei del centro sono già in procinto di chiudere. Una però attira l’attenzione, sarà per la posizione così centrale o forse proprio per il fatto che è ancora aperta.

Quella dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, affacciata sulla Galleria Vittorio Emanuele, è una mostra in continua espansione che periodicamente si arricchisce di nuovi elementi frutto delle ricerche dal Centro Studi Leonardo3, ideatore e organizzatore della mostra nonché gruppo attento di studiosi. Se Leonardo produsse durante la sua vita un’infinità di disegni e schizzi, L3 si pone come obiettivo quello di studiare a fondo la produzione del genio tostano e renderla fruibile a tutte le tipologie di pubblico con linguaggi comprensibile e divulgativi offrendo un momento ludico di intrattenimento educativo, adatto sia per bambini che per adulti.

Quasi 500 mq ricchi di modelli tridimensionali e pannelli multimediali che permettono realmente di scoprire le molteplici sfaccettature del pensiero e dell’operato leonardesco: macchine volanti o articolati strumenti musicali possono essere smontate e rimontate; riproduzioni del Codice Atlantico e di altri manoscritti sono tutte da sfogliare, ingrandire e leggere; ci sono giochi di ruolo a schermo nei quali i visitatori vestono i panni dello stesso Da Vinci. La produzione artistica non è dimenticata, anzi: un’intera sala è dedicata ai più famosi capolavori dell’artista con un grande pannello e due touchscreen dedicati al restauro digitale dell’Ultima cena, alla Gioconda e a due autoritratti dell’autore.

Inaugurata nel marzo 2013, prorogata prima fino a febbraio 2014 e ancora fino al 31 ottobre 2015, la mostra ha superato le 250 mila visite imponendosi come centro attrattivo per turisti e cittadini. Un buon risultato, ma forse basso considerando l’alta qualità della mostra e la posizione decisamente strategica. Il successo di pubblico sarebbe stato migliore (forse) con un maggiore rilievo dato dalla stampa e dei social network, e da un costo del biglietto più calmierato. Ma c’è ancora tempo, e l’occasione giusta è alle porte: non perdiamola e anzi, dimostriamo che anche a Milano ci sono centri di ricerca capaci di produrre mostre interessanti senza necessariamente creare allestimenti costosi ed esporre opere o modelli originali.

Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo 1 marzo 2013 – 31 ottobre 2015 Piazza della Scala, Ingresso Galleria Vittorio Emanuele II Aperta tutti i giorni, dalle 10:00 alle 23:00 compresi festivi Biglietti: 12/10/9 euro

 

 

IL “RE DELLE ALPI” CONQUISTA ANCHE PALAZZO DELLA RAGIONE

Quella al Palazzo della Ragione non è solo una mostra di fotografia sui grandi spazi, come riporta il titolo, è un’ode alle avventure e alle montagne di Walter Bonatti. 97 gli scatti presentati in quella che si sta imponendo sempre di più come una sede espositiva di valore della città di Milano.

Ma alle grandi fotografie del mondo, alle riproduzioni audio e video si affiancano alcuni degli oggetti che hanno da sempre accompagnato Bonatti: gli scarponi di cuoio oramai consunti, la Ferrania Condoretta, una piccola macchina fotografica che usò sul Petit Dru, e la macchina per scrivere: una Serio, modello Everest-K2, che gli venne regalata dalla stessa azienda produttrice perché raccontasse la vera storia di ciò che successe sul K2 nel 1954.

È forse grazie a quel dono che Bonatti prese ad affiancare all’alpinismo e all’esplorazione delle vette anche la narrazione. Acuto e attento osservatore del mondo, Bonatti attraverso i suoi reportage darà voce a realtà lontane appassionando i lettori delle più grandi riviste italiane, prima tra tutte Epoca.

Un uomo decisamente in controtendenza rispetto al contesto nel quale viveva: nell’Italia post-bellica del boom economico Bonatti sceglie l’allontanamento dalla realtà per andare a scoprire mondi nuovi e inesplorati. Mai lo sfiora il pensiero di rimanere, anzi torna sempre a casa per raccontare il suo vissuto: da ciascun viaggio porta con sé racconti, riflessioni e tante, tantissime immagini per far sognare chi non riesce a partire con lui.

Le immagini in mostra raccontano dei grandi viaggi, della sua capacità di errare solo e della sua grande ammirazione per la potenza della natura. Emerge anche una certa consapevolezza di sé: durante i suoi viaggi Bonatti escogita una serie di tecniche con fili e radiocomandi che gli consentono di essere non solo parte delle proprie fotografie, ma romantico protagonista, quasi ultimo e affascinante esploratore del mondo.

Una mostra che coinvolge il visitatore mescolando avventura, fotografia e giornalismo, giungendo a delineare il profilo di un grande uomo che ha contribuito a fare la storia del Novecento.

Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi Palazzo della Ragione Milano – fino all’8 marzo 2015 Orari tutti i giorni: 9.30 – 20.30 // Giovedì e sabato: 9.30 – 22.30 La biglietteria chiude un’ora prima dell’orario di chiusura Lunedì chiuso Ingresso 10 euro

 

MARC CHAGALL PORTA LA LEGGEREZZA A PALAZZO REALE

Non si può essere a Milano nell’autunno 2014 e non aver visitato la grande retrospettiva dedicata a Marc Chagall, tale è stato il battage pubblicitario che ha tappezzato l’intera città. Non solo, ma Chagall è anche uno di quegli artisti che rimangono nei ricordi anni dopo la fine degli studi, che sembra facile capire e apprezzare e per i quali si è più predisposti a mettersi in fila per andarne a vedere una grande mostra. Su questa scia è stato pensato il percorso che ha condotto all’ideazione della mostra, che prende proprio le mosse dalla domanda “Chi è stato Marc Chagall? E cosa rappresenta oggi?”

L’esposizione, a Palazzo Reale fino al 1 febbraio, accompagna il visitatore in una graduale avvicinamento all’artista; attraverso 15 sale e 220 opere si scopre l’artista affiancando l’esperienza artistica alla sua crescita anagrafica. Uomo attento e profondamente sensibile al mondo che lo circonda, Chagall, è figlio ed erede di tre culture con le quali si è confrontato e che nel suo lavoro ritornano spesso: la tradizione ebraica dalla quale eredita figure ricorrenti, come l’ebreo errante, e immagini cariche di simbologie; quella russa, sua terra natia dei bianchi paesaggi e delle chiese con le cupole a cipolla, e quella francese delle avanguardie artistiche, incontrata più volte durante i suoi soggiorni.

Queste eredità si manifestano in maniera eterogenea e armonica in uno stile che rimarrà nella storia per essere solo suo: colori pieni di forma e sostanza, animali e uomini coprotagonisti in una sinergia magica, l’atmosfera quasi onirica e l’amore assoluto che ritorna in ogni coppia raffigurata, quello tra Marc e Bella Chagall e che intride di felicità e leggerezza ogni altro oggetto raffigurato intorno a loro. Persino il secondo conflitto mondiale e poi la morte dell’amata Belle paiono non appesantire il suo lavoro, quanto invece lo conducono a una maggiore profondità e pregnanza di significato.

L’immediato godimento della mostra, che potrebbe essere ostacolata dalla lunghezza e dal corpus così importante di opere, è dato anche dalla capacità didattica della audioguida e dei pannelli di mediare tra il pensiero e il valore pittorico dell’artista e l’occhio poco allenato del visitatore. I supporti presenti in mostra contestualizzano in maniera chiara il periodo e i lavori del pittore, offrendo tal volta una descrizione, tal volta un approfondimento nelle voci della curatrice Claudia Zevi o dell’erede dell’artista, Meret Meyer.

La mostra racconta anche la poliedricità dell’artista: attraverso i costumi, i decori e le grandi scenografie che l’artista ha realizzato per il Teatro Ebraico Kamerny di Mosca emerge lo Chagall sostenitore entusiasta e attivo protagonista in ambito culturale della Rivoluzione d’ottobre; nelle illustrazioni per le Favole di La Fontaine e nelle incisioni per Ma vie (la sua autobiografia) si incontra un altro Chagall ancora, che non teme in nessun modo il mettersi alla prova con qualcosa di nuovo e diverso.

Uomo e artista che si fondono in una personalità quasi magica che al termine della percorso espositivo non si può non apprezzare e che sancisce, ancora una volta, il ruolo dell’artista nella storia dell’arte moderna.

Marc Chagall. Una retrospettiva 1908 – 1985 – fino al 1 febbraio 2015 Palazzo Reale, piazza del Duomo Milano – lunedì: 14.30-19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30 giovedì e sabato: 9.30-22.30

 

 

GIOVANNI SEGANTINI TRA COLORE E SIMBOLO

Una retrospettiva come Milano non ne vedeva da tempo: 18 sale ricche di ricerca, dipinti e testi che ripercorrono la vita e il lavoro del maggiore divisionista italiano, Giovanni Segantini. Si tratta di un ritorno ideale quello di Segantini a Milano, il capoluogo lombardo rappresentò infatti il polo di riferimento intellettuale e artistico per l’artista; era la Milano della rivoluzione divisionista che stava lentamente dimenticando lo spirito scapigliata per cogliere la sfida simbolista. Al fianco del Segantini maturo delle valli e delle montagne svizzere si riscopre anche un giovane Segantini che a Milano compie il proprio apprendistato e ritrae i Navigli sotto la neve o delle giovani donne che passeggiano in via San Marco.

La mostra è un racconto complesso sul mondo di Giovanni Segantini che accompagna il visitatore in un graduale avvicinamento all’artista, che lo invita ad avvicinarsi attraverso i quadri, alle emozioni, ai pensieri e alle riflessioni che alle opere sono vincolati.

I grandi spazi, gli animali, le montagne sono elementi non di complemento e non casuali in Segantini ma anzi, acquisiscono un valore mistico e quasi panteistico che permea l’intero lavoro, frutto del forte legame tra l’artista e la natura. Quest’ultima, madre spirituale per l’artista (e orfano di quella biologica), è spesso resa (co)protagonista delle opere al punto che giocando sui titoli e sulla compresenza tra uomo e animali si arrivi interrogarsi su quale sia il vero protagonista. L’uso dei colori, che si scopre con il tempo, sempre più potente grazie alla giustapposizione dei colori complementari e uno dei momenti culmine si raggiunge nell’azzurro senza eguali del cielo di Mezzogiorno sulle alpi (1891).

La mostra può essere percorsa e goduta in diverse maniere: in ordine cronologico seguendo l’evoluzione artistica e personale dell’artista accompagnati dallo scandire degli accadimenti della vita dell’artista, oppure seguendo le sette sezioni tematiche in cui l’esposizione è suddivisa: Gli esordi, Il ritratto, Il vero ripensato, Natura e vita dei campi, Natura e Simbolo attraverso i pannelli chiari e lineari che accompagnano ciascun gruppo di sale; o ancora, lasciandosi trasportare dall’uso magistrale della tavolozza dei colori, che ha reso Segantini il maggiore esponente del divisionismo italiano. È una delle poche occasioni dove le scelte curatoriali e allestitive consentono al visitatore di unire la vita e il lavoro dell’artista creando un percorso omogeneo dal quale emerge la complessità del carattere dell’artista, composto, come tutti gli uomini, da vari ruoli: figlio, padre, uomo, artista. Qualsiasi modalità si sia scelta per la fruizione della mostra se ne uscirà con appagata la necessità di bellezza e colore, ma più vivida quella di percorrere le montagna e le valli tanto amate dall’artista.

Una nota positiva: i toni alle pareti che vengono giustapposti uno dopo l’altro, stanza dopo stanza, creando come una rappresentazione visiva al sedimentarsi delle conoscenze dell’artista.

Una nota negativa: nessuna segnalazione all’ingresso della mostra sul numero di sale e il tempo previsto di visita, l’orario di chiusura sono le 19.30 ma dalle 19 i custodi provvedono incessantemente a fare presente la questione facendo uscire il pubblico dalle sale alcuni minuti prima dello scoccare della mezza. Alla stessa ora chiude anche il bookshop, non una scelta vincente laddove quest’ultimo rappresenta notoriamente una delle maggiori fonti di entrata per mostre e musei. Benedetta Marchesi

Segantini fino al 18 gennaio 2015 Palazzo Reale (Piazza Duomo, 12 – 20121 Milano) Biglietti (con audioguida in omaggio) €12/10/6 Orari lunedì: 14.30-19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30 giovedì e sabato: 9.30-22.30

 

 

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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