1 gennaio 2015
VIVIANE
di Ronit Elkabetz, Shlomi Elkabetz [Israele Francia Germania, 2014, 115′]
Poco natalizio ma molto bello è ‘Viviane’, film israeliano che racconta di una donna che vuole divorziare dal marito. Da anni è andata a vivere dal fratello, lavora non vuole soldi, mantiene i suoi figli, vuole solo divorziare. Ma in Israele matrimonio e divorzio sono solo religiosi: il divorzio è “Gett” (ripudio) e a decidere è il tribunale rabbinico.
Per la donna non ci sono diritti, né giustizia, ma solo concessioni da ottenere. Inoltre solo il marito può concedere il divorzio con un rito che prevede la consegna alla donna del foglio del suo consenso e la pronuncia della frase: <<da adesso sei permessa a qualunque uomo>>.
Il marito di Viviane non è intenzionato a concederle il divorzio e i coniugi si presentano davanti al tribunale per ben 5 anni, quando finalmente sembra che l’uomo stia per pronunciare la terribile frase di rito non ce la fa. Il divorzio richiederà che la donna si assuma un particolare impegno.
Il film girato in una stanza bianca dove si trova il tribunale, con pochi attori e molti primi piani, incanta alternando momenti drammatici e ironici, con una sceneggiatura perfetta e attori eccezionali. Da sottolineare che la protagonista, Ronit Elkabetz, è allo stesso tempo sceneggiatrice e regista con il fratello Shlomi.
Viviane fa parte di una trilogia, peccato che gli altri due film non siano stati distribuiti in Italia. Da vedere, da far vedere alle giovani occidentali che si piccano di ritenere il femminismo un inutile atavismo.
Dorothy Parker e Tootsie
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