17 dicembre 2014

“SENTINELLI DI MILANO” CON ALLEGRIA CONTRO L’OMOFOBIA


Nel 1979 la Rai mandò in onda “Processo per stupro”: un gruppo di quattro “bravi padri di famiglia” aveva segregato e stuprato una ragazza di diciotto anni che ebbe il coraggio di denunciarli. La Casa delle donne aiutò la ragazza a costituirsi parte civile e a farla difendere dall’avvocatessa Tina Lagostena Bassi.

Il processo fu uno shock per l’Italia intera: la ragazza da accusatrice, divenne accusata. Di cosa? Di non essere una brava ragazza, cioè di essere di “facili costumi”; di essersi messa in piazza e di essersi ulteriormente disonorata; di far passare un guaio a uomini per bene. Uno degli avvocati degli imputati disse: “…. Cosa avete voluto? La parità dei diritti? Avete cominciato a scimmiottare l’uomo … . Vi siete messe voi in questa situazione. Se fosse rimasta a casa, non le sarebbe successo niente …. . Lei è una sventurata, una vittima dei nostri tempi”. Riguardare oggi quel documentario dà la sensazione di fare un tuffo in un Medioevo barbarico.

06cutaia44FBSabato scorso, all’Arco della Pace, più di duecento persone hanno osservato un minuto di silenzio per Andrea, quindicenne romano che si è tolto la vita. Anche lui uno sventurato, vittima dei nostri tempi? Probabilmente sì, visto che era un ragazzo dichiaratamente omosessuale, vittima di discriminazione in quanto gay. In Italia abbiamo una legge contro le discriminazioni, è la legge Mancino del 1993. Tra i motivi di discriminazione non è contemplata l’omofobia. Il disegno di legge dell’onorevole Scalfarotto vuole estendere al reato di omofobia la legge Mancino.

A Milano, il sindaco Pisapia e la sua giunta si stanno impegnando per contrastare le discriminazioni che di fatto rendono la vita degli omosessuali meno facile di quella degli eterosessuali: nel 2012 è stata istituita una delibera per il riconoscimento delle Unioni civili. In base al Regolamento “Il Comune si impegna a tutelare le unioni civili, al fine di superare situazioni di discriminazione e favorirne l’integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio“.

Dall’ottobre 2014, il sindaco di Milano ha trascritto matrimoni di coppie omosessuali sposatesi fuori dall’Italia in base al principio che la legge prevede la trascrizione dei matrimoni di cittadini italiani contratti all’estero e che la non registrazione comporterebbe quindi un atto discriminatorio. L’intento è certamente di rendere la vita più semplice a queste coppie, ma anche di dare un forte segnale politico.

Alcuni cittadini urlano, anzi protestano in silenzio, contro la proposta di legge Scalfarotto e contro le iniziative di Pisapia e di altri sindaci: ritengono che si vieterebbe loro di poter affermare il concetto di famiglia naturale, quella cioè costituita da un uomo e una donna procreanti. Si dicono apartitici, ma i partiti e le forze di destra stanno cavalcando e appoggiando le loro manifestazioni. Quasi tutti si dichiarano cristiani, cattolici per lo più.

Sabato 13 dicembre, il minuto di silenzio in ricordo di Andrea e di tutte le vittime di omofobia, si è svolto durante un’allegra manifestazione dei “Sentinelli di Milano” un gruppo di persone, tra cui diversi gay, preoccupate del clima di intolleranza e di rifiuto aprioristico del riconoscimento non solo delle unioni omosessuali, ma degli omosessuali in sé. Persone che hanno portato una sedia all’Arco della Pace, che si son sedute a giocare a carte, a cantare, a fare origami, sferruzzare a maglia, chiacchierando e ridendo delle altrui fobie … .

Che significato hanno questi gesti spiccioli e quotidiani nella battaglia contro l’omofobia? Hanno il senso di dimostrare che la vita va avanti, che le persone esistono, omosessuali o etero, e che, malgrado tutte le battaglie di retroguardia degli intolleranti, le famiglie omosessuali esistono e che hanno come le altre gioie e pene. Voi protestate e ignorateci: noi ci siamo e continuiamo a vivere le nostre vite! Questo il senso della pacifica manifestazione di sabato.

Perché questa non è solo una battaglia degli omosessuali, ma di tutti? Forse vale la pena di porci una domanda ancora prima di discutere di diritti / omosessuali / coppie di fatto: qual è il paradigma di civiltà, di umanità cui facciamo riferimento? Che mondo sogniamo? La vita è per noi un cammino il cui senso si trova nel percorrerlo?

In un’intervista ad Antonio Spadaro del 2013, Papa Bergoglio affermava: Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. Ma forse, chi vuole solo mettere paletti di giusto / ingiusto, bene / male, normale / anormale, salvo / dannato non cerca niente.

Poco male: noi ci siamo e continueremo a vivere le nostre vite!

 

Silvia Cutaia



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