7 gennaio 2015

LA GIUNTA MILANESE IN VISTA DEL TRAGUARDO


L’Epifania tutte le analisi porta via? Forse sì. Speriamo che si passi dalle analisi alle ipotesi sulla concreta realizzabilità delle attese per il futuro. Tra le analisi lette sui quotidiani le più curiose sono state quelle sul subliminale messaggio di Giorgio Napolitano, il nostro affaticato presidente della Repubblica: quante volte ha ripetuto alcune parole e perché e per chi. Personalmente preferisco i discorsi diretti come quelli di Papa Francesco. Sulla conferenza stampa poi di Matteo Renzi, che ha detto le solite cose, abbiamo letto i soliti commenti. C’era altro da dire a questo proposito? Sì. Aspettiamo sereni.

01editoriale01FBSui quotidiani nelle pagine locali c’era poco più dell’elenco dei problemi che immagino le donne e gli uomini che fanno parte della Giunta conoscano a menadito: altro è risolverli e di consigli in merito nemmeno l’ombra. L’occasione di un bilancio intermedio di mandato non è stata colta né dalla stampa né dalla politica: attendiamo ancora o lasciamo correre? Lo si poteva invece fare: il rischio principale, quello di alimentare un difficile confronto con l’opposizione a fine anno proprio non c’era perché l’opposizione non c’è, né come uomini né come idee; possiamo cogliere dunque un ampio spazio per le nostre considerazioni senza correre il rischio di essere accusati di favorire l’avversario.

Molte le osservazioni ma ne privilegiamo una. Parliamo dunque di partecipazione, quella che proprio non c’è stata e che pure era una promessa di campagna elettorale e della quale sinora si sono avute solo pallide tracce. Perché sia chiaro una volta per tutte, s’intende qui la partecipazione come modo di gestire la cosa pubblica che non è correggere le proprie iniziative oggetto di dissenso aprendo un tardivo dibattito o una consultazione riservata a chi si mette di traverso: partecipazione è affrontare insieme un problema condiviso in quanto problema e cercarne insieme la soluzione.

Tanto per capirci, partecipazione non è quella che si è messa in atto per Piazza Castello, è invece mancanza totale di partecipazione la vicenda della M4 e di questa incredibile vicenda parleremo ancora su queste pagine. In molti casi una delle tappe della partecipazione è il referendum ma a Milano non solo non se ne parla ma nemmeno si tiene conto di quelli già fatti, e lo dico ben sapendo che anche il referendum può essere una trappola micidiale, un’astuzia demagogica: dipende tutto da come sono posti i quesiti che, come in Svizzera, dovrebbero comprendere le ragioni a favore e contro, cosa che qui non usa.

La mancanza di reale partecipazione è un danno inferto al processo di identificazione sociale che dovrebbe legare governati a governanti, consentendo e agli uni e agli altri una migliore costruzione della propria identità e quindi favorire la reciproca comprensione e portare all’elaborazione del proprio codice di appartenenza, cosa molto ardua ma necessaria in un periodo di forti cambiamenti come quello nel quale siamo immersi.

“La logica dell’identità …. ci induce a considerare la natura distintiva della libertà democratica, come coincidente con la libertà delle persone di identificarsi e reidentificarsi collettivamente in cerchie di riconoscimento distinte fra loro nel tempo.” e, ancora come dice Salvatore Veca, “si potrebbe reinterpretare il fortunato slogan di Karl Popper a proposito della società aperta, sostenendo che una forma di vita democratica realizza essenzialmente una società aperta, in quanto massimizza le opportunità di costituzione e ricostituzione di identità e cerchie di riconoscimento sociale nel tempo”(1).

La mia dunque è un’ennesima lancia spezzata a favore della vera partecipazione, non mero ossequio a un’indefinita promessa elettorale, ma strumento di governo, soprattutto di un governo cittadino in perdita di consenso come molti segnali lasciano intravvedere, e della quale poco si avvede chi invece dovrebbe uscendo dalla cerchia degli intimi. Questo va fatto prima di verificare il successo o meno della propria politica nel segreto dell’urna il prossimo giugno 2016. Il traguardo elettorale e vicino e in 18 mesi si può ancora fare molto soprattutto se il pensiero è a Milano e non alle strategie mirate ad altri e per qualcuno più interessanti confronti elettorali: Regione, Città Metropolitana e Parlamento.

Luca Beltrami Gadola

(1) AA.VV. a cura di Giusi Furnari Luvarà, FILOSOFIA E POLITICA: studi in onore di Girolamo Cotroneo,
Rubbettino Editore, 2005




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